Cambiare il modo di mangiare è fondamentale se si vuole frenare il cambiamento climatico e salvare il Pianeta.
Cambiare il modo di mangiare è fondamentale se si vuole frenare il cambiamento climatico e salvare il Pianeta.Ogni cittadino americano mangia in media 120 chili di carne all'anno, quasi il triplo della media mondiale e quasi il quadruplo della media dei Paesi in via di sviluppo, fermi a 32 chili, che però stanno registrando tassi di crescita dei consumi più elevati.
Uno studio dell'università di Cambridge, pubblicato su Nature Climate Change, ammette l’importanza di scegliere diete più equilibrate e ridurre lo spreco di beni alimentari se si vuole salvare il Pianeta.
Infatti se si va avanti di questo passo, tra 35 anni le emissioni di gas serra generate per produrre cibo aumenteranno dell'80% rappresentando da sole il limite di emissioni globali fissato per il 2050.
A seguito del costante aumento della popolazione, che secondo le previsioni arriverà a 9,6 miliardi di individui, associato a diete occidentali ricche di carne, la produzione agricola mondiale non riuscirà a soddisfare la domanda rendendo inevitabile l’aumento di terre coltivate anche per produrre mangime per gli animali.
L'aumento dei pascoli determinerà una crescita del consumo delle foreste il che porterà ad un aumento delle emissioni globali di CO₂, di perdita di biodiversità e di maggiori emissioni di metano causate dall'aumento del bestiame allevato.
Se non si inverte la rotta, nel 2050 le terre coltivate crescerà del 42% rispetto al 2009, l'uso di fertilizzanti aumenterà del 45% e il pianeta perderà un altro decimo delle sue foreste tropicali.
Bojana Bajzelj, autrice dello studio, spiega che la conversione dei terreni alla produzione di mangime per il bestiame è inferiore al 3%: più si consuma carne e più terreni vengono utilizzati per coltivare mangimi che servono a nutrire gli animali che forniscono carne per l'uomo. E' necessario pertanto trovare il modo per raggiungere la sicurezza alimentare globale senza aumentare i terreni coltivati e i pascoli.
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