Il giro d’affari dei prodotti da agricoltura biologica ha raggiunto il valore di 54,9 miliardi di euro nel mondo. Oltre il doppio di quello del calcio. In Italia piace il “primo” bio.
Il giro d’affari dei prodotti da agricoltura biologica ha raggiunto il valore di 54,9 miliardi di euro nel mondo. Oltre il doppio di quello del calcio. In Italia piace il “primo” bio.Il giro d’affari dei prodotti da agricoltura biologica ha raggiunto il valore di 54,9 miliardi di euro nel mondo. Oltre il doppio di quello del calcio. In Italia piace il “primo” bio.
Mentre i consumi dei generi alimentari convenzionali ristagnano, il segmento biologico cresce inarrestabile in tutto il mondo.
I dati sono stati presentati dall’Ismea, l’ente pubblico italiano di servizi al mercato agricolo. Il giro d’affari globale nel 2010 è di 54,9 miliardi di dollari complessivi. Per comprenderne l’ordine di grandezza può essere utile confrontarlo con i ricavi e l’indotto mondiale dell'industria del calcio, che ammonta a 19 miliardi di euro l'anno.
Si può ancora definire fenomeno di nicchia?
La crescita è dovuta, secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, a un generale aumento della consapevolezza, a una sempre maggiore attenzione dei consumatori verso il mangiare sano, e forse anche alle copertine conquistate dal “bio” sui giornali patinati, dall’orto biologico di Michelle Obama alla Casa Bianca alla cena “organic” allestita per le nozze reali di William e Kate.
In Europa il “bio” vale 18 miliardi di euro l’anno, quasi 3 dei quali in Italia. Qui il biologico continua una corsa da dieci anni inarrestabile. Dopo l’incremento dell’11,6% messo a segno nel 2010, si assesta al +13% per cento nei primi due mesi del 2011. La crescita è trainata dai “primi” e dai piatti tipici della dieta mediterranea. Raddoppiano gli acquisti di pasta biologica degli italiani con un aumento record del 97% e di riso (+68,8%). A seguire latte e formaggi (+20,7%) con il notevole exploit della mozzarella bio (+120%). Comincia a consolidarsi anche il consumo di ortofrutta “bio”: nel primo bimestre, infatti, il segmento guadagna quasi il 12%, con un peso sul totale degli acquisti di biologico pari al 23%.
Una buona notizia è il “sorpasso” della frutta e verdura “bio” rispetto a quella convenzionale. A livello tendenziale - spiega la Cia, commentando i dati - i consumi di patate biologiche sono cresciuti tra gennaio e febbraio del 17,2% rispetto al +4,3% di quelli “normali”; i finocchi “bio” sono aumentati del 32,4% contro l’1,4% dei convenzionali; le zucchine biologiche sono schizzate a +18,4%, lasciando al +7% quelle “normali”.
Arance e clementine convenzionali hanno registrato variazioni negative comprese tra l’1 e il 3% in meno, quelle “bio” hanno segnato rispettivamente +12,9% e +27,7%.
Stanno salendo gli acquisti “bio” anche in supermercati (+19%) e ipermercati (+12,5%), ma soprattutto aumenta esponenzialmente la spesa “bio” nei discount, che arriva al +9,5% tra gennaio e febbraio.
Una tendenza, quella della ricerca della genuinità, che premia il biologico, ma anche il tipico e il prodotto a chilometri zero acquistato magari direttamente dagli agricoltori o nei farmer market, luoghi alternativi di acquisto del cibo dove, secondo la Coldiretti, hanno fatto la spesa 8,3 milioni di italiani nel 2010.
In Italia si contano 45.509 operatori biologici all'inizio del 2010 e sono coltivati a biologico 1.106.684 ettari, con una crescita del 10%: oltre a foraggi, prati e pascoli, le colture più estese sono cereali, olivo, frutta, vite, agrumi e ortaggi.