In un’epoca di relazioni liquide, tradimenti online e poliamore, è ancora possibile pensare alla monogamia? Una riflessione sentita e spassionata.
In un’epoca di relazioni liquide, tradimenti online e poliamore, è ancora possibile pensare alla monogamia? Una riflessione sentita e spassionata.La monogamia è un’invenzione sociale? A detta dei nostri genitori (e dei nostri nonni) no: è una propensione naturale a cercare quel qualcuno con il quale intraprendere un percorso in due. Non perché da soli non si possa stare, ma perché, in fondo, avere una persona al nostro fianco, formare una coppia, è il senso di ogni cosa.
In un mondo bombardato dal concetto di liquidità, in cui il reale lascia sempre più spazio al virtuale e i legami si rompono con la stessa facilità di un capello sfibrato, è ancora possibile pensare alla monogamia così per come ce l’hanno insegnata? Cerchiamo di analizzare la questione da diversi punti di vista.
La monogamia secondo la scienza
Monogamia o poligamia, qual è la verità sulla nostra natura? Secondo uno studio condotto da alcuni biologi dell’Università del Texas a Austin, la monogamia potrebbe essere una questione di geni.
Nello specifico, sono stati analizzati i comportamenti di 10 specie, di cui almeno una è monogama e una poligama, ovvero:
- quattro di mammiferi;
- due di uccelli;
- due di rane;
- due di pesci.
Il periodo preso in esame ripercorre 450 milioni di anni: l’analisi dei geni del cervello degli individui di sesso maschile ha portato alla luce la presenza di 24 geni che possono essere associati ai comportamenti monogami.
In particolare, è stato evidenziato che in una specie in cui il maschio è poligamo, a un certo punto nasce un esemplare monogamo che costituirà una nuova specie, differente da quella che l’ha preceduta.
Monogami per natura o monogami seriali?
La biologia ci ha dimostrato che i comportamenti sociali non sono altro che l’espressione dei geni del cervello e che la monogamia sia una sorta di firma genetica che non tutti gli individui possiedono.
Diversa è l’opinione dell’antropologo Augusín Fuentes, che nel libro Race, monogamy, and other lies they told you sostiene che la monogamia sia un mito, legato a motivazioni culturali.
In realtà, non siamo monogami, ma monogami seriali nel senso che portiamo avanti una relazione alla volta, ma con compagni diversi nel corso delle nostre vite. Cambiare partner è visto come un processo naturale, antico, nel quale una nuova relazione porta il singolo individuo a mettersi nuovamente in gioco, andando alla ricerca di quella parte di sé che riesca a farlo sentire più completo.
L’antropologa Helen Fisher, della Rutgers University, ritiene che la fedeltà per la vita sia un retaggio economico-culturale e non una condizione naturale. Secondo lei, anche l’innamoramento tra due persone ha un orologio biologico che ha la durata di 4 anni.
E se fosse poliamore?
Tra dubbi etici e domande ataviche sull’argomento, prende sempre più piede, soprattutto a livello teorico, il concetto di poliamore. Si tratta di una relazione di tipo amoroso in cui due persone accettano - in modo consensuale - di avere un altro (o altri) partner, senza che ciò possa essere considerato tradimento.
Nel poliamore il concetto di monogamia e di coppia viene meno in quanto si ha la consapevolezza - da parte di tutti - che l’amore possa anche essere libero senza doversi nascondere chissà dove.
Poliamore non è sinonimo di promiscuità: è un impegno che viene preso - in modo onesto e trasparente - con più persone, che si amano in modi diversi, ma in contemporanea. Questo significa che il poliamore sia per forza meglio della monogamia? Ovviamente no.
Ci insegna, però, che l’amore ha talmente tante sfumature che incasellarlo in una definizione di giusto o sbagliato solo per sentirci un po’ più paladini dell’etica non ha davvero molto senso. Perché, a prescindere da tutti i condizionamenti culturali e sociali imposti o acquisiti, alla fine siamo esseri liberi e, in quanto tali, la monogamia può o può non essere una sola cosa: una scelta.