In Italia (e nel mondo) l'odio verso l'amore universale miete ancora vittime. Tra queste, ci sono stati anche nomi molto famosi.
In Italia (e nel mondo) l'odio verso l'amore universale miete ancora vittime. Tra queste, ci sono stati anche nomi molto famosi.Benché l'amore omosessuale è da sempre un tema ricorrente all'interno dell'arte, non mancano i casi di discriminazione, violenza e omicidio che collegano passato e presente. Da Federico García Lorca a Pier Paolo Pasolini, le vittime di omofobia sono state tantissime nella storia dell'umanità. Solo la recente attenzione al tema ha squarciato un velo di dolore e vergogna, spingendo tanti giovani a fare coming out e a lottare per il riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtq+. Ma prima delle marce, delle star impegnate su questo fronte, delle denunce social, i casi di morti per omofobia sono stati moltissimi.
La lotta all'omosessualità
La storia dell'omofobia ha radici antiche e ha causato vere e proprie persecuzioni. Basti pensare che sotto il nazismo gli omosessuali diventano vittime: li si imprigiona nei campi di concentramento e su di loro si conducono esperimenti per tentare di "correggere" gli "elementi asociali" della loro condotta. Il massimo esponente di tali pratiche fu il dottor Carl Vaernet, che tentò di "curare l'omosessualità" con iniezioni ormonali.
Andando avanti veloce nel film della storia umana, si arriva in Cecenia. Qui, nel 2017, si fa una scoperta eclatante. Alcune ex caserme militari erano state trasformate in campi per "correggere uomini dall'orientamento sessuale non tradizionale o sospetto". Le notizie trapelate parlano di più di 100 gay imprigionati e decine uccisi. Nonostante l'omosessualità sia stata eliminata dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle patologie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1990, oggi c'è ancora chi cerca di "rieducare" gli omosessuali. Negli ultimi dieci anni si contano solo in Italia 1562 morti per omofobia (dati: Omofobia.org).
Jacopo Bonfadio e l'odio dei nobili
Jacopo Bonfadio, umanista e storico, fu decapitato e bruciato sul rogo nel 1550 a Genova, dopo essere stato accusato d'aver sedotto uno studente. Docente di filosofia presso l'Università di Genova, scrisse anche la storia ufficiale della città. La ricerca della verità storica gli fu fatale. Infatti, alcune potenti famiglie della città non apprezzarono il modo in cui Bonfadio aveva parlato di loro. Così approfittarono del fatto che lo storico era stato accusato d'aver sedotto un suo studente e lo fecero condannare a morte per sodomia e decapitare il 9 luglio 1550.
Il cadavere fu poi bruciato sul rogo. Fu uno dei pochissimi umanisti processati per sodomia a subire la condanna. In casi analoghi la connivenza con personaggi potenti faceva sfuggire gli accusati alla pena di morte. Ma i nobili erano contro Bonfadio. Lo scandalo fu enorme e tantissimi intellettuali si mobilitarono per salvargli la vita. Ma l'umanista fu condannato e questo gettò grande vergogna sulla città che, per riabilitarsi, fece sparire le carte del processo.
Federico García Lorca, nemico del regime
Le lame dell'odio colpiscono costantemente nel corso della storia. Tra le sue vittime c'è stato anche il poeta spagnolo Federico García Lorca, fucilato per omosessualità agli inizi della guerra civile dai falangisti seguaci di Francisco Franco, il 19 agosto 1936. Il suo corpo fu gettato in una fossa comune.
Artista impegnato nelle avanguardie del suo tempo, Garcia Lorca - che fece parte della cosiddetta “generazione del '27” - aderì al gruppo degli scrittori della “Edad de la Plata”, l’età d’argento della letteratura spagnola. Fu ucciso perché, oltre ad essere omosessuale, Lorca fu anche socialista e massone. Nota fu la sua relazione con Salvador Dalì, che durò fino alla morte del poeta. La sua opera fu sottoposta a pesanti censure fino alla morte del tiranno.
Pier Paolo Pasolini e quella notte a Ostia
In Italia, l'omicidio di Pier Paolo Pasolini, destò molto scalpore. Nella notte tra il 1 e il 2 novembre 1975, lo scrittore e intellettuale venne brutalmente ucciso sulla spiaggia di Ostia. Sul suo corpo furono trovati segni di percosse e di pneumatici. Ancora oggi i suoi mandanti sono ignoti. Pino Pelosi, un ragazzo di vita del tempo, si dichiarò colpevole. Aveva 17 anni. Pelosi raccontò di aver incontrato Pasolini al Bar Gambrinus nei pressi della Stazione Termini di Roma. I due cenarono insieme e poi si diresso verso Ostia per appartarsi. Secondo quanto dichiarato da Pelosi, lui avrebbe cambiato idea e quel rifiuto avrebbe dato il via a una colluttazione con lo scrittore sfociata in omicidio. Ma ancora oggi il suo racconto presenta diverse falle. Tra le ipotesi avanzate nel tempo sui reali esecutori e mandanti del delitto ci sono stati, in un clima omofobo, gruppi di neofascisti, criminali della banda della Magliana, membri della loggia P2, questi ultimi preoccupati da un libro che Pasolini stava scrivendo sul caso Mattei e che avrebbe rivelato scomode verità.
La Strage di Orlando
Ad oggi uno dei casi più dolorosi di omofobia e transfobia è quello della Strage di Orlando, avvenuta nella notte tra l'11 e il 12 giugno 2016. Le vittime accertate, oltre all'attentatore - Omar Seddique Mateen - sono 49, i feriti accertati sono stati 53. La matrice dell'attentato era omofobica. Il killer è entrato nel locale - il Pulse di Orlando, Florida - e ha aperto il fuoco su 320 persone. La rilevanza mediatica, la gravità e il numero di morti ha equiparato questa strage ad eventi come l'11 settembre 2001. Inoltre, è considerata la seconda strage con armi da fuoco per numero di vittime.
Il mistero della morte di Daniele Stoppello
I crimini di omofobia e transfobia riempiono tuttora le pagine di cronaca. Daniele Stoppello, avvocato da sempre vicino alla comunità Lgbt+ e da sempre in prima linea per i casi di omofobia registrati nella Capitale, è stato trovato morto il 29 aprile 2017 nel cortile del suo palazzo. Stoppello è stato tra i fondatori della Gay Help Line.
Ancora oggi sul suo decesso ci sono molte ombre. All'inizio le ipotesi sembravano portare le cause della morte su suicidio e morte naturale. Ma, secondo le ricostruzioni, la sua casa era stata messa a soqquadro ed erano scomparse sia le chiavi di casa che della sua auto. Ad oggi, a ricordare Daniele Stoppello e il suo attivismo, c'è una targa commemorativa presso la sede romana di Gay Center in via Zabaglia 14, a Roma.