“Bears Albania” è un gruppo di volontarie albanesi che si adopera per liberare i «selfie bears», gli orsi costretti a posare, da dietro le sbarre, in foto con i turisti.
“Bears Albania” è un gruppo di volontarie albanesi che si adopera per liberare i «selfie bears», gli orsi costretti a posare, da dietro le sbarre, in foto con i turisti.Vengono trascinati sulle spiagge con un anello nelle narici oppure rimangono rinchiusi in piccole gabbie per posare in qualche foto con i turisti: sono i selfie bears, gli orsi catturati e resi prigionieri per il divertimento dei turisti e per far guadagnare qualche soldo ai loro aguzzini.
Il fenomeno degli orsi prigionieri in Albania è stato reso noto da un gruppo di quattro attiviste albanesi, giovani e appassionate, che si adoperano per liberare questi animali da una terribile esistenza.
La loro associazione, la Bears Albania, è nata nel 2016 con lo scopo di liberare i selfie bears, cioè i plantigradi costretti a posare per fotografie con curiosi e turisti da dietro le sbarre di una gabbia arrugginita di pochi metri quadrati.
Purtroppo lo sfruttamento degli orsi bruni, come strumenti di profitto economico, è un fenomeno che si registra in Albania negli ultimi 25 anni: l’orso viene portato nelle spiagge con una catena legata ad un anello nel naso per essere fotografato con i turisti oppure viene rinchiuso in una gabbia improvvisata accanto ad un ristorante come attrazione per i clienti.
Si calcola che siano oltre 50 gli orsi tenuti illegalmente in cattività in Albania, mentre il numero di quelli liberi in natura ammonta a circa 250: ciò significa che nel Paese delle Aquile un orso su sei vive in catene.
Ciò è dovuto al fatto che procurarsi un cucciolo d’orso è facile: si va nella foresta e si uccide la madre portandole via il cucciolo oppure lo si compra al mercato nero, inoltre la legge che impedisce questi abusi non viene applicata.
Bears Albania si trova a dover fare i conti con antichi pregiudizi, tipici della popolazione, nei confronti degli orsi bruni, ma la nascita di questa associazione, come di altre organizzazioni nazionali come Animal Rescue Albania, Bears Albania, Ppnea e Aspbm, ha dimostrato il sorgere di una nuova sensibilità nei confronti degli animali che ha portato a una serie di progetti come il ricollocamento in vari parchi naturali d’Europa di 15 orsi ex-prigionieri.
I turisti svolgono un ruolo fondamentale nel segnalare il fenomeno dei selfie bears grazie anche ai social network: di recente è anche stata lanciata la campagna di raccolta firme #savethesaddestbears.
L’Italia sta dando sostegno alle giovani volontarie di Bears Albania, tanto che lo staff del Parco Nazionale d’Abruzzo ha trovato una nuova casa a tre esemplari di orso bruno che erano costretti a vivere in gabbie anguste.
Gli orsi Piero e Leone si trovavano a Fushë–Krujë, nel parcheggio di un grande ristorante dove condividendo una gabbia di 8 metri quadrati, mentre l’orsa Sonia era a Valona, anche lei prigioniera in una gabbia accanto a un ristorante: purtroppo la presenza di un anello di ferro al naso e i denti limati raccontano un passato di altri abusi.
La squadra italiana dei tre veterinari del Parco Nazionale d’Abruzzo ha provveduto a valutare lo stato di salute dei tre orsi, applicando loro i microchip identificativi, somministrando i vaccini e facendo i prelievi per un check up completo.
I tre orsi, che non possono essere immessi in natura perché incapaci di procurarsi il cibo autonomamente, sono stati trasferiti nell’area faunistica protetta di Campoli Appennino, dove avranno una vita migliore con altri orsi nelle loro condizioni.
foto VIER PFOTEN International
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