Per “fattorie della bile” si intendono gli allevamenti intensivi di orsi tibetani, anche conosciuti come orsi della luna, in cui gli animali vengono detenuti per estrarne la bile, liquido secreto dal fegato e immagazzinato nella cistifellea.
La bile degli orsi tibetani da sempre è considerata un ingrediente importante per la medicina tradizionale cinese ma la sua validità non è mai stata scientificamente provata e molte sono le alternative erboristiche e sintetiche.
La bile in passato veniva estratta dagli orsi morti ma a partire dagli anni settanta del secolo scorso, gli orsi tibetani rischiando l’estinzione vennero dichiarati specie protetta: fu allora che venne inventato questo procedimento di estrazione della bile dagli orsi vivi.
Un orso della luna vive mediamente intorno ai 20 anni e l’estrazione della bila per tutto l’arco della sia esistenza viene considerata più redditizia.
Nelle fattorie della bile gli orsi detenuti in gabbie anguste venogno sottoposti a prelievi quotidiani di bile usando cateteri inseriti senza alcuna anestesia direttamente nella cistifellea.
Le condizioni igieniche sono pessime e a seguito delle torture subite, gli animali sviluppano infezioni e tumori: nel caso di sopravvivenza, impazziscono arrivando a compiere pratiche autolesioniste, ragione per cui molti allevatori decidono di estirpare preventivamente denti e artigli agli esemplari detenuti.
Si ritiene che siano oltre 10mila gli orsi rinchiusi nelle fattorie della bile cinesi, mentre in Vietnam gli orsi imprigionati sono circa 2.400.
La prima persona che si è attivamente interessata alla questione degli orsi della luna è stata Jill Robinson che nel 1998 fondò prima l'Animal Asia Foundation e poi l’anno seguente il Centro di Recupero degli orsi salvati dalle torture.
Le trattative con i governi nel sud-est asiatico, in particolare Cina, Vietnam e Corea, per chiudere definitivamente questi luoghi sono ancora in corso.