Il passo del Piccolo San Bernardo
Il passo del Piccolo San BernardoAnticamente si credeva che i passaggi alpini fossero stati costruiti da Ercole: l’eroe, infatti, era l’unico che con la sua forza semidivina potesse compiere imprese tanto colossali. Ce lo racconta Polibio, nel II secolo a.C., riferendosi al passo del Piccolo San Bernardo, la via che collegava l’impero romano alla Gallia. Oggi il passo è collocato sul confine tra Italia e Francia, collega la Valle d’Aosta, in particolare la valle di La Thuille, con la regione francese della Tarantasia.
Ma i racconti di Polibio e Strabone non riguardano di certo episodi pacifici: prima dei Romani la zona era abitata dai Salassi, che si opposero con tutte le forze al dominio romano difendendo le loro terre con ogni mezzo, dapprima imponendo pesanti pedaggi, poi con scontri e battaglie cruente. Secondo una leggenda locale i Salassi sarebbero i discendenti di Ercole. Già nel 25 a.C., però, milizie, commercianti e viaggiatori potevano transitare tranquillamente in questa zona, dal momento che i popoli locali erano stati sterminati per facilitare l’espansione dell’impero romano.
La strada era un’importante via di commercio, su cui transitavano rame, piombo, marmi, salgemma, resina, ma anche cibi tra cui formaggio e carni. La strada era utilizzata anche per la transumanza stagionale del bestiame. Sulla cima del passo sorgeva una mansio con scuderie, luoghi di ristoro e alcuni edifici di culto dedicati a Ercole. La città di Ivrea, l’allora colonia di Eporedia, fu fondata proprio in seguito a questi episodi, subito dopo la conquista dei Salassi, come avamposto all’imbocco della valle.
Sebbene molto antica, la strada che si conserva oggi venne fatta costruire da Augusto, con la volontà di unire i territori d’oltralpe con il resto della penisola. La sua costruzione fu una vera e propria impresa architettonica: ne è un esempio la galleria scavata nella montagna a Donnaz.
L’antica via partiva propria da Ivrea, arriva ad Aosta e proseguiva nella valle superando il confine montuoso. Augusta Praetoria, l’attuale Aosta, risale al 25 a.C.: fu edificata in questo punto strategico per raggiungere facilmente i valichi alpini. Da qui la strada si biforcava per il passo del Piccolo San Bernardo, chiamato Alpis Graia o per il Gran San Bernardo, Alpis Poenina.
Se si vuole percorrere a piedi la strada, si consiglia di partire da La Thuile; da qui si sale percorrendo la ‘Vieille Route’, costeggiando la Dora di Verney. Si continua a salire e si supera Grande-Golette, la frazione più alta, fino a quando si supera il ponte sull’affluente. La strada continua e attraversa il borgo di Pont Serrand; tra prati e baite possiamo ammirare sullo sfondo la cima del Monte Bianco, fino ad arrivare in località Cantine quasi al confine con la Francia.
Giunti al passo, nonostante il panorama mozzafiato che già da solo basta a rendere il sito straordinario, ci sono diversi luoghi da vedere. Cominciamo con il lago Verney, di origine glaciale, il più grande della valle d’Aosta. Proprio sul confine vediamo un sito preistorico costituito da un cerchio di monoliti, dalle origini e funzioni sconosciute. È il cromlech del piccolo San Bernardo, probabilmente costruito dai Salassi, che appartenevano alla tradizione celtica, e utilizzato come luogo di culto.
La colonna di Giove è posizionata sul punto più alto del monte, e indica la passata presenza romana nel territorio con la sommità occupata dalla statua di San Bernardo; un tempo serviva come ‘faro’ per i viaggiatori notturni. In tutta la regione sono stati ritrovati interessanti testimonianze del passato romano della regione, che si manifesta, oltre che nell’architettura, soprattutto nei reperti; è il caso dei bronzetti raffiguranti Giove guerriero, oggi conservati presso il Museo Archeologico Regionale di Aosta.
Poco distante si estende il Giardino alpino Chanousia, del 1897, che prende il nome dal suo fondatore l’abate Chanoux. La zona presenta le migliori condizioni climatiche per la crescita della flora alpina. Il giardino è suddiviso in diversi ambienti tipici dell’area alpina: le rupi silicee, la prateria alpina, la torbiera, il prato unico e altri, con oltre 1200 specie. Vicino al giardino è l’Ospizio, costruito intorno all’anno 1000. La leggenda racconta che, se si accosta l’orecchio alla parete, si sentono le urla del diavolo provenienti dal profondo della Terra. Più avanti si nota il Monuments des Quatre Vents, che come dice il nome stesso, veniva utilizzato dal doganiere per ripararsi dal vento che soffia frequente in queste zone.