Un giovane lettore ci ha inviato una lettera per condividere con noi e con voi la sua storia.
Un giovane lettore ci ha inviato una lettera per condividere con noi e con voi la sua storia.Riceviamo e pubblichiamo.
Cara redazione di DeAbyDay, scrivo a voi perché è in particolare (ma non solo) alle donne che vorrei parlare, sperando che questo mio sfogo possa trovar spazio tra le vostre pagine. Leggo spesso di body shaming al femminile, di donne insultate per i chili di troppo, per la cellulite sulle cosce, per il seno piccolo, magari per il naso storto o per le sopracciglia al naturale. Quella del body shaming è una questione importante, che i movimenti femministi fanno bene a portare avanti. Tuttavia, credo non si parli abbastanza della sua declinazione al maschile. In particolare, di quella più intima, che fa più male, quella contro cui non puoi fare niente perché sei nato così: ho il micropene e ce l’avrò per tutta la vita, con tutto ciò che ne consegue. Umiliazioni comprese.
Non vorremmo, ma esistiamo. Un piccolo (che ironia) esercito di uomini microdotati, alle prese con una vita fatta di tristezza e frustrazione, delusione e depressione, mancanza di autostima, scherni e rifiuti, sia sentimentali che relazionali. Sappiamo benissimo che è possibile soddisfare una donna anche con un micropene: il problema è che molti di noi a quei momenti non ci arrivano nemmeno. Ma andiamo con ordine.
Non ho sempre avuto il micropene. Lo avrei avuto, ma non lo sapevo. Ho giocato a calcio e nudo nello spogliatoio, da piccolo non mi sentivo in imbarazzo, perché eravamo tutti uguali. Con gli anni, poi i nostri corpi sono cambiati, ci siamo alzati, sono spuntati sempre più peli, si sono delineati i muscoli, sono cresciuti i peni. Ai miei compagni di squadra, intendo, a me no. Eravamo più di 20, ad ogni allenamento e, inutile girarci attorno, nessuno ce l’aveva piccolo come me. La cosa mi pesava, così ho iniziato a fare la doccia con le mutande. Da allora sono passati quasi 20 anni e nessun compagno di calcio e poi calcetto mi ha poi visto completamente nudo in uno spogliatoio. Sto molto attento affinché questo non accada: anche gli uomini possono essere estremamente cattivi.
E qua arrivano le dolenti note. Sono un bel ragazzo, un bel giovane uomo. Lo so, ne sono consapevole. Abbastanza alto e muscoloso, bei lineamenti, capelli folti. Ho anche una bella voce, dicono. Sinceramente non avrei problemi a "collezionare" (chiedo scusa per il verbo un po' volgare) donne ed è persino capitato che qualcuna ci provasse con me. Il fatto è che ho paura. Ho paura di arrivare lì e di essere rifiutato a causa del mio pene. Del mio non pene, di quell’anomalia genetica che mi ritrovo in mezzo alle gambe. Che non mi ritrovo. Come può una cosa così piccola rovinare un’esistenza?
La mia prima volta fu un disastro, seguito da molti altri successivamente. C’è chi si è fatta scappare una risata, chi giunti al punto me lo ha fatto letteralmente rimettere nei pantaloni, chi ha finto palesemente l’orgasmo. Il sesso per me è sempre stato più o meno un incubo. Mi ha fatto sentire uno scarto della società, della genetica, qualcosa di rotto che non può essere aggiustato né con la medicina, né con la chirurgia. Dicono, vedi sopra, che una donna si può soddisfare in tanti modi e che, se ti ama, ti prenderà per tutto quello che sei. Sì, ma ci deve essere l’amore per forza? Oggi il sesso casuale sembra una follia, ma mentre i miei amici mi raccontavano delle loro avventure, io me le dovevo inventare. Sono stato per anni senza uscire con una ragazza, terrorizzato da quelle risatine, da quei finti piaceri, da frasi che mi facevano sentire inadeguato.
Poi mi sono fatto coraggio e ho scaricato Tinder, insieme altre app di incontri. Anche se il sesso mi mette ansia e spesso mi deprime. Quando mi capita (capitava ormai) di fare un incontro, cerco di fare lunghi preliminari, così da farmi perdonare per il disastro che succederà dopo. È un cane che si morde la coda, ma non posso farci niente. Più penso al mio micropene, più divento teso e fatico a raggiungere l’erezione, che comunque sarebbe minima.
Alcune ragazze, con cui avevo fatto sesso, mi hanno detto di non volermi vedere più perché non ero il loro tipo. Ma so esattamente il motivo. Continuiamo a ripeterci che le dimensioni non contano, ma contano eccome. Soprattutto quando sono minime. C’è chi mi ha deriso nei messaggi, chi scherzando dopo il sesso mi ha detto che avrei dovuto pagarla. Sono stato umiliato, più volte, con chiari riferimenti al micropene dopo litigi. Una mi ha psicologicamente manipolato, si faceva comprare le cose perché, diceva, dovevo farmi perdonare il pene. Mi guardo indietro e mi rendo conto di non aver mai avuto una storia seria, figuriamoci. Tutte quelle che potevano diventarlo si sono interrotte poco dopo la prima notte di intimità. Un ostacolo troppo grande, il mio micropene, ridicolo nella sua non erezione, che almeno le prostitute fanno finta di non vedere. Sono con loro sono davvero a mio agio: pago e loro non si aspettano niente. Con le donne, quelle “normali”, cerco di fare lunghi preliminari, sapendo poi che le deluderò al momento della penetrazione.
Adesso non so cosa fare, ho più di 30 anni e sono single, single nella pandemia, single anche quando finirà. Frequento forum per farmi coraggio e quando chatto con una ragazza finisco sempre per dirgli del mio problema, prima di uscire. Con effetti disastrosi: di solito, chi specifica le proprie dimensioni è ben dotato, mica un freak come me. Ma sono terrorizzato dal rifiuto, ho paura di essere rifiutato a causa di qualcosa per cui non posso fare niente. Adesso mi fa male la testa, guardo fuori dalla finestra e vorrei solo piangere.
Sono certo che molti come me hanno avuto esperienze diverse, sono riusciti a trovare una donna in grado di comprenderli e amarli davvero per quello che sono e che “hanno”. Le donne, lo so, sanno essere meravigliose. Ad oggi, io, non ho avuto fortuna: questa è la mia storia e sentivo il bisogno di raccontarla.
Vi ringrazio.
G.
Foto apertura: Wavebreak Media Ltd -123.rf