E se San Valentino non fosse una mera trovata commerciale, ma avesse anche delle motivazioni neurologiche?
E se San Valentino non fosse una mera trovata commerciale, ma avesse anche delle motivazioni neurologiche?Molti di noi vedono nella festa di San Valentino l’ennesima trovata commerciale ideata per farci spendere dei soldi al solo scopo di dimostrare a qualcuno la veridicità dei nostri sentimenti.
E se non fosse solo quello? Se ci fossero delle motivazioni più complesse alla base del desiderio di scambiarci dei doni in occasione di questa ricorrenza?
Un’analisi basata sui metodi della Neurovendita, che si occupa di analizzare il funzionamento del cervello nell’atto dell’acquisto, ha messo in luce un rapporto complesso che lega il nostro cervello ai regali (in questo caso a quelli di San Valentino).
Amore e neuroscienze
A occuparsi dello studio è stato Lorenzo Dornetti, laureato di Neuroscienze e direttore di Neurovendita Lab, il più grande laboratorio di neuroscienze privato in Italia.
In un periodo così complesso, peggiorato dalla presenza di una pandemia inarrestabile, parlare di amore fa bene. I rapporti di coppia (San Valentino compreso) sono in grado di proteggere gli individui dal rischio di contrarre molte malattie e di migliorare la tonicità del loro sistema immunitario.
Il ruolo dei regali
Che posizione occupano i regali in questo scenario? Nella pratica, regalare qualcosa alla persona che si ama provoca un aumento del livello di ossitocina e di dopamina sia in chi ha donato sia in chi ha ricevuto.
«L’ossitocina - spiega Dornetti - è la sostanza chimica che determina la sensazione di essere in relazione con l’altro. Quando due persone si amano, nelle aree limbiche del loro sistema nervoso, è presente un elevato livello di questo ormone. La dopamina è il neurotrasmettitore dell’eccitazione. Scambiarsi regali tra innamorati è più di un’occasione romantica».
Dal punto di vista scientifico, dunque, lo scambio di doni a San Valentino non è altro che un rituale per potenziare il legame della coppia.
Più del dono, conta il gesto
A questo punto ci si potrebbe chiedere: il valore economico del regalo provoca dei picchi di ossitocina e dopamina? La risposta è negativa.
Non è tanto cosa si regala, ma come lo si fa. Neurovendita Lab ha infatti dimostrato che le aree limbiche si attivano di più non tanto in relazione al costo del regalo, ma in base al suo significato.
L’ossitocina aumenta, per esempio, nel momento in cui si legge un biglietto di auguri che accompagna il regalo, specialmente se è stato scritto a mano. Al contempo, la dopamina viene rilasciata in dosi massicce se si riesce a creare un effetto sorpresa, tipo nascondendo il regalo e organizzando una piccola caccia al tesoro.
La conclusione dello studio è questa: potrà anche trattarsi di una mera commercialata, ma in fondo, ora più che mai, «abbiamo tutti bisogno di San Valentino».