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PEOPLE: L'ATTUALITA'
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Invecchiamento in salute con la dieta del DNA: intervista a Damiano Galimberti

Ciascuno di noi è unico e, pertanto, reagisce agli alimenti che introduce in modo diverso rispetto a tutti gli altri. Guidato da questa convinzione, il dottor Damiano Galimberti ha elaborato la dieta del DNA, funzionale per mantenere una forma psico-fisica ottimale nonostante il trascorrere degli anni. 

Ciascuno di noi è unico e, pertanto, reagisce agli alimenti che introduce in modo diverso rispetto a tutti gli altri. Guidato da questa convinzione, il dottor Damiano Galimberti ha elaborato la dieta del DNA, funzionale per mantenere una forma psico-fisica ottimale nonostante il trascorrere degli anni. 

Ce l’abbiamo tutti quell’amica che sembra immune ai segni del tempo, magari senza nemmeno bisogno di fare troppi sacrifici. Nel frattempo altre sue coetanee ce la mettono tutta tra dieta e palestra ma, nonostante la loro ferrea abnegazione, proprio non riescono a tornare in forma. Non sarà mica colpa del DNA? Il dottor Damiano Galimberti – medico dietologo e nutrizionista che riceve a Milano, Bologna, Bergamo e Abano Terme, specialista in scienze dell’Alimentazione e professore a contratto in Nutrigenomica – è fermamente convinto del fatto che ciascuno di noi sia unico e, pertanto, reagisca agli alimenti che introduce in modo diverso rispetto a tutti gli altri. Da questa considerazione ha elaborato un approccio, la dieta del DNA, che ha descritto anche nelle pagine di un libro edito da HarperCollins. L’abbiamo intervistato per capire insieme a lui come funziona.

Il DNA, la nostra biblioteca genetica

Prima di scendere nel dettaglio, ripassiamo velocemente l’abc. Il DNA è il depositario delle nostre informazioni genetiche. Il dottor Galimberti lo descrive come “la nostra biblioteca, la culla del nostro muoverci e agire, che può presentare delle differenze individuali. Come conseguenza di queste modifiche, chiamate polimorfismi genetici, possono derivare variazioni nell’attività dei geni”. Il DNA, insomma, resta sempre lo stesso, ma si può esprimere in modo diverso

Fenomeni che possiamo studiare con gli strumenti della scienza. “La nutrigenetica si propone di indagare quanto la costituzione di un individuo possa influire sulla dieta, mentre la nutrigenomica risponde a una domanda opposta, ossia come la dieta possa influenzare l’accensione o il silenziamento del messaggio contenuto nei geni”, continua Galimberti. Già, perché le molecole che introduciamo (con l’alimentazione e gli integratori) e quelle che produciamo noi stessi (con l’attività fisica) si legano al DNA e decidono quali geni fare funzionare e quali spegnere. Conoscendo queste informazioni, possiamo impostare strategie ad hoc per dimagrire e, più in generale, per sentirci meglio. 

A cosa serve il test del DNA e come si esegue

Nessuno di noi nasce con un libretto delle istruzioni, è vero, ma oggigiorno poter leggere il nostro DNA è molto più rapido, semplice ed economico del previsto. Per il test del DNA infatti non serve più nemmeno un prelievo di sangue perché basta un piccolo campione di saliva: “Affidabilità scientifica massima, a fronte di una massima semplicità e non invasività”, sottolinea il dottor Damiano Galimberti. L’Associazione Italiana Medici Anti-Aging, da lui fondata e presieduta, offre la possibilità di eseguire un esame ad hoc per “testare quei geni la cui espressione può essere condizionata attraverso modificazioni dello stile di vita: dieta, integratori, attività fisica ecc. Il tutto sarà poi confrontato e rapportato con gli esami tradizionali, come quelli del sangue”.

Come funziona la dieta del DNA 

Dati alla mano, il dottor Galimberti può proporre al singolo paziente il regime alimentare più adatto alle sue caratteristiche specifiche. Perché è vero che il cibo che possiamo mettere in tavola è uguale per tutti, ma è vero anche che ciascun organismo risponde diversamente alle sue proprietà. Un po’ come le auto: se mettiamo gasolio in un’auto che va a benzina, il motore si ingolfa e prima o poi si ferma. Gli elementi che da prendere in considerazione vanno molto al di là della semplice somma delle calorie e dei nutrienti. Qualche esempio?

  • La dieta funzionale, spiega il dottor Galimberti, stabilisce “la giusta suddivisione tra proteine, carboidrati e grassi per ottimizzare il calo ponderale”.
  • Nella dieta ormonale e dell’assimilazione, invece, “la sensibilità dei recettori nei confronti di ormoni quali l’insulina, la leptina, la grelina e così via diventa a sua volta un fattore che può condizionare in positivo o in negativo il successo della dieta”.
  • L’attività fisica invece è protagonista della dieta metabolica o dell’ossigeno, “quella che inquadra la cilindrata del tuo motore e che ha il compito di ottimizzarne il funzionamento”, continua Galimberti.
  • Magari abbiamo sentito dire che dobbiamo fare una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero, ma questo principio non è necessariamente valido per tutti: c’è chi trae giovamento da tanti piccoli spuntini e chi, invece, dovrebbe prediligere i canonici tre pasti al giorno. La crono-dieta è proprio basata sui bioritmi di ciascuno.
  • Il test del DNA permette anche di vederci chiaro sulle avversarie occulte del nostro benessere, le intolleranze alimentari, e di seguire il regime alimentare che asseconda al meglio le capacità funzionali del nostro tratto gastro-enterico.

Tra molecole, scienza ed emozioni

La dieta del DNA in sintesi apre a svariate possibilità, ma il minimo comun denominatore è lo stesso: non bisogna fermarsi al puro e semplice conteggio delle calorie, ma considerare anche le molecole che vengono fornite all’organismo attraverso i cibi e le bevande. I risultati in chiave di benessere, prevenzione e salute sono stati approfonditi da molteplici pubblicazioni scientifiche, chiarisce il dottor Galimberti. 

Non è detto che però i risultati siano univoci, perché lo studio clinico – per sua natura – è standardizzato ed estrapola la dieta dal contesto di coinvolgimento del paziente. “Fortunatamente non siamo solo geni, bisogna occuparsi della persona nella sua completezza. Non solo biochimica, ma anche emozioni, che possono condizionare in positivo o in negativo la propria vita nutrizionale”, continua il dottor Galimberti. La dieta del DNA ha certamente un buon potenziale anche in termini di motivazione, perché la persona sa che le è stata cucita addosso su misura. Spetta a lei, però, accoglierla con la seria intenzione di migliorare e migliorarsi.

Invecchiare in salute con la medicina anti-aging

Sui test genetici circolano ancora alcuni falsi miti. Come quello per cui basta leggerli per scoprire il proprio destino. In realtà ogni test “deve sempre essere attentamente valutato all’interno di un quadro generale più ampio: storia familiare e personale, stile di vita, modalità nutrizionali, influenze ambientali, incrocio con esami di laboratorio”, spiega Damiano Galimberti. Se letto in questa chiave, si tratta di uno strumento utile “non solo per individuare un percorso dietoterapico personalizzato ma in chiave di salute, di prevenzione e di benessere, per cercare di mantenere a livello ottimale il proprio stato di forma psico-fisica”.   

Esiste proprio una disciplina ad hoc, chiamata medicina anti aging, che “investe in salute attuando strategie preventive, volte ad allontanare il rischio di malattia o a invertire il processo cronico degenerativo che porta alla malattia”, continua. E lo fa in modo complementare e integrativo rispetto alla medicina tradizionale. Insomma, non possiamo fare a meno di invecchiare, però possiamo conoscere meglio noi stessi e lavorare sui nostri potenziali punti deboli. Il nostro benessere ne gioverà.


Foto apertura: michaeljung / 123rf.com