Le parole da usare: quali sono i termini che oggi vengono utilizzati per indicare una donna trans.
Le parole da usare: quali sono i termini che oggi vengono utilizzati per indicare una donna trans.Le parole che usiamo nella vita di tutti i giorni, e che scegliamo di adoperare per descrivere un concetto o un individuo, non sempre sono frutto di scelte arbitrarie. Sono, infatti, spesso un conglomerato di usanze, lasciti e condizionamenti socioculturali.
Conoscere la storia e il significato di alcuni termini può aiutare da un lato a combattere la disinformazione sul tema, dall’altro a usarli in modo più adeguato e favorire la nascita di una società più inclusiva.
Oggi abbiamo scelto di analizzare le differenti parole che identificano le donne trans, partendo da alcune definizioni.
1. Transessuale
Iniziamo con la differenza tra due termini molto inflazionati sull’argomento, presa da The Teaching Transgender Toolkit, un manuale per comprendere il transgender redatto da Eli R. Green, del Centro Studi sulla Sessualità Umana della Widener University della Pennsylvania, e Luca Maurer, del Centro per la formazione, l’assistenza e i servizi LGBT dello Ithaca College di New York. Si tratta di donna transessuale e donna transgender.
Transessuale è un termine perlopiù utilizzato in passato, per indicare una persona transgender che ha scelto di ricorrere a un trattamento ormonale e/o a un intervento chirurgico (la vaginoplastica o la falloplastica a seconda dei casi) per modellare il suo corpo rispetto alla sua identità di genere.
Più nello specifico, esistono le espressioni:
- transessuale pre-op: per indicare una persona trans che non ha ancora eseguito l’intervento di riassegnazione del genere;
- transessuale post-op, ovvero post-operazione;
- transessuale non-op, nel caso di persone transessuali che si trovano a proprio agio con gli organi genitali con cui sono nate e che non intendono fare nessuna operazione.
2. Transgender
Nonostante transessuale venga ancora usato con una certa frequenza, è preferibile la parola transgender, la quale indica una persona con un’identità di genere che non corrisponde al suo sesso biologico, ovvero a quello assegnato alla nascita. Si parla, in questa circostanza, di disforia di genere.
Le donne transgender sono, dunque, quelle persone che si sentono donne, ma che sono nate con gli organi sessuali di un uomo. La transizione medica è il processo che porta a superare la disforia di genere.
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3. Ladyboy
Spostandosi dall’Italia e andando in uno dei Paesi più gettonati per le vacanze estive, la Thailandia, troviamo il termine ladyboy, Kathoey in thailandese, nato ai tempi della Guerra in Vietnam.
La stessa parola ha un corrispettivo linguistico in diverse nazioni, ovvero:
- nelle Filippine, dove troviamo bakla o bayot;
- in Indonesia, dove le ladyboy diventano Waria;
- in India, dove si usa il termine Hijra;
- in Giappone, dove ci sono le Newhalf.
4. Shemale
La parola shemale è principalmente utilizzata nel mondo del porno, in cui si trovano molto spesso donne trans pre-op. Nonostante sia molto popolare e ampiamente presente tra i risultati di ricerca su Google, si caratterizza per una connotazione dispregiativa, volgare.
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5. Tranny
Un altro vocabolo inglese che si riferisce a una donna transgender, con una sfumatura offensiva, è tranny. Ciò si lega al fatto che, chi lo utilizza, ritiene che il tranny sia una donna transgender che non potrà mai sembrare una vera donna.
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Oltre alle parole, un altro punto importante da ricordare è l’utilizzo dei pronomi. Ogni persona - in questo caso, ogni persona transgender - sceglie di utilizzare uno specifico pronome per riferirsi a sé stessa.
Quindi lui (he), lei (she) o loro (they), qualora si sentisse una persona non binaria. Chiedere quale pronome preferisce venga usato per parlare con lei/lui, è un passo fondamentale per una percezione più empatica del mondo, con meno barriere mentali e linguistiche.
Foto in apertura: carolinajc 123 rf