Nonostante le norme europee gli allevamenti italiani stentano ad adeguarsi a standard sostenibili: tuttavia la filiera della carne sta cambiando.
Nonostante le norme europee gli allevamenti italiani stentano ad adeguarsi a standard sostenibili: tuttavia la filiera della carne sta cambiando.Dagli impianti solari a quelli eolici e a biogas: in Italia i tentativi per realizzare allevamenti sostenibili e limitare inutili sofferenze agli animali sono ancora rari.
In base al rapporto della Lega antivivisezione “I costi reali del ciclo di produzione della carne”, la zootecnia costituisce la terza fonte di inquinamento dopo le installazioni industriali e i trasporti: si tratta di un settore ad alto impatto ambientale.
Secondo i dati Istat nel nostro Paese vi sono oltre 200 mila aziende con allevamenti e, di queste, soltanto 7 mila sono biologiche: il segnale positivo consiste nel fatto che ora, anche le imprese tradizionali, si stanno rendendo conto del problema del loro impatto ambientale.
Molte di loro hanno dunque iniziato a usare fonti rinnovabili grazie agli incentivi statali installando impianti fotovoltaici sui tetti delle stalle e impianti eolici. In particolare poi hanno provveduto a installare impianti a biogas per la valorizzazione dei rifiuti come liquami, avanzi di cibo e scarti delle lavorazioni, garantendo così il recupero dell’energia usata per la produzione.
Tuttavia gli allevamenti italiani stentano ad adeguarsi agli standard europei come nel caso del trattamento di polli, galline e tacchini: dal 2012 infatti l’Ue ha bandito l’allevamento delle galline ovaiole in gabbia ma poche imprese si sono attenute alle nuove regole.
Anche per quanto riguarda i suini sono previste norme ferree, dalle dimensioni dei locali alle caratteristiche dei pavimenti, dalla frequenza e tipologia di alimentazione all’intensità dei rumori ma purtroppo, anche in questo caso, negli allevamenti italiani molte di queste normative non vengono rispettate.
Dunque, nonostante l’impegno e gli sforzi di molte imprese la situazione degli allevamenti italiani è ancora arretrata: c’è da sperare in un miglioramento dei controlli e delle sanzioni per chi non rispetta le leggi comunitarie ma soprattutto c’è bisogno di scelte di acquisto più consapevoli optando per carni certificate.
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