Gabriele Muccino attraverso i suoi film più celebri e il suo ultimo libro in uscita, La vita addosso.
Gabriele Muccino attraverso i suoi film più celebri e il suo ultimo libro in uscita, La vita addosso.Sono pochi i registi al mondo ad avere una doppia carriera, negli Stati Uniti e in patria. Tra loro c’è il nostro Gabriele Muccino, che dopo aver raggiunto il grande successo in Italia con il film generazionale L’ultimo bacio, è approdato a Hollywood voluto da Will Smith, che l’ha scelto per dirigere La ricerca della felicità. Per la prima volta, Gabriele Muccino racconta la sua vita e la sua carriera, senza remore e senza peli sulla lingua: lo fa con l’autobiografia La vita addosso, curata da Gabriele Niola e pubblicata da Utet, un ritratto inedito attraverso retroscena sul set, aneddoti divertenti, frammenti di ricordi legati a grandi star e anche momenti dolorosi.
Cogliamo l’occasione per stilare la nostra classifica, dal "peggiore" al migliore, delle pellicole girate dal regista.
12. Quello che so sull’amore (2012)
Flop stroncato da pubblico, critica e dallo stesso Muccino: «Questo è il mio film che disconosco. Girato in un clima orribile con i produttori, tra scene riscritte da loro la sera prima, un rapporto bellicoso con il protagonista: un vero incubo, una mediocrità annunciata». Peccato, perché il cast di questa pellicola americana non era affatto male: Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid. «Attori attraenti non possono redimere una trama annacquata», scrisse l’Hollywood Reporter.
11. L’estate addosso (2016)
Muccino è uno specialista dei film generazionali. E nel suo “ritorno” dall’America, dedica una pellicola ai teenager, come all’inizio della sua carriera. Ambientata appunto negli Stati Uniti (con puntata a Cuba). Il problema è che ne è uscito fuori un ritratto scolorito, per colpa di una trama senza un vero sviluppo e infarcita di stereotipi giovanilistici: fosse stata un’opera prima nessun problema, ma Muccino era giù andato “oltre”. Sinceramente dimenticabile.
10. Padri e figlie (2015)
Altro film americano, questa volta con Russell Crowe nella parte del protagonista. La pellicola, come suggerisce il titolo, racconta il rapporto tra un padre e una figlia, nell’arco narrativo di 25 anni, lungo due binari paralleli: uno ambientato nel passato, l’altro nel presente. Nonostante il copione sia firmato da uno sceneggiatore statunitense, enfasi e pathos tipicamente mucciniani sono fortemente presenti: ma certo non è tra i suoi film più riusciti.
9. Baciami ancora (2010)
A distanza di quasi dieci anni, Muccino ha ripresentato i personaggi che avevano fatto la fortuna de L’ultimo bacio. Ma con Vittoria Puccini al posto di Giovanna Mezzogiorno: «Può segnarsi sull'agenda che non lavorerà più con me», ha detto all’epoca il regista, che non prese benissimo il “gran rifiuto” dell’attrice. Non male la pellicola, sulla falsariga della prima.
8. Ecco fatto (1998)
Guardando l’opera prima di Muccino si possono riconoscere tutti i tratti tipici della sua regia. Così come della scrittura: una storia d’amore e d’amicizia, ambientata in un momento di transizione (gli esami di maturità), la scommessa su volti emergenti che poi sarebbero diventati non solo suoi attori feticcio, ma anche interpreti di successo. Buona la prima, insomma.
7. Sette anime (2008)
Settimo posto per Sette anime, secondo e (per adesso) ultimo capitolo della collaborazione con Will Smith. La stampa di settore si è divisa nei giudizi sul film, melodramma che attorno al tema della donazione degli organi, che non è riuscito a ripetere il grande incasso al botteghino de La ricerca della felicità. Forse il film meno mucciniano della sua filmografia.
6. Gli anni più belli (2020)
I soliti noti (Piefrancesco Favino e Claudio Santamaria), affiancati da volti nuovi (Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti), per il racconto della storia di quattro amici, che si dipana nell’arco di ben 40 anni, tra delusioni, sorprese e riscatti. Non il miglior film di Muccino, ma ben piazzato nella classifica delle sue “fatiche”, soprattutto grazie alle eccellenti prove dei protagonisti.
5. Come te nessuno mai (1999)
Come te nessuno mai è, essenzialmente, l’educazione sentimentale e sociale di un liceale romano (suo fratello Silvio), girata da un regista che aveva già ultratrentenne. Leggero ma non superficiale, godibile ma a tratti problematico, Come te nessuno mai è stata una ventata d’aria fresca nel cinema italiano di fine Anni 90. E si lascia guardare, anche a due decenni di distanza.
4. A casa tutti bene (2018)
In pochi (forse nessuno) in Italia sanno dirigere un cast corale come Muccino. Se poi c’è da parlare degli intrecci e dei segreti di una famiglia normale, che forse tanto normale non è, tra passioni, rancori e perdoni, allora è un “no contest”. Un successo al botteghino, al netto di qualche banalità di troppo nei dialoghi, che è appena diventata una serie tv.
3. La ricerca della felicità (2006)
Eccolo, il film che racconta l’American Dream e che ha rappresentato la realizzazione del sogno americano del regista. Ispirato alla storia di Chris Gardner, imprenditore milionario che visse giorni di intensa povertà, con un figlio a carico e senza una casa dove poterlo crescere, La ricerca della felicità “toccò” a Muccino per volere di Will Smith, che lo impose alla produzione. Da vedere, se non l’avete fatto.
2. Ricordati di me (2003)
Ancora una famiglia disfunzionale, tra incomunicabilità, egoismo, fragilità, tentativi (più o meno riusciti) di sfuggire alla normalità: uno dei leitmotiv nella filmografia del regista. Un film estremamente mucciniano, nonostante la quasi totale assenza di attori feticcio. Una pellicola davvero riuscita, in cui recita bene persino Monica Bellucci.
1. L’ultimo bacio (2001)
Il capolavoro di Muccino non può che essere, ci sbilanciamo di dire all’unanimità, L’ultimo bacio. 30Enni sull’orlo di una crisi di nervi, quelli raccontati dal regista venti anni fa, che poi sono gli stessi di oggi. Anzi, probabilmente la sindrome di Peter Pan, adesso, picchia persino più forte. Cast corale, tra veterani e new entry, in ogni caso da applausi. Così come la title track formata Carmen Consoli.