Dalle città fantasma alle fabbriche svuotate e dimenticate, il fascino dei posti abbandonati è un trend turistico dilagante. L'hashtag #abandoned conta 7,2 milioni di post
Dalle città fantasma alle fabbriche svuotate e dimenticate, il fascino dei posti abbandonati è un trend turistico dilagante. L'hashtag #abandoned conta 7,2 milioni di postAbbandonato è bello. Lo dicono i designer, che scelgono i teatri dismessi, pieni di erbacce, per le proprie sfilate. Lo dicono gli chef, che grazie a questo tipo di turismo, riscoprono sapori dimenticati. Lo dicono i social, con 7,2 milioni di post dedicati all'hashtag #abandoned e account come Beautiful Abandoned Places da 1,6 milioni di follower, tra cui Chiara Ferragni, Giorgia Palmas e Steve McCurry.
Abandonalism è l'ultimo trend in fatto di turismo ed estetica: scopriamo cos'è.
L'abandonalism è la passione per luoghi e oggetti abbandonati. Secondo la Cnn la tendenza è iniziata nel 2014, con la mostra Ruin Lust, allestita alla Tate Gallery di Londra. Come riporta il Washington Post, dal Canada alla Germania sembra che la vacanza all'insegna dell'abandonalism sia un vero must, magari alla ricerca di fabbriche abbandonate o, perché no, con una puntatina a Chernobyl. Oltre ai viaggi, l'abandonalism influenza anche moda, ristorazione e matrimoni. Sfilate, cene e ricevimenti prendono vita in luoghi sottratti all’abbandono e strappati al declino. Lo mette in evidenza uno studio di Espresso Communication condotto per Galleria Battilossi del designer Maurizio Battilossi, su oltre 30 testate internazionali.
Perché siamo attratti dai luoghi dimenticati? Risponde la sociologa
Ma perché i luoghi abbandonati ci piacciono così tanto? La BBC imputa questo fascino a un misto di paura e nostalgia, con un pizzico di eccitazione, suscitati da questi luoghi. Secondo Sonia Paone, docente di sociologia urbana all’Università di Pisa, «le rovine hanno sempre avuto un fascino perché alludono alla transitorietà dell’opera umana, all’inesorabile trascorrere del tempo, alla caducità delle cose. Oggi la tragicità cosmica di una natura che potrebbe riprendere il sopravvento fa sì che le rovine del tempo presente siano fonte di ispirazione».
Foto: vincentstthomas-123RF
Tutti i numeri dell'abandonalism
Dal 2014 a oggi i numeri che ruotano intorno all'abandonalism sono cresciuti esponenzialmente. Solo sui social, dietro l'hashtag #abandoned ci sono 7,2 milioni di post, mentre #ruins e #abandonedplaces collezionano rispettivamente 3 e 3,7 milioni di post. Canali dedicati al fenomeno come Beautiful Abandoned Places contano 1,6 milioni di follower non proprio tutti anonimi. Tra questi ci sono Chiara Ferragni, Steve McCurry, Giorgia Palmas e Lexie Limitless. Sono tantissimi anche i canali YouTube consacrati a questo tema come "Exploring with Josh", con 3,85 milioni di iscritti, e "The Proper People" che sfiora i 900mila.
I luoghi abbandonati più celebri del mondo
I luoghi abbandonati sono spesso set per eventi estemporanei, ma molto spesso sono anche il punto di partenza per creare nuovi spazi da vivere. Ne è un esempio l'High Line di New York, una ferrovia sopraelevata in disuso dagli anni ’80 diventata poi un parco lineare. Stessa sorte è toccata al tratto di binario lungo 11 km che congiungeva le città francesi di Rosheim e Saint Nabor. Oggi è percorribile e permette di riscoprire paesaggi dimenticati. Anche la Tate Modern è nata recuperando edifici del passato e dando loro una nuova vita. Il museo londinese si trova in quella che un tempo era la centrale termoelettrica di Bankside, chiusa nel 1981. È stata recuperata nel 1995 grazie allo studio di architettura svizzero Herzog & de Meuron. L'operazione, terminata nel 2016, è costata 260 milioni di sterline.
I luoghi abbandonati in Italia
Tra i luogi abbandonati più famosi in Italia c'è la Fondazione Prada. Lo spazio milanese è caratterizzato da diversi padiglioni preesistenti, che occupa la superficie della ex distilleria "Società Italiana Spiriti" del 1910. A questi si sono aggiunti altri spazi di recente costruzione, come la famosa torre. Quest'ultima è stata disegnata dall'architetto olandese Rem Koolhaas, con la collaborazione dello studio Office for Metropolitan Architecture. I nuovi spazi della Fondazione sono stati inaugurati il 18 aprile 2018.
L'abandonalism tra le mura domestiche
Tra tutte le categorie che si fanno ispirare dall'abandonalism, i designer sono quelli più attenti a questo trend. Si parla di rustrial, una sintesi tra industriale e rustico da declinare nell'arredamento. La tendenza recupera il ferro arrugginito per arredare gli interni degli appartamenti newyorkesi, aggiungendo il metallo ai mattoni a vista. Via libera anche al cemento grezzo, ma in chiave green, per spingere sul senso di selvatico proprio dell'abandonalism. Infatti, rustico va bene, ma deve essere anche sostenibile, come il materiale da costruzione realizzato con un mix di sabbia e batteri.
L' abandonalism nell'arte e nella moda
Anche gli stilisti non sanno più resistere al richiamo dell'abandonalism e scelgono location dismesse o ex aree industriali come set per le proprie sfilate. Fabbriche di panettoni, garage di edifici residenziali e persino aeroporti fanno da palcoscenico alle ultime collezioni d’alta moda da Milano a New York. Anche l’arte contemporanea pesca a piene mani in questo nuovo trend. Le opere dialogano con lo spettatore, dando nuovo senso agli oggetti abbandonati. Lo hanno interpretato al meglio i componenti del collettivo canadese Garbage Beauty, che trasforma gli oggetti abbandonati per strada. Un’asse di legno messa vicino a vassoi di plastica, arricchiti della scritta “la table est mise” (la tavola è apparecchiata) diventa immediatamente un tavolo sul quale qualcuno ha appena mangiato. Significativo anche il lavoro dell’artista Jane Perkins, che utilizza rifiuti per dare vita a celebri opere come Ragazza col turbante o Notte stellata.
L'abandolanism in cucina: il fascino delle ricette dimenticate
La passione per l’abbandono scoppia anche a tavola. Oltre ai ristoranti che fioriscono in luoghi dimenticati, si riscoprono anche i sapori, come quello della frutta matura al punto giusto. Spazio dunque al concetto di stagionalità e di orto fatto in casa. La riscoperta di antichi sapori è stata al centro anche della kermesse culinaria Madrid Fusión dove, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Español, gli chef hanno ribadito l’importanza della semplicità nei piatti tradizionali a discapito delle tecniche più elaborate della cucina contemporanea.