Matilda De Angelis veste i panni della prima donna a entrare nell'Ordine degli Avvocati in Italia.
Matilda De Angelis veste i panni della prima donna a entrare nell'Ordine degli Avvocati in Italia.Libera e intelligente. Anticonformista e testarda. E, stando alle immagini della serie Netflix disponibile dal 15 febbraio 2023, anche bellissima e disinibita. Stiamo parlando di Lidia Poët, prima avvocata italiana protagonista di La legge di Lidia Poët, trasposizione prodotta da Groenlandia creata da Guido Iuculano e Davide Orsini. A vestirne i panni oggi è l'attrice Matilda De Angelis, che dona un fascino ma anche un'ironia irrestibile ad un personaggio iconico nella storia del femminismo italiano.
Chi era Lidia Poët
Lidia Poët nasce Traverse, borgata di Perrero in val Germanasca (TO) il 26 agosto 1855. Di famiglia valdese, frequenta il "Collegio delle Signorine di Bonneville" ad Aubonne, cittadina svizzera sul lago Lemano. Nel 1871 consegue la patente di Maestra Superiore Normale e, tre anni dopo, quella di Maestra di inglese, tedesco e francese.
Quando torna a Pinerolo, i suoi genitori sono morti, ma lei ha voglia di continuare gli studi. Dopo aver conseguito la licenzia liceale nel 1877, si iscrive all'Università di Torino. Dapprima sceglie medicina, entrando a contatto con le teorie di Cesare Lombroso. Ma poi abbandona questo percorso, preferendo la facoltà di Legge.
La laurea di Lidia Poët
Lidia si laurea il 17 giugno 1881 con una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. Alla sua discussione, accorrono oltre cinquecento studenti e il senatore e suo futuro dominus Cesare Bertea. Lui le rivolge parole di ringraziamento in nome "dell’umanità e della libertà".
L'iscrizione all'Ordine e le prime proteste
Nei due anni seguenti fa praticantato presso lo studio di Bertea e lo assiste alle sessioni dei tribunali. Supera l'esame di abilitazione con il voto di 45/50 e chiede l'iscrizione all'Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino. Ma attorno a sé Lidia non trova solo consensi.
Infatti, la sua richiesta viene osteggiata dagli avvocati Desiderato Chiaves, ex ministro dell’interno e da Federico Spantigati. I due, per protesta dopo l'ammissione e l'accoglimento dell'istanza, si dimettono dall’ordine. Il 9 agosto 1883 Lidia Poët diventa la prima donna ammessa all’esercizio dell’avvocatura.
Revoca dell'iscrizione
Ma questo successo non dura a lungo. A molti la rivoluzione iniziata da Lidia non va giù. Infatti, il procuratore generale del Regno mette in dubbio la legittimità dell’iscrizione e impugna la decisione ricorrendo alla Corte d'Appello di Torino. L'11 novembre 1883 la richiesta viene accolta e ordina la cancellazione dall'albo.
Il ricorso che Lidia presenta il 28 novembre dello stesso anno è una riflessione legislativa ma anche sociale sul ruolo della donna nelle pubbliche funzioni. Ma la sentenza del 18 aprile 1884 non lascia spazio a dubbi: «La donna non può esercitare l'avvocatura». Le ragioni a sostegno di questa sentenza stavano, prima di tutto, nel fatto che la legge unitaria sull’avvocatura 8 giugno 1874, n. 1938 era scritta rivolgendosi solo al genere maschile.
Inoltre, la sentenza conteneva anche argomentazioni tutt’altro che giuridiche e frutto di stereotipi di genere. Vi si legge che le donne non potevano essere avvocate perché era inopportuno che convergessero «nello strepitio dei pubblici giudizi», magari discutendo di argomenti imbarazzanti per «fanciulle oneste»; o che indossassero la toga sui loro abiti, ritenuti tipicamente «strani e bizzarri»; o perché avrebbero potuto indurre i giudici a favorire una «avvocatessa leggiadra».
Il dibattito dell'opinione pubblica
La decisione di cancellare Lidia Poët dall'Ordine degli Avvocati accende un intenso dibattito, non solo in Italia, ma anche all'estero. Ben 25 quotidiani italiani sostengono che i ruoli pubblici possono essere tenuti da donne. In quel periodo Lidia fa sentire la sua voce dalle colonne del Corriere della Sera il 4 dicembre 1883. In quelle righe commenta la sentenza e ripercorre la sua carriera studentesca, dai primi giorni in aula alla laurea.
L'attività di Lidia Poët dopo la revoca
Ma Lidia Poët non si arrende e continua a esercitare la professione come assistente del fratello Giovanni Enrico. Si occupa soprattutto della difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Tra le sue lotte, oltre a quella per sé stessa e la dignità della sua professione, sostiene anche la causa del voto alle donne.
Lidia Poët e Congressi Penitenziari Internazionali
Ma oltre all'impegno nell'avvocatura al fianco del fratello, Lidia si impegna per oltre trent'anni come membro del Segretariato dei Congressi Penitenziari Internazionali. Si batte per i diritti dei detenuti e dei minori, promuovendo l’istituzione dei tribunali dei minori e affrontando il tema della riabilitazione dei detenuti attraverso l’educazione e il lavoro.
Lidia Poët al fianco delle donne
Pur non approvando i metodi delle suffragette inglesi, Lida aderisce al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI). Sostiene l'emancipazione femminile e dirige i lavori della sezione giuridica nei primi congressi femminili italiani del 1908 e 1914.
Finalmente avvocata
Al termine della Prima guerra mondiale le cose cambiano grazie alla Legge Sacchi, che abolisce l'autorizzazione maritale e autorizza le donne a entrare nei pubblici uffici, tranne che nella magistratura, nella politica e in tutti i ruoli militari.
Ciò che riguarda il caso di Lidia è nell'articolo 7. «Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gl’impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche che attengono alla difesa dello Stato».
Tuttavia, dopo anni al fianco del fratello Giovanni Enrico, Lidia vede l'alba di questa legge quando ormai ha 65 anni. È il 1920 e finalmente può entrare nell'Ordine, diventando ufficialmente la prima avvocata d'Italia. Morirà a 94 anni, il 25 febbraio 1949, senza mai sposarsi.
La legge di Lidia Poët: la storia nella serie tv
Guardando La legge di Lidia Poët non si fatica a capire perché l'avvocata non si sposò. La bellissima Matilda De Angelis è riuscita a restituire l'energia e la sfrontatezza, ma anche la grande voglia di libertà di una donna fuori dal suo tempo. Recalcitrante a ogni convenzione sociale, nei sei episodi Lidia affronta malfattori e pericoli di ogni tipo. In più, si innamora (attenzione al fascino del bel Jacopo Barberis, interpretato da Eduardo Scarpetta), vive la sua sessualità liberamente, fuma, beve e lotta per la sua affermazione professionale. Difficile non restarne intrigati e non fare binge watching.
Ricreato lo studio di Lidia Poët
Al termine della prima stagione - perché vogliamo credere che si parlerà di una seconda stagione di La legge di Lidia Poët molto presto - potreste aver voglia di visitare lo studio dell'avvocata. Be', esiste davvero.
Si trova a Torino, in via Lagrange. Si tratta di uno spazio allestito in pieno stile ottocentesco, con arredi del tempo, quadri e libri appartenuti davvero a Lidia e suo fratello Enrico. Non mancano scartoffie e libri di giurisprudenza, con strumentazioni moderne e avanguardistiche per il 1883, con cui Lidia era solita svolgere le sue indagini. Si potrà interagire con oggetti e attori di scena, sentendosi per un momento immersi nel tempo di Lidia Poët.
Foto: Lucia Iuorio/Netflix