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Primitivo, vino forte come il sole

In Puglia, tra masserie, viti e antiche colonie albanesi

In Puglia, tra masserie, viti e antiche colonie albanesi

Un vino rosso, di sapore gradevole e pieno, che è diventato famoso relativamente da pochi anni. Eppure in Puglia le viti da cui viene prodotto esistono da molto tempo, da oltre 2000 anni. La Strada del Vino Primitivo di Manduria e Lizzano DOC è stata creata proprio per far conoscere il territorio in cui nasce, caldo, rigoglioso e pieno di storia. Il percorso parte dalla costa, per la precisione da Taranto, e si inoltra nell’interno in un susseguirsi di terre coltivate, antichi centri dei Messapi e colonie albanesi.

Il Primitivo di Manduria è un vino a cui è stata data la DOC nel 1974. Viene prodotto nelle province di Taranto e Brindisi, nei comuni di Manduria, Lizzano, Sava, San Marzano di San Giuseppe, Avetrana, Maruggio, Torricella, Pulsano, Oria, Erchie e Torre Santa Susanna. La leggenda vuole che siano stati gli Illiri, dalla Dalmazia, a portare il vitigno in Puglia più di 2000 anni fa; probabilmente fu coltivato prima lungo le coste ionico-salentine, poi  si diffuse anche nelle Murge, tra Bari e Taranto. Il nome ‘primitivo’ si riferisce alla maturazione precoce dell’uva, e questo fa sì che nella stagione avanzata la vite dia ancora grappoli, permettendo un’ulteriore, anche se scarsa, raccolta. Il vino ha un bel colore rosso intenso e si distingue per la gradazione alcolica piuttosto alta: infatti non è mai inferiore ai 14 gradi, mentre le sue versioni dolci e liquorose possono raggiungere anche i 18. Il Lizzano, invece, viene prodotto nelle versioni bianco, rosso e rosato. Il bianco è prodotto con uve di Trebbiano toscano e Pinot bianco in uguale quantità; il colore è bianco verdolino, il profumo è fruttato e la gradazione alcolica è 12 gradi. Il rosso, invece, si produce con un 60% di Negroamaro e un 40% di Montepulciano; la gradazione è di 12,5°, il colore è rosso granato, il sapore è corposo e il profumo gradevole e persistente. Il rosato invece ha come percentuali di uve utilizzate 70% di Negroamaro e 30% di Montepulciano; è un vino secco con gradazione alcolica di 12,5°, colore rosa vivo, con profumo fruttato e sapore fresco.

Da Taranto ci si sposta a San Giorgio Ionico, che venne fondato dagli albanesi alla fine del XV secolo, quindi a Monteparano, che fu anch’esso colonia albanese, fondato nel Quattrocento. Si tocca quindi Roccaforzata, posta  nel settore occidentale delle Murge. Abitato inizialmente da una colonia di albanesi, conserva un palazzo baronale del XVI secolo. Faggiano, posto nelle Murge Tarantine, fu popolato (XV secolo) da coloni albanesi, divenendo un centro molto importante della cosiddetta ‘Albania Salentina’, nonché sede del primate greco-albanese del Tarantino. Pulsano invece conserva ancora il castello di impianto normanno, che divenne poi sede baronale e ora è municipio. Nella chiesa di Sant’Antonio si può ammirare un pregevole affresco duecentesco. Nei dintorni, la stazione preistorica dell’Età del Bronzo a Torre Castelluccia. Presso la costa ionica è Leporano: nei pressi sono i resti archeologici attribuiti all’antica città greca di Satyrion, con un santuario greco del VII-VI secolo a.C. Unico esempio nel territorio è invece una villa romana del III-IV secolo.

Dopo San Marzano, Fragagnano e Sava si giunge a Manduria, che fu uno dei principali centri dell’antico popolo dei Messapi. Conserva molte bellezze architettoniche e artistiche, come il duomo, i palazzi barocchi, il ghetto ebraico; la cappella di San Pietro Mandurino fu edificata su una grotta adibita a chiesa (VIII o IX secolo), e ha vari ambienti decorati da affreschi. A Manduria è stato allestito anche il Museo della civiltà del vino Primitivo, che raccoglie manufatti legati all’agricoltura e alla viticoltura. Gli ultimi centri toccati dal nostro viaggio sono Avetrana (grotte con tracce di insediamenti neolitici), Erchie (santuario di Santa Lucia, ottocentesco), Torre Santa Susanna (chiesa matrice di impianto trecentesco e castello), nei cui dintorni si trova la chiesa bizantina di Santa Maria di Crepacore, di cui rimangono i resti nella masseria Le Torri. Ultima tappa è Oria, antico centro messapico; il nucleo urbano più antico, dalle strade ripide e tortuose e dall’impianto ellittico, è raccolto attorno all’imponente castello svevo, posto sulla sommità di un colle.

www.stradadelprimitivo.it
www.museodelprimitivo.it