Intervista a Myriam Sabolla, alias The Food Sister, tra le promotrici di questa iniziativa di solidarietà. Nata da una «chat infuocata» tra donne residenti nel quartiere Dergano, il progetto cerca di aiutare le persone più penalizzate dall'emergenza coronavirus.
Intervista a Myriam Sabolla, alias The Food Sister, tra le promotrici di questa iniziativa di solidarietà. Nata da una «chat infuocata» tra donne residenti nel quartiere Dergano, il progetto cerca di aiutare le persone più penalizzate dall'emergenza coronavirus.Sono nate a Napoli, come il caffè già pagato per l’avventore bisognoso, ma hanno conquistato anche Milano, città da sempre recettiva quando si tratta di nuove tendenze. In questo caso benefiche: stiamo infatti parlando delle ceste sospese, che piene di cibo e prodotti per l’igiene personale penzolano dai balconi e dalle finestre dei quartieri Dergano e Bovisa.
The Food Sister e le ceste sospese di Milano
“Chi può metta e chi non può prenda”, recitano i cartelli attaccati ai panieri, invitando i cittadini a lasciare qualcosa a chi non può permettersi (per motivi economici o di salute) di fare la spesa. Tra le promotrici dell’iniziativa c’è la cuoca, food blogger e professional organizer Myriam Sabolla, alias The Food Sister.
Com’è nato questo progetto?
In meno di 48 ore, da un gruppo di donne, amiche e conoscenti, del mio quartiere: le persone che incontro tutti i giorni al bar sotto casa, a fare la spesa, nelle vie di questo angolo di Milano che sembra un paese. Ci siamo sentite in una chat infuocata e abbiamo deciso di prendere spunto dai ‘panàri’ di Napoli che avevamo visto sui giornali. Sentivamo probabilmente tutte il bisogno di qualcosa che convogliasse le nostre energie in modo positivo e costruttivo. L’iniziativa è partita con 16 ceste calate dalle finestre o fissate fuori dal portone (ecco la mappa, ndr), ma ora sono quasi raddoppiate e molti altri quartieri stanno replicando l’iniziativa.
Che cosa lasciate nelle ceste?
Prodotti rigorosamente confezionati: pasta, riso, pelati, farine, latte, prodotti alimentari in scatola, ma anche sapone, shampoo, assorbenti, libri e giochi per bambini, colori. Le ceste sono accompagnate dal messaggio “Chi può metta, chi non può prenda” scritto in otto lingue diverse: in italiano, inglese, francese, tedesco, arabo, cinese, filippino e rumeno. In questo modo offriamo a chi ha bisogno beni di prima necessità, garantendo l’anonimato, e sollecitiamo a donare chi può farlo.
Che cesta pende fuori da casa tua?
Io ho una cesta appesa al portone, in condivisione con altre due amiche che abitano qui vicino. Personalmente ho messo finora pasta, pelati, legumi secchi, creme e saponi per bambini, pannolini. Tanti altri passano e contribuiscono sia con generi alimentari sia con altre cose: l’altro giorno c’era una bambola con tanto di letto e lenzuolino, che è stata portata via quasi subito.
Chi sono le persone che “non possono’?
A Dergano non c’è una vera e propria popolazione di senzatetto, ma nonostante sia un quartiere in ascesa, popolato da molti giovani studenti e professionisti e quindi avviato alla gentrificazione, ci sono molti nuclei familiari in difficoltà. Molti erano in situazione critica già prima della pandemia, altri si sono ritrovati a perdere il lavoro proprio a causa della situazione attuale.
Com’è cambiata la tua routine quotidiana con l’isolamento forzato?
La mia routine è stata decisamente stravolta. Tutti i lavori che svolgevo fuori casa, come corsi di cucina, corsi a domicilio e foodtour, sono ovviamente saltati, e mi sto concentrando sulla parte del mio lavoro che può essere svolta da remoto: consulenze a distanza, video, corsi online. Non mi pesa stare in casa, perché ci sto molto bene, ma mi manca molto camminare (a cose normali faccio dagli otto ai 12 km a piedi ogni giorno), andare al parco con le mie figlie o con un bel libro da leggere, prendere un cappuccino con brioche su un tavolino al sole, fotografare le fioriture degli alberi in primavera.
Hai citato le tue figlie. Come state vivendo la quarantena in famiglia?
Ho due bambine piccole, che frequentano rispettivamente il nido e la materna: sono a casa dal 20 di febbraio e fare smartworking in due, dovendo gestire anche la loro quotidianità, non è semplice. Essendo così piccole hanno bisogno di attenzioni esclusive e il loro tempo di autonomia è molto limitato, per cui con mio marito stiamo facendo i turni tra lavoro e gestione delle bimbe: il risultato è che siamo stravolti e non abbiamo mai un minuto libero per noi. D’altra parte, poter stare con loro così tanto tempo è un enorme privilegio, un’opportunità rarissima per vederle crescere giorno dopo giorno. È un tempo pieno di amore e di bellezza, per quanto faticoso.
Tanti scherzano (ma nemmeno tanto) sul fatto che in quarantena si ingrassa. Ma, al contrario, non può essere un’occasione per mangiare meglio?
Sicuramente può essere un’occasione per provare tutti quei piatti verso cui ci sentiamo timorosi in tempi normali, vuoi per mancanza di tempo o perché non rientrano nella nostra routine. A casa cerchiamo di fare pasti gustosi e bilanciati, con tante verdure, cereali in chicco, proteine vegetali e pochi prodotti di origine animale. Io ho rispolverato tanti libri di cucina pieni di segnalibri e mi sto sbizzarrendo! Una volta alla settimana faccio il pane e la domenica la pizza, con pasta madre. E poi cerchiamo di muoverci, facendo yoga e ginnastica tutti insieme ogni giorno.
A proposito di pasti gustosi e bilanciati, qualche suggerimento per un menù giornaliero salutare?
Per colazione consiglio il porridge, che sazia moltissimo fino a pranzo: noi in questi giorni lo arricchiamo di tahina, di cui siamo tutti molto golosi, e pezzetti di cioccolato fondente all’85%. Per merenda mangiamo sempre frutta o qualche tarallo… non troppi però! A pranzo di solito optiamo per una zuppa con cereali e legumi, oppure una pasta con verdura di stagione e feta, se ho tempo faccio un risotto o un orzotto. La sera stiamo leggeri con una torta salata e verdure crude e cotte. La base della torta salata si può fare in casa, limitando le uscite al supermercato e le code. Ecco la mia ricetta: 325g di farina a scelta (anche un mix, anche senza glutine), 100ml di acqua, 50ml di olio, 1 cucchiaio di aceto, 1 cucchiaino di sale.
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Stare ai fornelli insieme al partner crea complicità o tensione?
Dipende, nel mio caso ammetto di essere una gran rompiscatole in cucina e quindi preferisco cucinare da sola! Sono un po’ perfezionista e voglio che tutto sia fatto come dico io (ride, ndr). Però le mie figlie partecipano attivamente alla preparazione della cena e del pranzo, lavando le verdure, tagliando il formaggio a pezzetti e facendo un gran casino!
Su Instagram hai parlato delle ecopulizie di primavera. Ti chiedo di nuovo qualche dritta.
La quarantena è l’occasione giusta per pulire a fondo gli spazi della cucina. Il mio consiglio è di svuotare tutti gli armadietti e i cassetti, eliminando eventuali scorte di cibo scaduto e utensili che non utilizziamo. Poi procedere a una pulizia con un detergente naturale fatto con 1 tazza e mezzo di acqua distillata, 1 cucchiaio di acido citrico, 30 gocce di olio essenziale di limone, 10 gocce di olio essenziale di lavanda. Si mette nello spruzzino e si pulisce con un panno pulito. Per tenere lontane le tarme, consiglio dei sacchettini con chiodi di garofano e alloro.
Sei anche professional organizer. Di nuovo, qualche consiglio per chi è in isolamento e vuole approfittare del tempo a disposizione?
Sempre parlando di dispensa e spazi della cucina, è un buon momento per riorganizzare gli spazi. Un consiglio: prima di procedere a una furiosa sessione di decluttering, fatevi un’idea di come volete che siano gli spazi una volta finito di riordinare: potete usare la fantasia, fare un collage con ritagli di giornali, oppure usare Pinterest. Quindi fate una ricognizione degli spazi, e dei contenitori come cesti e divisori che avete, e scrivete nero su bianco dove andranno posizionate le diverse cose: questo vi permetterà di essere più efficienti e manterrete l’ordine più a lungo.
Sul tuo sito hai scritto: «Sono genovese di nascita, ma vivo a Milano e le voglio molto bene». Quanto ti manca la ‘vera’ Milano?
Mi manca tantissimo, soprattutto in questo periodo. Le fioriture a Milano sono qualcosa di speciale: la magnolia in Porta Venezia, gli alberi dei Giardini Pubblici Montanelli, gli alberi di via San Vittore, la fioritura in piazza Tommaseo e dintorni, credo che la primavera a Milano abbia una potenza incredibile! Mi mancano anche la frenesia, i rumori, le sicure dalle battute taglienti, le chiacchiere scambiate per caso su un tram. Ho una grande nostalgia di tutto questo.
«Amo viaggiare tanto quanto amo mangiare: sto sicuramente pensando alla prossima meta». Hai scritto anche questo. A quale destinazione stai pensando e quale piatto tipico vorresti assaggiare?
Avevo comprato i biglietti e prenotato l’ostello a Copenaghen: doveva essere il mio primo viaggio da sola da quando sono diventata mamma. Avrei voluto camminare per chilometri, fermandomi in baretti hipster e assaggiando i migliori smørrebrød della città. È solo rimandato!