A fine gennaio si è conclusa la stagione di caccia: quest’anno, secondo i dati della Lega Antivivisezione ci sono stati 22 morti e 66 feriti.
A fine gennaio si è conclusa la stagione di caccia: quest’anno, secondo i dati della Lega Antivivisezione ci sono stati 22 morti e 66 feriti.In occasione della chiusura della stagione venatoria, lo scorso 31 gennaio, il Wwf Italia ha elencato i principali problemi che derivano dalla caccia ovvero il bracconaggio di specie protette, la perdita di biodiversità e l’inquinamento da piombo proveniente dalle munizioni dei fucili.
Sconfortanti i dati forniti dalla Lega Antivivisezione: sono addirittura 88 le vittime umane, registrate da settembre 2014 a 29 gennaio 2015. In poco più di quattro mesi, a causa dell’uso scorretto armi da caccia sono morte 22 persone e 66 sono rimaste ferite.
Dunque si è trattato di una vera carneficina che oltre a determinare una strage di animali e danni incalcolabili all'ambiente ha comportato numerose vittime tra gli stessi cacciatori e tra la gente comune a causa del massiccio uso di armi e dello sconfinamento dei cacciatori nei terreni privati.
In Italia l'attività venatoria, sia nella forma illegale del bracconaggio che nella forma legale autorizzata con provvedimenti regionali o nazionali, costituisce uno dei principali fattori di perdita di biodiversità.
Purtroppo la caccia viene gestita, regolata e praticata in modo non sostenibile, senza rispettare i criteri scientifici e le normative internazionali di tutela delle specie e degli habitat naturali.
Come se non bastasse, anche se la stagione venatoria si è conclusa il 31 gennaio, la caccia prosegue sia sotto forma di bracconaggio che a causa di alcuni piani di abbattimento.
In questo modo gli animali selvatici, in particolare le volpi, i daini le nutrie, i caprioli e i colombi, non trovano pace e continuano ad essere uccisi per il resto dell'anno.
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