Amore
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Caro Dylan ti scrivo: lettera d'amore a Luke Perry

Gli anni '90, le prime cotte, i sogni ad occhi aperti e l'infinita nostalgia. Lettera d'amore a Dylan McKey.

Gli anni '90, le prime cotte, i sogni ad occhi aperti e l'infinita nostalgia. Lettera d'amore a Dylan McKey.

Caro Dylan,

molto di quello che sono oggi lo devo, in parte, anche a te. Non c’è niente di più diverso di quella California in cui fa caldo anche a Natale e la gente sembra sempre perennemente felice rispetto al posto in cui sono cresciuta. Sembravano tutti così finti a guardarli sorridere sempre.
Ma tu eri diverso. Per questo era impossibile non essere attratti da te.

Sì, lo so che eri soltanto un personaggio costruito a tavolino per farci sognare. Il bello e dannato che ci ha fatto compagnia per pomeriggi interi, accendendo i desideri più grandi, infiammandoci le guance per l’emozione di vedere quegli occhi così intensi e penetranti, sperando che da qualche parte, in un angolo di mondo, sarebbe arrivato qualcuno e ci avrebbe guardato così. Avrebbe accesso una piccola stufa sul nostro volto e portato il nostro cuore a un volume così alto che sarebbe stato impossibile non sentirlo, anche a chilometri di distanza.

Con te va via una piccola parte del mio mondo, quello in cui bastava un sorriso ad accendere una speranza, quello in cui riuscivi a inventare storie bellissime dove alla fine andava sempre tutto bene e venivi salvato, quello in cui l’ambizione più grande era di avere la fortuna di incontrare qualcuno come te. Perché da qualche parte ci doveva essere, non poteva esistere soltanto nelle favole… o tra gli episodi di una serie TV.

Tu vai via e mi lasci con una console di ricordi che si accendono all’unisono. E la sensazione è la stessa di quando d’estate sono da sola sul balcone, in campagna, nella casa dei miei genitori, e guardando il cielo di notte, riesco a vedere tantissime stelle. Con te, dicevo, va via un po’ della spensieratezza dei primi amori, del dolore cocente delle prime delusioni, si allontana il tepore di timidi baci innocenti, del vivere semplice senza bisogno di pensare troppo, che il futuro è lontano e di diventare grandi non se ne ha proprio voglia.

Resta il bisogno di scoprire il mondo e te stesso e capire come si faccia a starci bene dentro, rimanendo comunque te stesso. Tu ci riuscivi benissimo, in questo. E nonostante gli anni che passano, nonostante il cinismo che spazza via l’illusione, nonostante un’epoca di jeans a vita alta e ciuffi ribelli che non esiste più, rimane la consapevolezza che tutto cambia, ma che noi rimaniamo. Con certezze che mutano sì, convinzioni che vacillano, pezzi che si sfaldano e che perdiamo qua e là, un po’ come capitava a te in ogni episodio. Ma che in fin dei conti, nonostante tutto, in quel sogno che alla fine andrà tutto bene possiamo ancora crederci. E fare in modo che accada.

Mi hai insegnato, insomma, a essere forte al di là di tutto, soprattutto quando il mondo sembra girare al contrario. Per questo, non mi rimane che dirti grazie. E penso che, come me, migliaia di anime che quegli anni ’90 li hanno vissuti e respirati con purezza e libertà, abbiano pensato anche solo per pochi istanti che un ringraziamento te lo sei davvero meritato. Che tu sia Luke o Dylan, in fondo, è la stessa cosa.

Allora arrivederci Luke Perry. Rimarrai comunque dentro ognuno di noi.

Maria