Un recente studio, pubblicato su Science Advances, lancia l’allarme sullo stato delle foreste: mai come ora sono state così in pericolo.
Un recente studio, pubblicato su Science Advances, lancia l’allarme sullo stato delle foreste: mai come ora sono state così in pericolo.Le foreste sono ormai diventate isole frammentate e separate da infrastrutture e attività umane: il mito della foresta incontaminata e selvaggia non esiste più.
Un recente studio della North Carolina State University, pubblicato su Science Advances, conferma che il 70% dell'habitat forestale è stato consumato e frammentato in piccole isole e ciò si ripercuote sulla biodiversità.
Purtroppo si è verificata una diminuzione dal 13% al 75% della diversità di piante e animali che popolano le foreste dall'equatore alla tundra boreale.
Il coordinatore dello studio, Nick Haddad, sostiene che le foreste equatoriali di Amazzonia e Congo sono tutto sommato ancora ben conservate mentre se la passano decisamente male le foreste boreali, con poche aree in grado di preservare intatti gli habitat naturali.
I ricercatori, studiando i più importanti esperimenti sulla frammentazione delle foreste terrestri, hanno realizzato una mappa globale arrivando a una scoperta preoccupante: solo pochissime zone non sono ancora state intaccate da attività umane.
Solo il 30% delle foreste è a più di un chilometro da un'area disboscata il resto è vicinissimo a un bosco e a strutture umane.
Questa mancanza di continuità delle foreste comporta grossi problemi all’ecosistema: molte specie vegetali non riescono a riprodursi e l'abbondanza di uccelli, mammiferi e insetti precipita. Oltretutto, la frammentazione delle foreste determina anche una riduzione della quantità di nutrienti e di carbonio immagazzinato dai vegetali.
Haddad spiega che gli effetti negativi sull'ecosistema rimangono anche dopo venti anni da quando si è verificata la frammentazione: in alcuni casi si è assistito a un declino del 50% di specie animali e vegetali. Tra le cause principali della frammentazione delle foreste l’urbanizzazione, gli incendi, lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo e soprattutto il disboscamento.
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