A loro non interessano i premi e i primati al femminile: vogliono fare ciò che amano – cucinare – e brillare senza distinzione di genere, razza o orientamento sessuale. Ecco cinque storie che dimostrano come dominare i fornelli ed essere donne non sia una missione impossibile.
A loro non interessano i premi e i primati al femminile: vogliono fare ciò che amano – cucinare – e brillare senza distinzione di genere, razza o orientamento sessuale. Ecco cinque storie che dimostrano come dominare i fornelli ed essere donne non sia una missione impossibile.
Ciclicamente, come una portata indigesta, torna a galla un'annosa polemica, rilanciata sui social o in un salotto televisivo da qualche chef livoroso in cerca di attenzione: essere chef e donne non è possibile. Il tempo, la cura dei figli, la mancanza di grinta o di ambizione. Peggio, la mancanza di carisma o determinazione. Ogni volta tocca fare l'elenco di tutte quelle che smentiscono l'assioma – non eccezioni, ma regole. Andando a ritroso nel tempo, le donne che hanno cambiato la cucina mondiale sono tantissime e dimostrano di sapersi votare al proprio lavoro con dedizione e attenzione, restando umane.
Nadia Santini
Nadia Santini non sarebbe ciò che è senza il suo Antonio. E viceversa. La loro storia d'amore si intreccia al destino professionale di uno dei più grandi ristoratori italiani e di una chef che dal 1974 condivide le migliori tavole del mondo con suo marito. Nel 1996 il ristorante riceve tre stelle Michelin, trasformando Nadia nella prima chef donna premiata con tale riconoscimento in Italia. La chef Anne-Sophie Pic la considera una grande fonte di ispirazione. Si dice che Gordon Ramsey si sia emozionato nel mangiare i suoi agnolotti. Oggi la coppia sta lavorando per coinvolgere anche i figli Giovanni (in cucina) e Alberto (in sala) nella vita del ristorante Dal Pescatore, a Canneto sull’Oglio.
Dominique Crenn
«Adottata, gay, donna in un mondo maschile: sono una chef ribelle», ha detto di sé a Isabella Fantigrossi sul Corriere della Sera. E reduce da un tumore al seno più doppia mastectomia. I suoi 55 anni sembrano una barzelletta: Dominique Crenn è più vitale che mai. La pandemia sembra non averla scoraggiata. La citiamo perché è la prima donna ad aver ottenuto nel 2018, per la prima volta, tre stelle Michelin negli Stati Uniti. Il suo Atelier Crenn di San Francisco è un omaggio al padre adottivo. Lei, che ha cercato la libertà in America, ne ha sperimentato anche tutte le contraddizioni. Ha adottato due gemelle, figlie della ex compagna Katherine Keon, nel 2014. Pensa che la categoria female chef sia «inferiore rispetto a un premio in cui non si fa alcun riferimento al sesso. Non mi piace essere definita chef donna: qualsiasi etichetta che riduce una persona a una singola caratteristica mi sembra fatta per ridurla». Oggi condivide la vita con l'attrice Maria Bello, a cui ha dedicato la sua biografia Rebel Chef: In Search of What Matters (Penguin Pr). Ha deciso di sposarla, con una cerimonia che sarà «una grande celebrazione della vita».
Antonia Klugmann
Antonia Klugmann ha intitolato il suo libro Di cuore e di coraggio (Giunti): più che un titolo, una dichiarazione d'intenti. Come scrivono Marco Bolasco e Marco Trabucco in La vita segreta dei cuochi (Giunti), «Antonia Klugmann è una donna estremamente determinata, che ha saputo costruire una storia personale di quelle che lasciano il segno e che emozionano». Classe 1979, triestina di nascita e friulana d'adozione, cresce circondata da curiosità, multiculturalità e slancio verso il nuovo come guide. È instancabile. Bisognerà che arrivi una forzata convalescenza per mostrarle la sua vera vocazione: la cucina. Dopo aver acquistato un terreno nel Collio Friulano, il suo ristorante vedrà la luce nel 2014. Nel frattempo lavora in Laguna, prende parte al progetto Venissa sull'isola di Mazzorbo. Qui, quasi eremita, Antonia inizia a far parlare di sé. L'Argine a Vencò ha dentro di sé gli ingredienti italici e sloveni, perché sorge in terra di confine. «L'ingrediente borghese qui difficilmente trova spazio», scrivono gli autori. Accanto a lei, alla direzione del locale, c'è la sorella Vittoria, timoniera perfetta e sua instancabile assistente personale. Nel 2017 prese parte a MasterChef, un'esperienza non proprio tutta rose e fiori. In un'intervista a Vanity Fair disse: «Lascio Masterchef per non dimenticarmi perché cucino». I suoi Cappelletti al cinghiale, brodo di prugne sono stati inclusi nel libro Quando un piatto fa storia. L'arte culinaria in 240 piatti d'autore (Phaidon/L'ippocampo).
Karime Lopez
Nata a Città del Messico nel 1982, Karime Lopez è considerata una delle migliori espressioni della scuola di Massimo Bottura e della sua filosofia: applicare tecniche e idee da tutto il mondo a un orizzonte storicamente italiano, l’osteria. A 19 anni termina il liceo e va a Parigi per studiare arte. Lì capisce che cucina, ristoranti e pasticceria possono essere una forma d'arte. Così cambia rotta e vola in Spagna, per non fermarsi più. È sous chef al Central di Lima, in Perù, ma non sa stare ferma per troppo tempo. Va al Mugaritz a San Sebastian, al Noma in Danimarca, al Pujol a Città del Messico, a RyuGin di Tokyo. E poi atterra all'Osteria Francescana, dove incontra il suo vero amore, Takahiko Kondo, sous chef di Bottura. Il 9 gennaio 2018 entra da Gucci Osteria da Massimo Bottura, a Firenze, per governarne la cucina. Ingredienti italiani cucinati con le influenze del suo girovagare: questa filosofia le vale la prima stella Michelin a dicembre 2019, che l'ha resa la seconda donna messicana di sempre dopo Daniela Soto-Innes a ricevere il riconoscimento.
Isabella Potì
«In cucina il sesso non conta», ci ha raccontato Isabella Potì nella sua ultima intervista, dimostrando che - da vera Millennial - non c'è più bisogno di parlare di quote rosa o di stereotipi di genere in cucina. L'argomento per lei sembra già superato. Proprio al suo essere classe 1995, Isabella ha dedicato il libro Millennial Cooking (Rai Libri), uno dei tanti progetti che ha macinato in questo inquieto 2020. A dicembre ha visto la luce anche Sista, un progetto tutto suo dedicato alla più grande delle sue passioni: la pasticceria. La chef italo-polacca, cresciuta tra il sole, il mare e gli ingredienti del Salento e della "madre-tavola" della nonna, condivide l'esistenza professionale e personale con Floriano Pellegrino, compagno d'armi, ma anche di pensiero. Con lui ha conquistato la stella Michelin con Bros', a Lecce. Ma in pentola bolle altro, molto altro: vegetali, rugby, rigore e comunicazione. Una ricetta che finora si è dimostrata vincente.
Foto apertura: kzenon -123.rf