Ogni anno, durante il perido estivo, nelle isole Fær Øer, arcipelago situato nell'Oceano Atlantico appartenente alla Danimarca, si svolge la caccia alle balene, anche se più precisamente si tratta di globicefali.
Stiamo parlando della grindadráp un’attività di antica tradizione, molto sentita dagli abitanti del luogo ma anche molto criticata da molti altri paesi.
La caccia ai cetacei occupa un ruolo importante nella cultura faroese: gli uomini ritengono che la grindadráp li faccia sentire veri faroesi e le donne, anche se non partecipano concretamente alla caccia, sono comunque favorevoli.
I faroesi si ritengono offesi e irritati dal fatto che l’opinione pubblica mondiale disapprovi questa attività centenaria, ma è un dato di fatto che ogni anno circa 950 esemplari vengono uccisi inutilmente.
Consumo alimentare della carne di globicefali
La grindadrap viene giustificata dagli abitanti delle isole Fær Øer come necessaria per scopi alimentari ma, in realtà, il consumo della carne e del grasso dei globicefali non costituisce affatto una parte essenziale della dieta faroese.
Questa giustificazione poteva esser valida in passato ma ora non lo è più: la carne di globicefalo è consumata appena una volta al mese e solamente in occasioni speciali, anche perché ci si attiene alle raccomandazioni sanitarie ufficiali che indicano chiaramente di consumare al massimo un pasto a base di carne o grasso di globicefalo al mese.
Le donne in età fertile devono astenersi completamente dal consumare il grasso soprattutto se stanno pianificando una gravidanza o sono gravide o in periodo di allattamento: ciò è dovuto al fatto che la carne di cetacei contiene elevate quantità di mercurio e di altre sostanze tossiche dannose per l’organismo.
Una tradizione centenaria non più sostenibile
L’altra giustificazione è che la grindadrap sia parte della cultura e della trazione delle Isole Fær Øer: certamente questa attività è antica ma ha senso portare avanti una pratica così denigrata da tante altre persone?
La grindadrap ha infatti effetti negativi sul turismo locale perché i viaggiatori preferirebbero di gran lunga ammirare i cetacei vivi piuttosto che morti.