Un padre inconsistente e violento, la Berlino Ovest degli anni Settanta, la routine meccanica della tossicodipendenza: la storia di Christiane F. e dei ragazzi dello zoo di Berlino.
Un padre inconsistente e violento, la Berlino Ovest degli anni Settanta, la routine meccanica della tossicodipendenza: la storia di Christiane F. e dei ragazzi dello zoo di Berlino.La sua storia, raccontata ai due giornalisti del settimanale Stern, è diventata un caso esemplare, una denuncia dell'indifferenza della nostra società verso un dramma sempre attuale: la cruda testimonianza di un'epoca tra le pagine della vita di Christiane F.
La vita di Christiane F.
La storia di Christiane Vera Felscherinow, conosciuta come Christiane F., inizia nella tranquilla campagna di Amburgo, tra i sorrisi affettuosi dei contadini della zona, l’odore dolce e fresco di una natura quasi incontaminata e i colori brillanti dei fiori di campo. Questo è tutto ciò che riesce a ricordare di quel breve, ma felice periodo della sua esistenza.
E’ a partire dal 1968 che i suoi ricordi cominciano a farsi progressivamente più vividi. All’epoca Christiane aveva sei anni, una sorella più piccola, un padre inconsistente e una madre sempre nervosa e indaffarata. Stavano pianificando di trasferirsi in città, a Berlino per la precisione, in un gigantesco appartamento con mobili bellissimi, molte stanze e un soggiorno luminoso. Christiane aveva fantasticato a lungo sulla sua nuova casa e sul suo primo viaggio in aereo per raggiungerla: proprio per questo l’impatto con la realtà fu molto più duro. L’appartamento a Gropiusstad era spoglio, immerso tra i casermoni grigi di una Berlino Ovest in cui esisteva uno stato sociale lasciato totalmente all’incuria di sé stesso e il muro faceva ancora più paura.
I continui e ripetuti atti violenti del padre, le delusioni da lui causate e l’indifferenza della madre faranno maturare in Christiane quella voglia di evasione che la porterà a percorrere insieme ad altri ragazzi, anche loro vittime del contesto e privati del sogno di un futuro, le strade buie di quella capitale tedesca underground in cui droghe pesanti e leggere dilagavano. E così, insicura, impacciata e ancora impreparata alla vita scoprirà l’eroina e il suo volto inizierà a confondersi con quelli lividi dei tanti ragazzi ammassati attorno alla stazione dello zoo di Berlino. Inizia così la sua storia di tossicodipendenza fatta di dolore, alcol e prostituzione minorile.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: il libro
La storia di Christiane F. è racchiusa tra le pagine del libro “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (Wir Kinder vom Bahnhof Zoo), pubblicato per la prima volta nel 1978 a puntate sul settimanale Stern.
Il libro nasce da una serie di interviste che i giornalisti sostennero, nel corso di quello stesso anno, con Christiane, imputata e testimone di un processo conclusosi con la condanna per detenzione di droga e ricettazione.
Il racconto veritiero, crudo, senza filtri e senza spiegazioni destò molto scalpore in tutto il mondo, sia per la giovanissima età dei suoi protagonisti sia per le vicende narrate.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: il film
Nel 1981 la vita di Christiane F. diventa un film, con la regia di Uli Edel e la colonna sonora di David Bowie. Si trattò di uno dei maggiori successi cinematografici di quell’anno, anche se la trama, rispetto al libro, è molto più semplificata.
Mancano le riflessioni sulla società dell’epoca e non permette di immergersi fino in fondo nello sconforto di trovarsi in una situazione simile, di capire e prevedere i gesti che compongono la routine meccanica della tossicodipendenza, di immedesimarsi con la mente instabile di una giovane ragazza che sogna e poi, da sola, distrugge i suoi sogni rendendosi conto della loro assurdità.
La mia seconda vita: Christiane F. oggi
Il circolo vizioso che coinvolge Christiane è tragico. I suoi pensieri cambiano alla velocità della luce, tutto diventa molto ripetitivo, ogni momento è uguale all’altro e i suoi amici muoiono. Tenta più volte di disintossicarsi, ma pensando di non avere più la possibilità di smettere, decide di suicidarsi iniettandosi una dose molto alta di eroina. Il suicidio, però, non avviene. Christiane è rimasta in vita e ha una seconda possibilità. A partire da quel momento cercherà di cambiare, ma solitudine, insicurezza e paura sono sempre in agguato in lei, le persone la giudicano in base al suo passato e il suo corpo le ricorda costantemente quello che è stato.
Nel 2013 viene pubblicato “La mia seconda vita” in cui la protagonista di quel libro divenuto ormai simbolo di una gioventù falciata racconta la sua vita dal 1980 a oggi con commozione e senza filtri.
Con tono realistico illustra la sofferenza del suo corpo straziato da una serie di malattie causate dall’eroina, le continue ricadute ed il dolore per la perdita della custodia del figlio.
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: la serie TV Amazon
Una serie TV targata Amazon e costituita da 8 episodi ha risvegliato l’interesse nei confronti della storia di Christiane F.
Diretta da Philipp Kadelbach, la serie vede dei giovanissimi attori come protagonisti, quasi tutti esordienti. A differenza del libro e del film, però, allarga i riflettori: il racconto non riguarda soltanto Christiane, ma anche gli altri personaggi (anche se lei continua ad essere al centro della narrazione).
La cura dei dettagli descrive perfettamente il mondo della Berlino degli anni Settanta, mentre i costumi e la scenografia ci permettono di immergerci nell’atmosfera dell’epoca. Al tempo stesso, però, le immagini edulcolorate, i dialoghi sfocati dalle luci dei locali notturni e i racconti tra i protagonisti non riescono a trasmettere l’aspetto disturbante e sgradevole della storia stessa, quasi offuscata da aspetti puramente visuali.