Durante la stagione invernale le api non vanno in letargo ma si avviano comunque a vivere una fase di lungo riposo, cambiando le loro abitudini.
Infatti in inverno l’attività delle api nell’alveare diminuisce notevolmente anche se non cessa mai del tutto.
L’ape regina smette gradualmente di deporre le uova, mentre le api operaie non vanno più alla ricerca del nettare, trovando rifugio nell’alveare.
Quand si abbassano le temperature, le api inziano a stringersi tra di loro e ad ammassarsi in una sorta di palla chiamata glomere.
Il glomere ha una funzione fondamentale per la sopravvivenza e l’economia dell’intera colonia di api: al suo centro, nel punto più caldo, si trovano l'ape regina con le api più giovani.
Nello strato più esterno del glomere si dispongono invece le api più vecchie, o comunque quelle che sono destinate a morire prima e a non arrivare a primavera: in questa maniera proteggono le api che si trovano negli strati più interni.
Le api che si trovano nello strato più esterno del glomere riescono a sopravvivere a temperature molto rigide perché periodicamente ricevono il cambio dalle api che si trovano più sotto.
L’ammasso di api operaie viene a formarsi tra i favi, cioè i raggruppamenti di celle esagonali fatti di cera d'api e costruiti dalle api per contenere le larve e per immagazzinare polline e miele.
Più le temperature sono rigide e più il glomere si fa compatto e le api si stringono tra loro al punto che nella sezione centrale dell’ammasso si sfiorano i 40°C.
Le api rimangono così ammassate tra loro per tutti mesi invernali finché, all’arrivo della primavera, le temperature si alzano e le giornate si allungano.
In un glomere possono trovarsi anche 30.000 api: questo ammasso di api è estremamente sensibile a qualsiasi rumore o urto ecco perché gli apicoltori dispongono gli alveari, al cui interno si crea il glomere, in un ambiente tranquillo e lontano dai rumori e dai venti.