Dalla cura dei "figli vegetali" alla progettazione dei balconi per tutto l'anno: Alessandra Dolci di Plant Sitting Milano spiega tutti i segreti di questa professione
Dalla cura dei "figli vegetali" alla progettazione dei balconi per tutto l'anno: Alessandra Dolci di Plant Sitting Milano spiega tutti i segreti di questa professioneIn principio la scelta era tra prenderi un cane o un gatto. Tutt'al più un pesce rosso o un pappagallo. Poi sono arrivati gli animali esotici. Infine, tra i Millennial è esplosa la mania di fare da genitori alle piante, sviluppando quasi un'ossessione per il mondo vegetale. C'è chi è arrivato a coltivarne oltre 300 in casa, chi gli dà dei nomi. Insomma, i plant parents sono in costante aumento, soprattutto nelle grandi città. E, in quanto genitori, ogni tanto hanno bisogno di affidarsi a una baby sitter. Anzi, un plant sitter.
Alessandra Dolci ha creato il progetto Plant Sitting Milano. Durante i mesi estivi, quando l'attività editoriale rallenta, lei veste i panni della curatrice di piante ed entra nelle case di chi decide di affidarsi a lei mentre magari va in vacanza. «Il desiderio di collezionare piante aumenta perché, se le cure funzionano, si prova una grande soddisfazione». Un piacere che dà quasi dipendenza.
Ecco chi è e cosa fa un plant sitter spiegato da Alessandra Dolci.
Cosa fa un plant sitter?
Un plant sitter offre il suo servizio a domicilio a chi, nei mesi estivi o quando ci si assenta, ha delle piante a cui badare e non sa a chi affidare il verde di casa. Questo implica che tra me e il cliente si stabilisca un rapporto di reciproca fiducia, dato che devo entrare in casa d'altri. Oltre a curarle, innaffiarle o disinfestarle se si ammalano (e d'estate è facile che vengano attaccate da insetti o da infezioni fungine), mando fotografie delle piante. Se si sta via un mese o due mesi, mando le foto una volta a settimana.
Quali garanzie offri?
Che le piante non muoiano! Purtroppo non esiste un'assicurazione in questi termini. Se la pianta dovesse morire in assenza del cliente, ci si mette d'accordo per il risarcimento. Per fortuna non è ancora successo. Sto molto attenta e metto in pratica le cure giuste per ogni pianta: dal giusto tipo di acqua al fertilizzante più adatto, se ce n'è bisogno.
In cosa un plant sitter può fare la differenza?
Ciò che fa la differenza tra un plant sitter e un vicino di casa è la quantità di acqua data alle piante. Il portinaio o l'amico che ci fa il favore di tenere d'occhio i vasi, innaffia tutto allo stesso modo. Risultato? Alcune potrebbero marcire, come le grasse. Un professionista valuta anche se è il caso di fertilizzare le piante: in estate ne hanno maggiormente bisogno.
Oltre a prendersi cura delle piante quando si è via, quali altri compiti assolve un plant sitter? Può essere chiamato a sistemare danni fatti da noi alle nostre piante?
Se il danno non è irreversibile, sì. Se ad esempio la pianta è colpita alle radici, c'è poco da fare. Se invece ci sono foglie gialle, ci possono essere delle cause a cui un plant sitter può porre rimedio. Nel mio caso c'è un'altra competenza: realizzo piccoli progetti di balconi e terrazze. Se si volesse un balcone fiorito tutto l'anno, basta consultarmi per scegliere e abbinare correttamente le piante.
Che formazione ha un plant sitter? Sanno davvero qualcosa di piante o seguono pedissequamente le istruzioni del padrone?
Ho fatto diversi corsi di giardinaggio. Uno di questi si è tenuto presso villa Lonati, sede dell'Area Verde, Agricoltura e Arredo Urbano del Comune di Milano. È durato 8 mesi. Qui ci sono serre, orti all'aperto, aiuole e giardini: ho avuto modo di mettere le mani nella terra e di non fare solo teoria. Rinvasi e semina li ho imparati lì. Non volevo essere una persona improvvisata e approssimativa. Poi l'attenzione alle piante è legata molto alla passione. Via via ci si raffina sempre di più.
Quanto guadagna un plant sitter?
Dipende dalla quantità di piante che si va a curare e dalla posizione in cui ci si trova. Io abito a San Siro e ho dovuto dire no a chi abitava a Linate o a viale Monza perché lo spostamento creava per me un costo negativo. Si va da un minimo di 10 euro a un massimo di 20 euro per visita. Se si sta fuori un mese, non vado in casa tutti i giorni, a meno che non ci sia una terrazza che espone le piante alle intemperie. Altrimenti ci si accorda per una volta ogni due giorni. Poi se piove, non vado.
Hai notato un aumento della scelta di un tipo di piante in particolare?
Una pianta gettonatissima, da appartamento, è la Kenzia. È molto elegante e raggiunge anche due metri di altezza. Chi ti affida una Kenzia è come se ti affidasse un figlio. Costa circa 80 euro, quindi è un esemplare di valore, ci si preoccupa. Per l'esterno va molto la Dibladenia, le Surfinie, le Petunie. In realtà non c'è grande fantasia da parte dei clienti: hanno più o meno tutti le stesse piante. Se mi chiedono di risistemare il terrazzo, consiglio altri vegetali, come la Gaura. La possibilità di cambiamento è tantissima. Poi ci sono i grandi appassionati di bonsai, e quello è un campo minatissimo.
In che senso?
Non è una pianta semplice, anche se ci sono alcune varietà non difficili da curare. Sono difficili quelli che hanno i fiori, come il bonsai azalea e i piccoli aceri. L'anno scorso ne ho curati diversi sul balcone di un signore appassionato e quello di cui avevano davvero bisogno era l'acqua, fondamentale.
Qual è stato il numero di piante massimo che hai trovato in una casa?
Tra interno ed esterno c'è stata una casa con ben nove balconi, con circa 70 piante in totale.
Quale è stato il vegetale più bizzarro di cui ti sei presa cura?
Il boschetto di Metasequoie: quello è stato particolare perché non era più tanto piccolo, stava diventando una pianta vera e propria. Mi ha lasciato a bocca aperta.
Consigli di associare qualche dispositivo tecnologico (come impianti di irrigazione domestica) alla cura di un plant sitter?
Ci sono state delle persone che si sono rivolte a me, pur avendo un impianto di irrigazione perché avevano paura che le piante morissero. Quindi sono stata io l'ausilio degli irrigatori! Chi mi ha chiesto di andarci pur avendo l'impianto, lo fa per tenere sotto controllo eventuali malattie.
Quali sono gli errori più comuni con le piante da appartamento?
L'innaffiatura eccessiva. Una pianta può resistere qualche giorno in più senz'acqua. Ma se ne diamo troppa e la lasciamo nei sottovasi, sbagliamo. L'acqua può creare dei danni. Inoltre, bisogna fare attenzione al tipo di acqua che diamo. Ci sono piante che non hanno problemi con il calcare, come il Celsomino. Ce ne sono altre come la Kenzia o le Acidofile come le Azalee o le Ortensie, che hanno bisogno di acqua demineralizzata. Poi le piante d'appartamento soffrono l'inquinamento: hanno le foglie impolverate, che vanno pulite, anche perché respirano attraverso queste estremità.
Ma è vero che le piante reagiscono alla musica e alle chiacchiere?
Sì, le piante coccolate con la musica e il dialogo crescono meglio. Sentono quando le si invita a comportarsi bene o quando si gioisce perché fioriscono.