Per colpa del riscaldamento globale, l'orso polare diventa cannibale: finora si cibava solo di foche, pesci e fauna artica e mai dei propri simili.
Per colpa del riscaldamento globale, l'orso polare diventa cannibale: finora si cibava solo di foche, pesci e fauna artica e mai dei propri simili.A causa del riscaldamento climatico il Thalarctos, l'orso polare, sta iniziando a uccidere e mangiare animali della sua stessa specie in particolare i cuccioli, deboli e indifesi. E' la prima volta che accade nella storia naturale che un mammifero carnivoro, appartenente a una specie che è già considerata in pericolo, diventi cannibale mettendo così in allarme tutta la catena di nutrizione alimentare.
La grave situazione è stata denunciata da molte ong specializzate, come Maxisciences e Terresacrée: il mutamento climatico sta trasformando questo potente mammifero mutandone la natura, il comportamento e le abitudini di vita.
Il Thalarctos, insieme all'orso Kodiak, è il più grande mammifero carnivoro vivente sulla Terra.
Si tratta di uno degli animali più maestosi pianeta ed è considerato specie da proteggere: non si hanno prove che in passato fosse cannibale, almeno da quando le scienze naturali si occupano di lui.
Infatti il Thalarctos si è sempre cibato solo di foche, pesci e fauna artica: eppure adesso ha iniziato ad attaccare esemplari della sua stessa specie, soprattutto i cuccioli che rappresentano una facile preda per i maschi adulti affamati.
La situazione è gravissima soprattutto se si pensa che il Thalarctos è abituato a vivere in coppia e in gruppo: è un animale tendenzialmente monogamo e rispettoso del territorio di altri branchi. I combattimenti, feroci ma leali, si verificano solo nelle zone dove ci possono essere più foche da mangiare.
I mutamenti del clima, il riscaldamento degli oceani e il restringimento della superficie dei ghiaccio del Polo Nord, tolgono spazio alle foche e ai pesci, prede abituali dell'orso bianco che, per sopravvivere, è costretto a cibarsi dei propri simili.
Un mutamento comportamentale che forse, alla lunga, potrebbe influire anche sul patrimonio genetico di tutta la specie.
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