Emancipazione femminile e stereotipi: le storie di quattro donne che, grazie al proprio innato talento, eccellono in ambiti professionali/ludici storicamente maschili.
Emancipazione femminile e stereotipi: le storie di quattro donne che, grazie al proprio innato talento, eccellono in ambiti professionali/ludici storicamente maschili.L’emancipazione femminile è un processo eterogeneo in continuo movimento: se sono passati i tempi in cui le nostre colleghe doveva vestire con abiti esclusivamente femminili o avevano bisogno di sfilare in cortei mostrando cartelli “Votes for women” per ottenere il diritto al voto, non sono invece morti certi stereotipi che ci riguardano.
Per fare un esempio attuale, l’immaginario comune vuole che il videogiocatore sia teenager e maschio, mentre uno studio annuale pubblicato dall’Entertainment Software Association afferma in contrario. Seconda l’ESA, infatti, nel 2013 negli Usa il 36% della popolazione giocante era costituita dalle donne sopra ai 18 anni, il 35% da uomini maggiorenni e il 17% da teenager maschi.
I videogiochi non sono l'unico hobby in cui le donne stanno guadagnando terreno in tanti settori tradizionalmente considerati appannaggio maschile: vi raccontiamo quattro storie di donne che hanno ribaltato alcuni tradizionali stereotipi.
Scacco matto per la regina
Judit Polgár, ungherese classe 1976, è cresciuta a pane e scacchi ed è considerata la miglior giocatrice donna nella storia di questo gioco. Nel tempo ha mietuto decine di vittime e, quindicenne, ha detenuto per tre anni un primato eccezionale, quello di più giovane Grande maestro della storia.
Suo padre, avute tre figlie femmine, non ha mai pensato di rinunciare al sogno di far eccellere la propria prole nel gioco degli scacchi solo perché questa aveva il cromosoma XX al posto dell’XY e sua la caparbietà gli ha dato ragione: Judit mirava a diventare campione del mondo, per questo ha sempre partecipato a tornei maschili, ottenendo le prime vittorie importanti, preludio a una lunga serie, a 10 e 11 anni, rispettivamente contro il Maestro Internazionale Dolfi Drimer e il Grande Maestro Vladimir Kovacevic.
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La scala colore si tinge di rosa
Anche il poker è uno sport in cui, fra la massiccia presenza maschile, si cominciano a intravedere delle donne e nel caso dell'americana Vanessa Selbst è opportuno parlare di star più che di comparsa: la trentenne americana è infatti diventata la donna più vincente nella storia del poker mondiale dopo essersi aggiudicata nel 2013 una grandissima vittoria che l'ha portata ai vertici mondiali del poker.
Gli oltre 10 milioni di dollari guadagnati coi vari tornei sono serviti a sigillare il suo primato e l’hanno resa temibile agli occhi di qualsiasi sfidante, e a ragione: le sue vittorie non hanno fatto che aumentare e nel 2014, si legge sulle notizie riportate su poker.it, è tra i giocatori che hanno vinto di più in assoluto, dopo aver dominato le classifiche di settore nei primi mesi dell'anno.
Figlia delle stelle
Anche la Gran Bretagna può vantare una donna da record e questa è l’astrofisica Jocelyn Bell Brunell, che ha saputo trasformare la sua passione per l'astronomia in un lavoro, al punto da diventare la scopritrice della prima pulsar. Purtroppo il Nobel legato alla scoperta della prima stella di neutroni rotante andò soltanto ad Antony Hewish, suo relatore e collega durante la scoperta, e a Martin Ryle.
Nonostante un Premio Nobel non capiti due volte nella vita e il suo fosse sfumato nel 1974, Jocelyn non si è mai persa d’animo e ha continuato a seguire quella passione per l'astronomia diventando, fra l’alto, decano di Scienze all'Università di Bath, presidente della Royal Astronomical Society e visiting professor alla Oxford University.
Donna al volante vittoria costante
Ancora più degli hobby sopra elencati, quello del rally nell’immaginario comune viene automaticamente ricondotto alla figura maschile. Nonostante Danica Patrick non sia l’unica donna pilota a correre nei campionati di massimo livello, è quella che ha vinto le gare più importanti a livello mondiale, come la Indy Japan 300 nel 2008 in Indy Racing League.
La sua storia, semmai ce ne fosse bisogno, sfata il mito che vuole mascolina la donna che si dedica alle cosiddette “attività maschili”: Danica è infatti una modella e testimonial pubblicitaria.
Queste quattro storie ci confermano che gli stereotipi a volte sono duri a morire e la quotidianità ce li mostra in tutta la sua crudezza. Ma l’importante è che, quando alzeremo la testa verso il cielo notturno, ci ricorderemo che oltre alle stelle brillanti ci sono delle pulsar invisibili, scoperte proprio da una donna come noi.