La festa della Madonna della Bruna a Matera
La festa della Madonna della Bruna a MateraUn carro che assomiglia a una nave, ricca e fastosa, porta in processione a Matera la statua della Vergine. La festa della Madonna della Bruna che si celebra il 2 luglio di ogni anno è strettamente legata al terrore delle incursioni saracene di tanti secoli fa. L'avvistamento delle navi con la mezzaluna sulla bandiera era annunciato con una frase: "All'armi, all'armi, la campana suona / sono sbarcati i turchi alla marina". A questi fatti e a quei periodi sono collegate tante feste e tante celebrazioni, che ricordano per esempio gli orrori e i miracolosi interventi di santi a protezione della costa italiana dai soldati ottomani. E quella della Madonna della Bruna pare si riallacci dunque a questi eventi storici. Di spedizioni al contrario, invece, quelle di incursioni di navi cristiane in terra turca, ce ne fu solo una, da Bari nel 1087, quella a Myra, in Licia, per il trafugamento delle ossa di san Nicola.
La festa ebbe origine nel 1380 per opera dell'arcivescovo Bartolomeo Prignano, il futuro papa Urbano VI, e si celebra ogni 2 luglio, giorno della Visitazione. Il nome 'Bruna' potrebbe provenire dal monte Hebron, in Giudea, dove Maria andò a visitare Elisabetta per annunciarle che era incinta. ‘Bruna’ però può essere intesa anche come scura in volto, allo stesso modo delle madonne bizantine. La processione vede come primi protagonisti i pastori. Già all'alba sono in cattedrale dove prendono il Quadro della Vergine che porteranno in giro per la città. Intanto a Piccianello, località appena fuori Matera, c'è un carro colmo di addobbi; fu il conte Carlo Tramontano, alla fine del Quattrocento, a introdurne l’uso. Al suo allestimento lavorano già alcuni mesi prima gli artigiani della città: falegnami, carpentieri, tappezzieri, pittori, cartapestai e altri ancora. Negli archivi sono ancora conservati i progetti e gli addobbi che sono stati creati nel corso dei secoli, sempre caratterizzati dalla ricchezza e dalla fastosità. Il carro ricorda la forma di una nave: sulla prora, davanti, sorregge schiere di angeli che nascondono la cella dove siede il cocchiere, alla guida di quattro o cinque pariglie di muli, dai ricchi finimenti. Al centro del carro è la rappresentazione di un episodio del Vangelo in cui Maria è protagonista: la Visitazione, l'Annunciazione o l'Assunzione. A poppa invece sta un baldacchino dorato, che ospiterà successivamente la statua della Bruna, portata qui da un corteo formato da un centinaio di cavalieri e dal clero.
Da qui, poi, la processione riparte in senso inverso: il corteo con la statua della Madonna arriva fino in piazza del Duomo, e per simboleggiare la presa di possesso e di protezione sulla città il carro fa il giro tre volte, mentre le grida della gente si fanno sempre più alte. Quindi la Madonna viene sollevata dal baldacchino e riportata in chiesa; il carro, invece prosegue il suo percorso verso piazza Municipio e in piazza della Fontana; e qui avviene l’inaspettato: la gente salta sul carro e comincia a depredarlo, portando via addobbi, statuette, baldacchini, il tutto accompagnato da botti e fuochi pirotecnici. A notte fonda, i muli riportano a Piccianello lo scheletro del carro completamente spoglio.
Ci sono alcune leggende che spiegano quello che accade il 2 luglio. Una racconta che un giorno una giovane signora, in aperta campagna, chiese un passaggio a un uomo che portava un carro. Giunti proprio a Piccianello, la signora volle scendere e chiese al carrettiere di portare lì tutti i notabili del paese. Una volta arrivati lì, gli uomini con grande stupore vi trovarono la statua della Madonna; la cavalcata dalla città a Piccianello, perciò, ricorderebbe questo momento di stupore. Anche la ragione del saccheggio è nascosta in una leggenda, anzi due. Si dice infatti che i saraceni, avendo saputo di questa celebrazione, volessero rubare la statua della Madonna e fare saccheggio; per evitarlo, i materesi nascosero il simulacro in un carro pieno di fieno, lasciando sfilare il carro addobbato senza l’immagine, e portando via loro stessi gli addobbi per evitare che finissero in mano ai saraceni. Un’altra storia invece ha come protagonista il conte Tramontano, che aveva promesso al popolo denaro e nuovi addobbi ogni anno per la celebrazione della festa. Non fidandosi del tiranno, i materesi riuscirono a fargli mantenere la promessa spogliando il carro alla fine di ogni celebrazione.