Vivere eco
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Un enzima per realizzare plastiche biodegradabili

Dopo oltre 20 anni è stata identificata la struttura molecolare di un enzima che potrà essere usato per realizzare plastiche biodegradabili. 

Dopo oltre 20 anni è stata identificata la struttura molecolare di un enzima che potrà essere usato per realizzare plastiche biodegradabili. 

Ci sono voluti più di 20 anni di studi e ricerche, ma finalmente i chimici sono riusciti a identificare la struttura molecolare dell'enzima di un batterio che potrà essere impiegato per la produzione di nuove plastiche biodegradabili.

Il team di ricercatori, guidati da Catherine Drennan del Massachussets Institute of technology (Mit), hanno pubblicato lo strabiliante risultato in un articolo comparso sul Journal of Biological Chemistry.

L’enzima, la cui struttura è stata individuata, è il Pha sintasi ed è presente in quasi tutti i batteri che lo utilizzano per produrre lunghi polimeri, cioè macromolecole costituite da più gruppi molecolari uniti a catena, in grado di immagazzinare carbonio in caso di scarsità di cibo.

Per esempio il batterio Cupriavidus necator conserva bel l'85% del suo peso secco senza acqua, sotto forma di polimeri, perché l'enzima Pha sintasi riesce a raccogliere fino a 30.000 molecole semplici.

L’aver capito come funziona la struttura di questo enzima è importante perché si potranno controllare meglio la composizione e la dimensione dei polimeri necessari alla produzione di plastiche biodegradabili.

Infatti l’enzima Pha sintasi produce lunghe catene di polimeri che possono formare delle plastiche dure o morbide che, a differenza di quelle derivanti dai prodotti del petrolio, sono appunto biodegradabili.

Al momento, dal punto di vista economico, il processo di utilizzo di questo genere di enzimi per costruire polimeri non è competitivo con le plastiche derivate dal petrolio perché i costi sono troppo elevati, ma comunque si tratta di una scoperta importante che apre la strada alla realizzazione di nuovi materiali dalle straordinarie proprietà.

Foto @plus.google.com