Dieta mediterranea, così anche i giovani riducono il rischio cardiovascolare

I benefici della dieta mediterranea sono universalmente riconosciuti, tanto che l'Unesco l'ha inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità.

La ricerca scientifica continua però a svelare nuovi dettagli delle sue proprietà salutari.

Uno studio pubblicato su PLoS One da un gruppo di ricercatori guidato da Stefanos Kales dell'Harvard School of Public Health ha svelato che anche i giovani che seguono i principi della dieta mediterranea riducono significativamente il rischio di sviluppare un disturbo cardiovascolare

In effetti la dieta mediterranea, che con il suo pesce, la frutta, la verdura e la frutta secca apporta nutrienti preziosi per la salute cardiovascolare, era già nota per la sua capacità di proteggere cuore e arterie e combattere l'ipertensione, ma gli studi condotti fino ad oggi hanno coinvolto prevalentemente individui anziani.

Kales e collaboratori hanno invece analizzato le abitudini alimentari e lo stato di salute di 780 individui giovani.

“Il nostro studio”, ha sottolineato l'esperto, “aggiunge nuove prove che mostrano i benefici per la salute della dieta mediterranea, anche dopo aver tenuto conto dell'attività fisica e del peso”.

I risultati delle analisi hanno infatti svelato che i giovani che aderiscono più degli altri ai principi della dieta mediterranea:

• riducono del 35% il rischio di sindrome metabolica, una condizione in cui sono presenti contemporaneamente più fattori di rischio cardiovascolare;
• riducono del 43% la probabilità di aumentare di peso;
• abbassano i livelli di colesterolo LDL, quello considerato “cattivo”;
• aumentano i livelli di colesterolo HDL, quello considerato “buono”.

Al contrario, i giovani che consumano quantità elevate di cibo da fast food e bibite zuccherate tendono all'obesità.

Questi risultati indicano che i regimi alimentari basati sui principi della dieta mediterranea rappresentano una scelta salutare anche per le persone giovani.

Foto: © M.studio - Fotolia.com
Fonte: Harvard School of Public Health