In Madagascar, grazie a un progetto di ricerca italiana, sono stati messi in salvo 1.600 ettari di Foresta Pluviale e con loro... Tantissimi lemuri!
In Madagascar, grazie a un progetto di ricerca italiana, sono stati messi in salvo 1.600 ettari di Foresta Pluviale e con loro... Tantissimi lemuri!La stazione di ricerca italiana in Madagascar, tramite un decreto legislativo appositamente studiato per contenere la deforestazione indiscriminata, ha permesso di istituire un’area nazionale protetta di 1.600 ettari nella Foresta Pluviale degli Alberi Dragoni.
Grazie a questo progetto sono stati salvate 13 specie di primati in via di estinzione e un'enorme area verde della Foresta Pluviale.
L’istituzione di quest’area verde, gestita dal dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Torino con la collaborazione dell'Unione italiana zoo e acquari capeggiata dal Parco Natura Viva di Bussolengo, permetterà di salvare alcune delle specie di lemuri a rischio di estinzione.
I lemuri, una specie di primati del sottordine degli Strepsirrhini, vivono solo in Madagascar e sono costantemente minacciati a causa della deforestazione indiscriminata: la popolazione locale taglia gli alberi e poi appicca il fuoco per ottenere carbone e nuovi territori da coltivare.
Questa pratica di disboscamento selvaggio ha determinato la scomparsa del 90% della foresta sull’isola in aggiunta all'estrazione mineraria.
I lemuri sono presenti in ogni zona del Madagascar e in alcune piccole isole circostanti, incluse le Comore: mentre nel resto del mondo ai lemuri sono subentrati altri primati e le le scimmie, in Madagascar i lemuri non hanno subito alcuna competizione e quindi si sono differenziati in molte specie.
Ad oggi esistono circa 60 tipi di lemuri: ad esempio nella zona di Maromizaha ne vivono circa 3.000 fra i quali anche l'Indri, che emette un verso udibile fino a 4 chilometri di distanza.
Purtroppo i lemuri oltre alla deforestazione rischiano l’estinzione anche a causa della caccia ma, grazie a un pluriennale lavoro di squadra svolto dagli studiosi e ricercatori italiani, è stato possibile sensibilizzare la popolazione locale: alcuni abitanti di Maromizaha un tempo analfabeti, sono diventati ora guardiaparco.
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