Lottare contro gli stereotipi per costruire insieme una società migliore: si può fare.
Lottare contro gli stereotipi per costruire insieme una società migliore: si può fare. Se dovessimo giudicarci da un punto di vista evolutivo, potremmo urlare a gran voce che abbiamo fallito. Come membri della stessa razza, dovremmo passare il tempo a darci una mano l’uno con l’altro. Consapevoli che sì, siamo diversi, ma che la vera “saggezza è saper stare con la differenza, senza voler eliminare la differenza”.
Ci sono stati secoli in cui il nostro mondo è stato devastato dalle guerre. Non che la situazione sia del tutto migliorata, ma una parte di esso vanta di essere civilizzata. Gli eserciti esistono ancora, ma vengono mandati in altri Stati. Quelli che secondo noi ne hanno bisogno, perché “sono diversi”.
Dalle guerre reali, combattute a suon di cannoni e sangue, siamo passati a dover vincere altre battaglie. Quelle contro la cellulite, il male dei nostri giorni. Contro l’olio di palma, che non dobbiamo assolutamente comprare, anche se nessuno è andato mai a leggere quale sia veramente il perché.
Le nostre lotte si combattono allo specchio ogni mattina, quando i segni del tempo iniziano a farsi vedere sul nostro viso. Quando al mare non ci vogliamo andare perché non possiamo farci vedere in costume per come siamo.
Inostri demoni sono le nostre paranoie. Ci sentiamo diversi e inferiori rispetto a quei canoni che sembrano giusti. Ma poi siamo i primi a puntare il dito contro qualcosa che non capiamo.
“Quella ragazza dovrebbe mangiare!”.
“Non può fare la modella: ha il naso storto”.
“Con i chili che ha preso non dovrebbe più stare in TV”.
“Se non sei magra, meglio che la minigonna non te la metti”.
Tutte le volte che sentiamo una frase così, dovremmo reagire. Perché è dalle parole che nascono i mostri, ma è proprio con le parole che possiamo distruggerli. Solo allora potrebbe non esserci più un troppo bella, troppo brutta, troppo grassa, troppo magra, troppo truccata, troppo sciupata, troppo qualcosa, troppo poco qualcos’altro.
Pensate ai quadri di Picasso. Li avreste giudicati allo stesso modo se non vi avessero detto prima che hanno rivoluzionato il mondo dell’arte? O avreste storto il naso, giudicandoli incomprensibili perché non riuscivate a capirli? Perché diversi?
Cos’è che ci rende diversi gli uni dagli altri se non il modo in cui ci guardiamo l’un l’altro? D’ora in poi, facciamo lo sforzo di abbassare i nostri scudi fatti di arroganza e saccenteria e di comportarci come se fossimo ancora bambini, che l’altro, il diverso, riescono ancora a guardarlo negli occhi, dimenticandosi di indossare dei vestiti.
Non siamo forse tutti fatti di cuori che battono e di cervelli che pulsano? Il resto è solo un inutile bozzolo. Dovremmo solo capire come farlo schiudere.