Storia della prima donna a conquistare la nomination all'Oscar raccontata attraverso sei frasi celebri.
Storia della prima donna a conquistare la nomination all'Oscar raccontata attraverso sei frasi celebri.Quel dettaglio che ti rende te. Tratto quotidiano della tua personalità. Per Simone de Beauvoir era il turbante, per Amy Winehouse erano l'acconciatura ad alveare e l'eyleyner a virgola, per Salvador Dalì i baffi alle "dieci e dieci". Per Lina Wertmüller gli occhiali bianchi:"Una volta incontrai questi occhiali bianchi, mi piacquero, avevano un'aria di vacanza che mi apparteneva, quando li ho ricercati non li ho più trovati allora sono andata in una fabbrica e ho chiesto: "al minimo quanti me ne potete fare?", hanno detto 5000". Da allora è stato un'amore per sempre. Leggenda vuole che quando Woody Allen la chiamò per un cameo nel film "Io e Annie" lei gli spedì un paio di occhiali bianchi, con tanto di bigliettino di accompagnamento: "Puoi metterci dietro chi ti pare". Lettura tra le righe: "Grazie caro, per stavolta passo".
Dietro ai suoi occhiali più eltonjoniani di quelli di Elton John, dietro alla macchina da presa, in un periodo in cui l'industria del cinema assegnava alle donne al massimo il ruolo di costumista o segretaria di edizione, Lina riesce a battere gli uomini sul loro stesso campo da gioco: "Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento. Questa è l’unica cosa che conta per me e dovrebbe essere l’unico parametro con cui valutare a chi assegnare la regia di un film".
Ribelle, anticonformista, fin da bambina, viene cacciata da undici scuole: "La volta più clamorosa fu quando all'asilo venne "la vigilatrice" a esaminarci. Avevo chiesto di uscire per fare la pupu, non mi avevano dato il permesso. Ripetei la richiesta, niente. Al che, mi calai le mutandine e la feci davanti alla vigilatrice".
Arcangela Felice Assunta Wertmuller von Elgg Spanol von Braueich – chissà se la passione sfrenata per i titoli chilometrici non le sia venuta da questa anagrafe altrettanto fluviale - conosce la fama, quella vera, con Travolti da un insolito destino nell'azzuro mare di agosto. Il film esce in America e diventa subito di culto: "Il sogno di tutti i distributori è di avere dei film con una sola parola perché la possano scrivere più grande; ad un certo punto mi è venuta - grazie a quel tanto di "scugnizzo" che c'è in me - la voglia di scherzare col pubblico e di proporgli dei titoli talmente lunghi che nessuno se li potesse ricordare".
L'amore, quello vero, arriva con Enrico Job, scomparso nel 2008: "La sera stessa ebbi la sensazione di aver fatto l'incontro della vita. Con quella magica certezza che fosse per sempre. È un mistero, l'amore. Era un bellissimo ragazzo, ma fui colpito dalla sua anima in cui intuivo antichi groppi di dolore".
Prima donna a ricevere il premio Oscar per la carriera, dichiara: "Bisogna cambiare il nome a questa statuetta, perché Oscar? Chiamiamolo con un nome di donna". Isabella Rossellini le fa eco sul palco: «Lina vorrebbe cambiare il nome all’Oscar. Dargli un nome femminile. Chiamarlo Anna. Quindi, adesso, noi donne in questa sala urliamo tutte “We want Anna!”». E la sala urla «Anna!».
Addio, Lina.