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Una folle corsa verso il paese

Buoi e carri nella gara di Portocannone

Buoi e carri nella gara di Portocannone

L’impeto, l’impegno e la tensione ricordano la leggendaria corsa delle bighe di Ben Hur, con la polvere che si solleva e il tifo che si scatena durante il percorso. Non è un film, però, ma una gara accesissima che si svolge ogni anno a Portocannone, in provincia di Campobasso, nel Molise, il lunedì dopo la domenica di Pentecoste: è la Corsa dei Carri, trainati non da cavalli ma da buoi.

Le squadre partecipanti, dette ‘partiti’ sono tre: i Giovani, con i colori celeste e bianco; i Giovanotti, i cui colori sono il rosso e il giallo; i Xhuvëntjelvet, con il colore arancione. Il carro usato per la gara assomiglia a un calesse, ha due ruote e porta sopra tre uomini, di cui solo uno sarà alla guida e dirigerà nella corsa i due buoi aggiogati. L’onere economico dell’evento è interamente a carico di ciascun partito e dei suoi soci, che sono naturalmente gli abitanti del paese: ogni gruppo infatti si occupa dell’acquisto e della cura degli animali, degli allenamenti e del loro mantenimento durante il corso dell’anno. Il percorso in linea è lungo circa 3 chilometri e mezzo; la partenza è al Vallone delle Canne, quindi il tracciato si snoda con tratti rettilinei e curvilinei e leggere salite, alternando asfalto e strada sterrata; in alcuni punti sono previste due corsie, in modo che i carri possano scegliere il percorso oppure effettuare sorpassi più agevolmente. La gara termina con un ultimo tratto in salita, fino ad arrivare sotto l’arco del borgo Costantinopoli, ingresso al Borgo Vecchio.

La festa inizia la domenica sera, quando i sostenitori di ogni fazione organizzano nella piazza uno spettacolo di fuochi d’artificio che si chiude con l’accensione di una lunga catena di polvere da sparo, lunga anche 100-150 metri: dopo averla accesa a un’estremità, il cateniere (che è anche colui che guiderà il carro il giorno successivo) svolge la catena e la sposta, cercando di non spezzarla, fino all’arco del borgo Costantinopoli, in modo che lo scoppio finale avvenga sotto l’arco, come segno di buon auspicio per la corsa. Lunedì avviene il sorteggio per l’ordine di partenza dei carri verso il Vallone delle Canne, e nel pomeriggio tutto è pronto per la gara: dopo aver ricevuto la benedizione davanti alla chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, affinché la Madonna di Costantinopoli protegga tutti durante la corsa, tutti si dirigono verso il punto di partenza. Qui i carri si fermano così come arrivano: al momento del via, dato dal sindaco con la parola ‘Girate!’ e il colpo di pistola, gli addetti ruoteranno di 180° i carri, che hanno sopra già i tre ‘carristi’, lanciando la corsa. Durante la gara i buoi sono lanciati a forte velocità, stimolati dai pungoli di 11 cavalieri che li affiancano e che anche da dietro spingono il carro; è obbligatorio che tutti coloro che partecipano alla gara indossino un caschetto di sicurezza. Non mancano momenti emozionanti, visto che spesso si può assistere a sorpassi e manovre audaci.

Il partito vincitore, oltre a ricevere le congratulazioni da parte degli sconfitti, intonerà l’inno della vittoria (La canzone del Piave) e offrirà a tutti cibi e bevande. Il giorno dopo i tre carri parteciperanno alla processione con la statua della Vergine, e spetterà ai vincitori portare la riproduzione del dipinto della Madonna di Costantinopoli, patrona di Portocannone. Il paese e anche quelli limitrofi fanno parte dell’area arbëreshë, di origine albanese: per questo il nome di una di squadra è Xhuvëntjelvet e la piazza dove termina la corsa si chiama Skanderbeg, nome dell’eroe albanese. L’origine di questa festa si riallaccia a una leggenda: gli albanesi, giunti nel XV secolo su questa terra rigogliosa e incontaminata, erano indecisi su dove fondare la propria città. Decisero dunque di affidarsi alla sorte, facendo scegliere il luogo in base a dove una coppia di buoi aggiogati, portando sul carro l’immagine della Madonna di Costantinopoli, si sarebbe fermata. Il quadro che viene ancora oggi portato in processione sarebbe lo stesso che arrivò con i profughi.

Nei dintorni altri due borghi conservano la tradizione delle corse dei carri, organizzate in modo molto simile: a San Martino in Pensilis la Carrese, lunga ben 9 chilometri, si corre il 29 aprile, festa del patrono san Leone. Il 2 e 3 maggio è la volta del paese di Ururi, in occasione delle celebrazioni del Legno della Croce