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Fictosexual, innamorarsi dei personaggi immaginari

Ti sei mai innamorat3 o invaghit3 di qualcuno che non esiste, come del personaggio di un videogame? Potresti essere fictosexual (fictosessuale).

Ti sei mai innamorat3 o invaghit3 di qualcuno che non esiste, come del personaggio di un videogame? Potresti essere fictosexual (fictosessuale).

Sono gli anni ‘90 e tu sei una bambina qualunque nata in Italia, che passa interi pomeriggi a guardare i cartoni animati in TV. Yuri di Piccoli problemi di cuore (Marmalade Boy) diventa, nel giro di pochi episodi, il tuo innamorato. Ma è con l’arrivo di Heric Akito di Rossana (versione italiana) che il tuo cuore inizia a battere a più non posso (che i nostri problemi relazionali siano iniziati invaghendoci di un bullo dalla storia triste è un tema che molte di noi potrebbero portare durante una seduta di psicoterapia). Questa tendenza a prendersi delle cotte per personaggi immaginari ha un nome: fictosessualità. Vediamo di cosa si tratta e cosa significa essere fictosessuale (fictosexual).

Cosa vuol dire fictosessuale

Essere fictosessuale significa provare amore per un personaggio immaginario, come può essere quello di un libro, una serie TV o un videogioco. Pensate, non so, a quella cotta per Ryu di Street Fighter, o a quella per Il Signor Darcy di Orgoglio e Pregiudizio (se i miei standard di uomo ideale sono così alti è tutta colpa di Jane Austen).

La parola fictoromantic, invece, è un termine ombrello che indica l’attrazione romantica sperimentata unicamente ed esclusivamente nei confronti di personaggi di fantasia.

Se non possiamo considerare "strano" qualcosa che ci ha coinvolt3 in prima persona, sono sicura che il dito puntato indice di giudizio si solleverà subito leggendo storie di persone che hanno sposato il loro personaggio inventato del cuore.

Innamorarsi di chi non esiste: la storia di Akihiko Kondo

Ci sono Paesi, come il Giappone, in cui la fictosexuality è molto più diffusa che in altri. Non dovrebbe stupire, allora, il caso Akihiko Kondo, un giovane giapponese che ha deciso di sposare il suo personaggio immaginario preferito (nella forma di una bambola). 

"Lei" è Hatsune Miku, virtual idol dai capelli turchesi generata al PC, in perfetto stile anime. Per la sua voce, sono state utilizzate le campionature della doppiatrice giapponese Saki Fujita. Inizialmente, si trattava della mascotte di un sintetizzatore software, ma è diventata così popolare da essersi trasformata nella protagonista di manga e videogiochi.

A questo punto, potrebbe scapparti una risatina in sottofondo, ma voglio che tu sappia questo: la sua eroina è riuscita a salvarlo dalla depressione. Avere in casa le sue bambole, i gadget e i cuscini che la ritraggono, gli è servito a trovare amore, pace e sollievo come mai prima.

Invaghirsi di un personaggio non reale: perché accade

Quello di Kondo, comunque, non è un caso isolato. In Giappone, la fictosessualità è un vero e proprio fenomeno: coinvolge, infatti, non solo gli uomini, ma anche le donne, che celebrano matrimoni non ufficiali con le loro celebrità non reali. A Tokyo ci sono persino degli hotel con tariffe speciali per chi vuole trascorrere una notte con un personaggio fittizio. Sul web ci sono migliaia di forum in cui utenti di tutto il mondo parlano dell’amore per i loro idoli inventati.

E sebbene il termine fictosexual sia relativamente recente, questa tendenza è diffusa da tempi immemori. Di certo, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha reso la possibilità di rendere più reali questo genere di relazioni immaginarie alla portata di molti.

Okay, la storia del matrimonio potrebbe essere facile da criticare. Ma vogliamo concentrarci sulle conseguenze che ne derivano, ovvero riuscire ad avere una vita leggermente più piena, sentire meno il peso della solitudine ed essere, in qualche modo, felici? - tutte cose che con un partner reale potrebbero essere impossibili da avere, btw. Insomma, te lo ricordi il film Her, no?

La fictosessualità è patologica?

Arriviamo adesso alla parte più spinosa della questione, ovvero se provare sentimenti per personaggi che non esistono possa essere inquadrata come una condizione in qualche modo patologica, da diagnosticare. La verità sta, come spesso succede, nel mezzo. Se tutt3 ci siamo innamorat3 del prete di Fleabag mentre guardavamo la serie, portare avanti una storia d’amore con qualcun3 che non si può veramente toccare e con cui non si può davvero interagire nel profondo, alla lunga, potrebbe condurre a spiacevoli conseguenze psicologiche.

Foto di apertura: immagine di vignellis su Freepik