Una nostra lettrice ci ha inviato la sua testimonianza sulla sua relazione, devastante, con un uomo affetto da philofobia.
Una nostra lettrice ci ha inviato la sua testimonianza sulla sua relazione, devastante, con un uomo affetto da philofobia.Conosco Luca per caso, all'aeroporto durante un viaggio e decidiamo di rimanere in contatto perché scopriamo di abitare nella stessa cittá e di avere amicizie in comune.
Per oltre 2 anni manteniamo contatti sporadici e ci vediamo un paio di volte, senza che tra di noi nasca qualcosa di piú; poi un`estate, per una serie di circostanze, ci troviamo a trascorrere qualche giorno insieme in una località turistica e qualcosa cambia inaspettatamente. Proviamo una forte attrazione reciproca, sia fisica che mentale, e qualche giorno dopo il rientro abbiamo il nostro primo incontro intimo.
Luca mi confessa fin da subito di aver sempre avuto grosse difficoltá relazionali, di aver avuto pochissime storie, sempre molto problematiche e di non aver mai nemmeno convissuto. Nonostante abbia abbondantemente superato i 40 anni, attribuisco questa condizione a scelte di vita professionali che lo hanno portato a viaggiare spesso e per lunghi periodi: non riesco a immaginare che una persona colta e gradevole come Luca possa avere gravi difficoltà relazionali.
È l'inizio di un lungo periodo, durato piú di un anno, in cui Luca alterna momenti di forte avvicinamento in cui è quasi ossessionato da me a momenti di distacco totale, e manda segnali contraddittori: da una parte dice di non essere in grado di portare avanti una relazione, dall'altra manteniamo un rapporto di esclusivitá reciproca in cui però manca completamente la progettualità. Non si può programmare un weekend insieme, gli appuntamenti vengono confermati il giorno prima, vedersi regolarmente è fonte di ansia, perché l'amore è percepito come qualcosa di estremamente pericoloso. Lasciarsi coinvolgere per Luca significa perdersi nell ́altra persona, non sapere piú cosa vuole veramente e cosa no, essere completamente in balìa della compagna e venire poi abbandonato.
Pian piano, Luca si apre e mi fornisce qualche dettaglio in piú sul suo disagio: proviene da una famiglia con dinamiche problematiche, che lo hanno fortemente condizionato e portato a seguire anni di psicoterapia, grazie alla quale è riuscito a superare alcune delle sue difficoltá nel rapportarsi con gli altri. Per sopperire al senso di solitudine, mantiene una vita attiva e piena di interessi alternata a momenti di auto isolamento, per superare i quali ha bisogno di continui stimoli. Ha un giro di amici che si è formato a fatica a causa dei continui traslochi e con i quali ha tuttavia rapporti superficiali: si organizzano serate e gite, ma solo un amico è a conoscenza delle sue problematiche e anche con questo ha smesso da tempo di confidarsi. Raramente controlla il telefono e per gli amici è spesso introvabile e quando non è disponible fornisce solo spiegazioni vaghe su eventuali impegni già presi.
Durante i primi mesi di frequentazione, Luca mi confessa di avere forti attacchi d'ansia che cominciano giá parecchie ore prima dei nostri incontri e per questo si sente piú a suo agio a immaginare di vedermi in occasione di eventi che coinvolgano anche altre persone per poi rimanere solo con me a fine serata. Comincio pian piano a capire la natura del problema e cerco di andargli incontro il piú possibile; mi ritrovo perció a organizzare serate a casa mia alle quali invito pochi amici fidati che relativamente presto di “dileguano” permettendoci cosí di rimanere soli. Ascolto Luca quando mi confida le sue paure e i suoi stati d´animo, cerco di tranquillizzarlo, di sdrammatizzare facendo uso dell´ironia, contando molto sul mio carattere solare e sono convinta che sia una questione di tempo e che lui imparerá a fidarsi, a non avere paura di instaurare un rapporto continuativo con me.
Col passare del tempo le cose peró non migliorano e anzi si ha un peggioramento e cominciano i problemi di insonnia; Luca non riesce a dormire, ha bisogno di mantenere un diario nel quale scrive le sue paure e cerca di smontarle, mi manda lunghi messaggi nel cuore della notte in cui cerca di farmi capire come si sente. Alterna lunghe ore di silenzio, a volte un paio di giorni, a momenti di presenza costante, passiamo alcune nottate insieme e mostra segni evidenti d’ ansia all'idea di fermarsi a dormire da me: gli manca il respiro, ha bisogno di calmarsi, mi descrive una forte sensazione di paura, come quella di stare per essere investito da un'auto, che riesce a mettere a tacere con grossi sforzi. Anche la sua vita sociale ne risente: non riesce ad organizzare neanche un weekend con gli amici, la sola idea di essere vincolato da un impegno lo mette in forte agitazione.
Dopo qualche mese Luca decide di interrompere la nostra frequentazione, perché l'ansia che ne deriva non gli permette di mandare avanti le piú banali attività quotidiane come dormire, lavorare, programmare la giornata. Con grandissimo dolore, accetto la sua decisione, ma dopo circa un mese i contatti ricominciano più o meno con le stesse modalitá fino a quando, esausta e consapevole del fatto che Luca non abbia fiducia né nella nostra storia né nell'efficacia di una nuova terapia, capisco che l'unica soluzione é quella di chiudere ogni forma di contatto.
Durante questo lungo periodo ho provato emozioni contrastanti e debilitanti: senso di adeguatezza, ho creduto cioè di non essere abbastanza brava da saper gestire la relazione per entrambi. Forte insicurezza, perché non mi sentivo abbastanza attraente o intelligente da meritare l´amore completo di un uomo come Luca, che ritenevo davvero speciale. Gelosia, continua paura che un'altra potesse riuscire lì dove io avevo fallito. Mancanza di fiducia nel domani, nella possibilitá di essere amata con equilibrio e reciprocità: se una persona intelligente come Luca non riusciva ad amarmi, come potevo immaginare che un altro uomo avrebbe potuto farlo in futuro?
Luca non è mai riuscito a definire i sentimenti provati per me, né riesce a concepire di perdermi completamente e ha cercato in piú occasioni di riavere una forma di contatto. Ad oggi, non credo che Luca abbia ripreso le sedute con uno specialista, fiducioso del fatto che sia solo una questione di tempo e che a un certo punto tornerá ad essere in grado di gestire le sue paure basandosi su quanto appreso dalle terapie precedenti. Secondo la mia esperienza, Luca ha sempre avuto grosse difficoltà a decodificare le sue emozioni, come se si trattasse di un discorso complesso in una lingua straniera di cui possiede solo nozioni di base.
A chi dovesse imbattersi in situazioni di questo tipo l'unico consiglio che mi sento di dare è di uscirne al più presto. Anche nel caso che la persona affetta da questa patologia decidesse di intraprendere un percorso terapeutico, questo sarebbe lungo e doloroso, con risultati incerti, fortemente destabilizzante per la partner che si troverebbe ad avere a che fare con un atteggiamento involontariamente manipolativo, con l'incertezza che qualcosa possa davvero cambiare, imbrigliata in una storia in cui a ogni piccolo passo in avanti segue inevitabilmente un nuovo allontanamento.
Paola (nome di fantasia)
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