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Visitare Milano: le cose da vedere

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A Milano serpenti, diavoli e boschi sacri

Alla ricerca dell'anima più antica e segreta della città lombarda: Milano tra streghe, santi e demoni. 

Alla ricerca dell'anima più antica e segreta della città lombarda: Milano tra streghe, santi e demoni. 

Il capoluogo lombardo rievoca con il suo nome tutto fuorché il mistero: il traffico, la vita mondana, gli affari. Eppure anche questa città può nascondere aspetti inusuali e un po’ inquietanti. Esempi interessanti si trovano presso le chiese, fra le più note della metropoli.

La nostra caccia all’inconsueto ha inizio.

Cominciamo con la basilica di Sant’Ambrogio, sicuramente fra le architetture più antiche e belle della città. Fu fondata dallo stesso sant’Ambrogio nel 386. All’interno, presso la navata sinistra, è possibile notare la Colonna del Serpente, di epoca tardo-romana: ornata in alto con un sinuoso serpente di bronzo, dono dell’imperatore Basilio II nel 1007. Si diceva un tempo che la piccola scultura fosse appartenuta a Mosè; ma il serpente simboleggia la ciclicità del tempo e l’eternità, e così, secondo la leggenda, quando il serpente cadrà dalla colonna sarà il primo segnale della fine del mondo. E di fianco alla basilica è ancora possibile ammirare la colonna del Diavolo: risalente al II secolo dopo Cristo, aveva la particolarità di avere due fori, che si diceva fossero stati fatti dalle corna di Satana.

Spostiamoci ora verso Porta Ticinese, uno dei luoghi preferiti per la movida. Qui si trova la basilica di Sant’Eustorgio, che fu fondata probabilmente nel IV secolo. Il luogo è ricco di particolarità e singolarità. Il campanile della chiesa, per esempio, non porta sulla cima una croce ma una stella a otto punte; questo perché la basilica è strettamente legata ai re Magi, e nel cui interno si conserva un’urna dove si dice vi siano alcune reliquie dei tre Re. La tradizione esoterica invece riconduce la stella a otto punte alla quella Polare e alla rosa dei venti, che con i suoi punti cardinali simboleggia il centro spirituale del mondo.

La cappella Portinari, riccamente affrescata, ospita dipinti dedicati a san Pietro da Verona, predicatore, esorcista e martire; sulla parete sud si può ammirare il Miracolo della Falsa Madonna. C’è il santo che mostra un’ostia a una Madonna con il Bambino in braccio; osservando meglio, però, le due figure hanno le corna! La leggenda racconta infatti che san Pietro fu invitato da un eretico che evocò il demonio: questo apparve sull’altare camuffato da Maria con Gesù in braccio, dimenticando di nascondere le corna. San Pietro, per allontanarlo, alzò l’ostia e lui fuggì. Sulla piazza davanti alla chiesa è la statua del santo, che fu ucciso nel 1252 dagli eretici con un falcetto conficcato sulla testa e un pugnale nel cuore.

Il tema dell’eresia e della caccia alle streghe è riscontrabile ancora oggi a Milano.

La sua ricerca ci porta nella zona di via Quadronno, in Porta Romana. Nei secoli passati qui si trovava una fitta foresta, dove si diceva che avvenisse il ‘gioco di Diana’, ovvero un sabba satanico in occasione del quale le streghe della città incontravano Satana. I documenti ci raccontano che alla fine del Trecento furono processate per stregoneria due donne, che confessarono di avere preso parte a questi ‘giochi’: durante il rito, alla quale partecipavano anche anime morte e animali, Diana, cioè la Signora d’Oriente (il diavolo) insegnava alle partecipanti a usare le erbe a scopo curativo, come sciogliere i malefici e come ritrovare gli oggetti perduti. La prima volta la condanna fu relativamente mite, e le donne dovettero compiere un percorso di espiazione per le strade della città, fino alla basilica di Sant’Eustorgio, indossando un abito con delle vistose croci gialle. Ma, accusate nuovamente sei anni dopo, nel 1390, il Tribunale dell’Inquisizione le condannò al rogo.

Questo breve viaggio nella Milano inconsueta non può che terminare nel cuore vero della città, in piazza Duomo. Furono i Celti a insediarsi qui per primi: dove ora è la piazza si trovava il nemeton, il bosco sacro dei Galli Insubri, dove si celebravano le cerimonie e i sacrifici, anche umani; la divinità che adoravano era forse la dea Belisama. Sempre a una divinità femminile, Minerva, i Romani dedicarono qui il loro tempio principale, e i cristiani proseguirono questa consuetudine, dedicando il duomo a Santa Maria Nascente. Secondo il mito, infatti, sotto alla piazza sgorga una sorgente, e l’acqua è simbolo di fecondità e maternità: presso questa si troverebbero statue miracolose, fra cui anche una Madonna nera, figura già venerata anche dai Celti.

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