La lotta per la conquista di uno po' di visibilità sui social ha creato dei veri e propri "mostri". Compito dell'esperto di influencer marketing è anche quello di smascherare i truffatori.
La lotta per la conquista di uno po' di visibilità sui social ha creato dei veri e propri "mostri". Compito dell'esperto di influencer marketing è anche quello di smascherare i truffatori.Migliaia di follower, cuori, interazioni e una sola consapevolezza: non è tutto oro quello che luccica. A dirlo sono gli stessi influencer o finti tali, che a volte riescono a prendere il coraggio a due mani e a parlare della "Instagram-mafia", un meccanismo che spinge gli utenti che vogliono diventare degli influencer a tutti i costi, a "fregare" l'algoritmo alla ricerca di un po' di notorietà 2.0.
Come smascherare i finti influencer?
Una volta chiarito cos'è un influencer, pensiamo che ad oggi ci sono 800 milioni di user attivi su Instagram e c’è 1 miliardo di dollari investito nell’influencer marketing. Secondo la blogger Sara Melotti, autrice del post "Instagram ha creato un mostro" nell’ultimo migliaia di persone hanno iniziato ad usare i propri accounts (o a crearne di nuovi) falsando i numeri della propria audience con il solo scopo di arrivare a raggiungere lo status di influencer.
Per questo oggi l’influencer marketing fraud è considerato un problema, cresciuto esponenzialmente e ormai fuori controllo.
Si pensa che sia un fenomeno che interessa solo i wannabe, le persone comuni che vogliono solo ricevere valanghe di roba gratis e fare soldi facili. Invece anche gli esperti di comunicazione hanno imparato a truffare l'algoritmo, che per tutta risposta è diventato sempre più spiegato con un risultato, tragico: la crescita su Instagram non è più organica (cioè naturale).
Quindi che succede? Si pubblica una foto e nei primi 30 minuti se ne decide il destino. Se raggiunge molti mi piace in questo lasso di tempo potrebbe diventare virale, giungere in cima ai feed ed entrare nella pagina esplora. Per spingere questo contenuto, chi vuole fregare l'algoritmo compra i mi piace.
Inoltre i profili che crescono in fretta, guadagnando 100 followers al giorno, migliaia di followers al mese, non stanno giocando "pulito". Purtroppo chi gioca secondo le regole potrebbe non avere sempre la visibilità che merita perché i post non "crescono" molto velocemente, ma questi profili offrono alle aziende la garanzia che tutte le interazioni sono vere.
Un altro trucco usato dai finti influencer è quello di sfruttare le chat di gruppo per chiedere like a persone che si commentano a vicenda. Basti pensare che su Telegram i gruppi possono arrivare fino a 30.000 membri. In queste chat multiple si genera il fenomeno dei comment pods, scambi di commenti per pompare artificialmente l'engagement.
Foto: faithie / 123RF Archivio Fotografico
Qual è la strategia dei finti influencer
Generalmente funziona così: ci si aggiunge a un gruppo, si mette mi piace (e/o si commenta) a tutti i post condivisi nella chat nelle ultime 24 ore, poi si condivide il link del post nella chat e si aspetta che arrivino i finti “mi piace” e commenti dagli altri membri. Certi gruppi hanno anche l’opzione di un estensione per desktop che mette mi piace al posto dell'utente. Il risultato? Una valanga di finte interazioni.
Poi c'è il mercato nero dei follower, che arrivano a costare anche 10.000 dollari. Migliaia di persone “coltivano” profili Instagram per poi rivenderli sul mercato nero. C'è anche la possibilità di comprare visibilità dai propri influencer preferiti che, a pagamento, taggeranno il profilo affamato di visibilità nelle loro storie (tecnica di shout-out).
I bot - robot semantici che stanno cambiando il mondo social - pompano commenti e like. Uno di questi è Fuelgram, un engagement group automatizzato: pagando un fee mensile, il bot commenterà e "likerà" le foto del proprio profilo attraverso i profili di tutti gli altri potenziali influencer iscritti.
Non abbiate fretta di crescere: lavorare sodo e costruire un pubblico a prova di flessioni di trend richiede tempo, ma i risultati non rischiano di sparire, per dirla con l'androide Roy Batty di Blade Runner, "come lacrime (di coccodrillo) nella pioggia".
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