Fuochi e lucie fanno festa sul Lago di Como
Fuochi e lucie fanno festa sul Lago di ComoQuel ramo del lago di Como che si estende fino alla punta di Bellagio ospita la piccola Isola Comacina, l’unica nello specchio d’acqua: lunga quasi 600 m e con un perimetro di circa 2 chilometri, è stata testimone nei secoli più lontani del passaggio di nobili, di soldati e di regnanti, oltre a battaglie e distruzioni. A ricordo e testimonianza di tutto questo, il sabato e la domenica dopo il 24 giugno, festa di san Giovanni, l’isola e la costa lacustre si rianimano, di giorno e di notte, per una straordinaria festa. Quest’anno l’appuntamento è per 28 e 29 giugno.
Questo punto del lago, il golfo tra l’isola e la terraferma, è chiamato Zoca de’ l’Oli, recipiente dell’olio, tanto l’acqua è calma, e l’isola costituiva per il commercio e il passaggio un luogo strategico di controllo. Si dice che Plinio il Giovane la scelse per farci costruire una villa, ma acquisì maggiore importanza a partire dal V secolo, quando sant’Abbondio, vescovo di Como, vi fece erigere l’oratorio di Sant’Eufemia; nel Mille il suo successore lo fece restaurare. Nel corso di quei secoli vi furono seppelliti anche dei vescovi, tanto che gli archeologi hanno pensato che vi siano ben nove stratificazioni di edifici sacri.
La piccola isola fu molto probabilmente anche munita di mura, fino a che non fu assorbita dall’impero longobardo. Da questo momento lo scoglio divenne rifugio di numerosi sovrani sconfitti dalle orde barbariche, come Gaidulfo, Cuniperto, i figli di Berengario. L’alleanza con Milano e il contrasto con Como sarà però fatale: il 24 giugno del 1169 il Barbarossa e i comaschi la devastarono, espugnando il Castel d’Isola.
Da quel momento l’isola cadde nell’oblio e rimase deserta. La sua storia antica, violenta e pesante, però, fu ingentilita successivamente da una leggenda, che è sostenuta da un documento del 1683. Siamo nel 1435, l’inverno ha portato tempeste, grandine e gelo, tanto che non c’è quasi più niente da mangiare. Una sera arriva un pellegrino a bussare alla porta di una casolare, chiedendo l’elemosina: il contadino gli spiega che non ha nulla, che il raccolto è andato distrutto. Il pellegrino, però, che in realtà era san Giovanni Battista, invita l’uomo ad andare sull’isola e a scavare sotto un noce; lì avrebbe trovato le rovine dell’antico tempio cristiano abbattutto dai comaschi. In cambio del restauro della chiesa, di una processione e della messa il 24 giugno di ogni anno, il santo avrebbe protetto quelle rive dalle tempeste. E così è stato.
A partire dalla seconda metà del Novecento la festa in onore di san Giovanni Battista ha acquisito una nuova e ‘colorata’ fisionomia. La sera della vigilia quest’angolo di lago si illumina: sui balconi e sui davanzali delle case, lungo le rive, si appoggiano tanti lumini accesi, e la stessa cosa avviene sull’acqua; in passato galleggiavano i lumaghitt, fatti con i gusci delle lumache (mangiate prima con la polenta in questa vigilia), con dentro un po’ di olio e uno stoppino. Il lago è popolato di barche e battelli di ogni genere. I lumini e lo spettacolo di fuochi artificiali ricordano l’incendio che distrusse l’isola nel lontano 1169.
Il giorno dopo fedeli e sacerdoti, a bordo delle tipiche imbarcazioni da lago, le lucie, si recano in processione all’isola, portando le reliquie dei santi alla Pieve. Nel pomeriggio gli spettatori possono assistere a canti e balli tradizionali dove si esibiscono gruppi folcloristici dei paesi limitrofi, compresi quelli con gli abiti che ricordano Renzo e Lucia dei Promessi Sposi. L’accanita Regata di San Giovanni vede in competizione le lucie da lago nel percorso che va da Ossuccio a Sala Comacina.
L’isola conserva numerosi punti di interesse: i resti di una casa-torre altomedievale, un’aula battesimale datata tra il V e il IX secolo, la chiesa di San Pietro in Castello, quella di San Giovanni Battista, quella di Santa Maria del Portico e la basilica di Santa Eufemia, il complesso dei Santi Faustino e Giovita e tre interessanti case per artisti in stile razionalista, costruite alla fine degli anni Trenta del Novecento.