A Ivrea divertimento, folclore, storia e leggenda
A Ivrea divertimento, folclore, storia e leggendaOgni anno, durante il Carnevale, la città di Ivrea si tinge di arancione: le arance diventano, infatti, delle armi in una particolare battaglia: lanciatori sui carri e ‘aranceri’ di diverse squadre si sfidano a suon di agrumi. Sebbene sia il suo momento più famoso, la Battaglia delle arance è solo una delle tante tradizioni che compongono lo Storico Carnevale di Ivrea, una delle più antiche e conosciute manifestazioni carnascialesche d’Italia, che raggruppa un’infinità di storie e leggende locali, stratificatesi nel corso dei secoli e che attira un numero sempre più consistente di turisti che accorrono da ogni parte appositamente per assistervi.
Nel 1808, infatti, le autorità napoleoniche che reggevano il governo della città promossero, per motivi di ordine pubblico, l’unificazione delle feste carnevalesche rionali e degli antichi riti di fertilità che ancora nel XIX secolo erano praticati da gran parte della popolazione. Allo stesso tempo, si cercò di collegare sempre di più questa festività con gli ideali libertari propri della Rivoluzione Francese sia attraverso l’adozione del berretto frigio, icona rivoluzionaria, come indumento identificativo dei partecipanti alla festa sia attraverso la ricerca di episodi di lotta contro la tirannide nel passato del territorio eporediese.
A questo scopo, fu recuperata un’antica leggenda, secondo la quale la figlia di un mugnaio di Ivrea, Violetta, nel giorno del suo matrimonio fu trascinata dal signorotto locale nel Castellazzo, luogo in cui risiedeva. Costui era, infatti, deciso ad avvalersi dello ius primae noctis, ma la bella Mugnaia, recatasi nella sua dimora con una spada nascosta sotto le vesti, riuscì a mozzargli la testa e la mostrò, vittoriosa, al popolo dando così inizio a una rivolta che ebbe come esito l'abbattimento del maniero del tiranno. La ‘Vezzosa Mugnaia’ divenne, perciò, una figura centrale dei festeggiamenti del Carnevale di Ivrea, come incarnazione della ribellione contro l’ingiustizia e la tirannide, e ancora oggi è interpretata da una giovane donna sposata, che viene acclamata dagli spettatori al suo passaggio.
Anche l’uso delle arance durante i festeggiamenti iniziò a diffondersi nel corso dell’Ottocento: questo frutto, allora ritenuto esotico, era lanciato, infatti, in segno di omaggio o per attirare l’attenzione (proprio come avviene altrove con i semplici coriandoli). Nel secondo dopoguerra, però, iniziarono a formarsi delle bande di aranceri a piedi e furono allestiti dei carri ‘da getto’,trainati da due o quattro cavalli, dai quali squadre di lanciatori tiravano arance ingaggiando battaglia nelle piazze della città contro i loro concittadini a piedi. L'iniziativa, nata al di fuori dell'ufficialità delle celebrazioni, fu immediatamente fatta propria dagli organizzatori e ricondotta agli ideali d’indipendenza e di lotta alla tirannia propri del Carnevale di Ivrea: i carri diventarono una rappresentazione degli sgherri sottoposti agli ordini del tiranno, ben armati e muniti di protezioni adeguate, mentre le squadre a piedi simboleggiarono le bande popolane in rivolta.
La stratificazione di elementi folcloristici, storici e leggendari di questo Carnevale è resa perfettamente omogenea attraverso un rigido e complesso cerimoniale che ha inizio fin dal giorno dell’Epifania, quando il Generale, capo riconosciuto della festa che rappresenta il governo napoleonico del primo Ottocento, viene presentato alla città.
Durante le giornate che vanno dal Giovedì Grasso al Mercoledì delle Ceneri si susseguono numerosissimi eventi e cerimonie, tra cui spiccano per importanza, oltre alla già citata Battaglia delle arance, la Sfilata del corteo storico, alla quale partecipano carri, gruppi folcloristici, bande musicali e tutte le figure principali del Carnevale (come la Mugnaia e il Generale), e l’Abbruciamento degli Scarli, che ha luogo il Martedì Grasso nelle piazze dei rioni e conclude simbolicamente la festa. In questa occasione, gli scarli, alti pali coperti di erica e ginepro, vengono incendiati in segno di vitalità e buon augurio.
A conclusione di tutte le celebrazioni e i festeggiamenti, il Mercoledì delle Ceneri la Mugnaia, il Generale e gli altri personaggi caratteristici, dismessi i loro costumi storici, partecipano alla tradizionale distribuzione di polenta e merluzzo insieme al resto della cittadinanza, congedandosi così dal Carnevale e dandosi appuntamento all’anno successivo.