Contro l’ossessione delle rughe, ogni anno vengono uccisi 90.000 animali: la Coalizione Europea Contro la Vivisezione ha lanciato una settimana di mobilitazione.
Contro l’ossessione delle rughe, ogni anno vengono uccisi 90.000 animali: la Coalizione Europea Contro la Vivisezione ha lanciato una settimana di mobilitazione.I rappresentanti della Coalizione europea contro la vivisezione (ECEAE), di cui la LAV è rappresentante per l’Italia, hanno lanciato una settimana di iniziative in Europa per far conoscere al grande pubblico cosa si nasconde dietro il business delle creme antirughe.
Da 4 anni si moltiplicano le proteste contro le multinazionali del botox accusate di non impiegare metodi alternativi, già pronti ed efficaci.
Il botox continua ad essere immesso sul mercato dopo l’esecuzione di un test (LD50) considerato ormai obsoleto oltre che impreciso. Tale test provoca la morte delle cavie dopo una lenta agonia: i topi muoiono tra le convulsioni provocate dalle iniezione di alti dosaggi del principio cosmetico, che paralizza il sistema respiratorio e porta alla morte dopo ore di progressivo soffocamento.
Nonostante dal 2013 nell’Unione Europea sia in vigore una direttiva che vieta totalmente ogni forma di sperimentazione sugli animali per fini cosmetici, il botox continua a essere testato sugli animali.
Le compagnie farmaceutiche si avvalgono infatti di un cavillo legislativo che consiste nel fatto che la tossina viene iniettata e non spalmata sulla pelle, come previsto per i cosmetici: ciò permette loro di continuare nella vivisezione uccidendo migliaia di animali ogni anno.
Da ormai quattro anni la LAV, insieme alle altre Associazioni animaliste della coalizione ECEAE, chiede che le aziende europee pongano fine a questa inutile sofferenza, iniziando a usare a test alternativi basati su test in vitro, disponibili dal 2011.
Infatti, la compagnia americana Allergan ha ottenuto l’approvazione di un metodo basato su cellule (BotoxTM) dimostrando che è possibile testare la tossina botulinica senza ricorrere agli animali.
Foto © tilialucida - Fotolia.com