Cos’è il body positivity: dalla storia del movimento ai risvolti sociali nell’epoca del digital marketing.
Cos’è il body positivity: dalla storia del movimento ai risvolti sociali nell’epoca del digital marketing.Come ogni bambina cresciuta negli anni ’90, da piccola giocavo con le Barbie, inventando storie. Erano tutte un po’ tragiche all’inizio, ma finivano – sempre– con un lieto fine. Ricordo anche – benissimo – che non mi sono mai concentrata sull’aspetto fisico di Barbie.
Sul suo vitino da vespa. Sulle sue cosce magre. Barbie era solo un mezzo per giocare con la fantasia. Perché è questo che fanno i bambini. Ho pensato a come avrei potuto reagire di fronte alla nascita della prima Barbie curvy. Ma negli anni ’90 nessuno parlava di body positivity, soprattutto in Italia.
Sarebbe diventata la nuova protagonista dei miei racconti e sarebbe stata - ne sono certa - la mia preferita. Perché era diversa.
Cos'è il body positivity
Il body positivity è un movimento sociale nato con l’obiettivo di insegnare a tutti – ma soprattutto alle donne – a non vergognarsi del proprio corpo, anche se non rientra nei canoni estetici imposti dalla nostra società.
Tutto molto bello, sulla carta. L’idea che la perfezione non esista, sostenuta dal mantra di imparare ad accettarsi così per come si è - ché la diversità è bellezza - era proprio quello di cui gli adulti avevano bisogno.
Una giusta causa, supportata da tutta una serie di associazioni nate per creare consapevolezza sulla nozione di body neutrality, con l'obiettivo di farla diventare mainstream.
Alle radici del body positivity
Negli anni, da un lato abbiamo assistito alla ferocia allo stato puro che è esplosa sui social con episodi sempre più frequenti di body shaming.
Dall’altro, anche il body positivity ha approfittato del potere persuasivo della rete per trasmettere i suoi messaggi, con le prime denunce contro le donne patinate e fotoshoppate delle copertine.
Le cose, però, hanno preso una piega inaspettata, o forse fin troppo ovvia. E il body positivity si è trasformato – almeno in parte – in un “prodotto di marketing”.
Body positivity e marketing
Così, come per anni eravamo stati bombardati dal concetto di “magro è bello”, ha iniziato a farsi sempre più spazio una nuova idea di bellezza, la “real beauty”, e con essa il termine “donna curvy”.
Le ricerche avevano dimostrato che l’insoddisfazione di molte donne nei confronti del proprio corpo derivava dal doverlo confrontare ogni giorno con corpi considerati perfetti.
La diffusione di una nuova idea di bellezza avrebbe sicuramente invertito la rotta, restituendo fiducia a chi l’aveva ingiustamente persa (o al quale era stata sottratta).
Cosa c'è che non va nel body positivity
Alcuni studi hanno dimostrato che, in effetti, la maggiore presenza sui media di donne con corpi molto più simili ai nostri ha in qualche modo portato a ridurre il senso di frustrazione nei confronti del proprio corpo provato da molte di noi.
Cosa c’è, allora, che non va nel body positivity? Che, a conti fatti, non ci si sente veramente meglio nel vedere Ashley Graham in copertina. Al massimo, ci ritroviamo ad acquistare un deodorante della Dove perché nella pubblicità non c’era una modella filiforme.
Il body positivity come dovrebbe essere, secondo noi
Una volta, un ragazzo originario della Nigeria mi ha raccontato che dopo essere tornato a casa dalla moglie – molto formosa e che aveva sempre considerato bellissima – non riusciva più a guardarla con gli stessi occhi. Perché gli sembrava una donna grassa.
Il problema è che la bellezza – da troppo tempo – non è più negli occhi di chi guarda. È un prodotto creato a tavolino, che segue tendenze e mode, che si adatta ai tempi.
Come dovrebbe essere allora il body positivity? Io lo vedo così: riuscire a guardare di nuovo il mondo esattamente come facevamo da bambini. Senza filtri.
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