E’ partito in Toscana il progetto Banca della terra per impedire lo spreco dei campi incolti e favorire l’occupazione degli agricoltori rimasti senza terreni.
E’ partito in Toscana il progetto Banca della terra per impedire lo spreco dei campi incolti e favorire l’occupazione degli agricoltori rimasti senza terreni.Che fare delle migliaia di ettari incolti e di tutte le terre abbandonate esistenti nel nostro Paese? A dare una risposta ci sta provando la Banca della terra un progetto nato con l’intento di censire i terreni trascurati allo scopo di darli in gestione ad agricoltori disoccupati.
A fare da apripista, nello scorso mese di novembre, è stata la Regione Toscana a cui si spera si aggiungeranno presto altre regioni italiane: ad esempio già la Liguria ha approvato una sua Banca della terra e sta aspettando decreti attuativi per renderla funzionante.
Grazie a questo progetto, oltre a dare una risposta in termini concreti a tutti quegli agricoltori rimasti senza una terra da coltivare, si cercherà anche di contrastare l’annoso problema del dissesto ideologico aumentando i livelli di sicurezza.
Anche se non esistono stime vere e proprie sull'estensione delle terre abbandonate nel nostro Paese, è risaputo che sono migliaia gli ettari di terreni, sia pubblici che privati, lasciati incolti e ricoperti da rovi e sterpaglie
Per far un esempio il Trentino Alto Adige ha calcolato che sul suo territorio vi sono circa 30.000 ettari dedicati a cultura intensiva e ben 100.000 lasciati abbandonati a se stessi.
Se in rapporto a questi dati si pensa all’intero territorio nazionale la stima può raggiungere cifre da capogiro.
Dunque una vera miniera d’oro che stiamo letteralmente ignorando e che potrebbe invece offrirci molto in termini di occupazione e crescita produttiva.
Così la regione Toscana prima fra tutte con questo progetto ha deciso di agire in controtendenza mettendo a punto con l'Ente delle terre regionali il regolamento tecnico per il censimento e l'inserimento delle aree incolte nella Banca della Terra.
Si provvederà poi a stabilire i criteri per l’assegnazione delle terre incolte dando la priorità ai coltivatori diretti più giovani e a determinare un canone d'affitto equo.
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