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Referendum 8 e 9 giugno: per cosa si vota? Una spiegazione

Lavoro e cittadinanza saranno al centro dei cinque quesiti referendari: ecco per cosa si vota e perché, qualunque sia la scelta, è importante recarsi alle urne

Lavoro e cittadinanza saranno al centro dei cinque quesiti referendari: ecco per cosa si vota e perché, qualunque sia la scelta, è importante recarsi alle urne

L’8 e il 9 giugno saremo chiamati a votare. Il referendum si comporrà di cinque quesiti legati a lavoro e cittadinanza. Si tratta di referendum abrogativi: ciò significa che ai cittadini si propone di approvare o meno la cancellazione di una legge o di una sua parte. Qui di seguito trovate una spiegazione sui referendum di giugno, così da capire bene per cosa si vota e cosa succederà se vinceranno i sì. 

Referendum 8 e 9 giugno: guida e spiegazione

Prima di andare a votare, è necessario sapere su cosa saremo chiamati a esprimere la nostra opinione. Una volta giunti al seggio elettorale e presentata la propria scheda e il documento di riconoscimento, saranno consegnate cinque schede di diversi colori: verde, arancione, grigia, rossa e gialla.

I risultati del referendum dell'8 e 9 giugno saranno validi solo se andrà a votare la maggioranza delle persone che hanno il diritto di farlo, cioè almeno una in più della metà, ossia se sarà raggiunto il cosiddetto quorum: la questione è disciplinata dall’articolo 75 della Costituzione italiana. Una vera novità di questo referendum è che per la prima volta gli elettori fuori sede potranno votare senza dover tornare nella loro città. Ecco una spiegazione sui cinque quesiti che verranno sottoposti durante il referendum 8 e 9 giugno.

Scheda verde: licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti

L’attuale normativa prevede che, in caso di licenziamento senza giusta causa, se il dipendente è stato assunto dopo il 2015, questi non ha diritto al reintegro ma solo all’indennità prestabilita. Il primo quesito del referendum 8 e 9 giugno sul lavoro ci chiama a scegliere se permettere a un giudice di stabilire se il licenziamento è stato ingiusto e se il dipendente ha diritto anche al reintegro al posto di lavoro, oltre a un risarcimento economico (vittoria del sì), o se lasciare tutto com’è oggi.

Scheda arancione: indennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese  

Per chi lavora in aziende con meno di 16 dipendenti oggi la legge prevede che in caso di licenziamento, l’individuo avrebbe diritto a un risarcimento massimo pari a sei mensilità eventualmente aumentabili a 14, ma solo in casi particolari. La vittoria del sì permetterebbe di volta in volta l'intervento di un giudice sulla decisione sul quanto e come il dipendente licenziato ha diritto a essere risarcito.

Scheda grigia: contratti a termine

Se si lavora con un'azienda che, nel corso del tempo, ha eseguito più rinnovi di contratti a tempo determinato, attualmente l'organizzazione non è tenuta a indicare una causale nei rinnovi. Con la vittoria del sì le aziende avrebbero l'obbligo di indicare il perché lo stanno facendo. Quindi dovranno indicare perché un contratto sia determinato o indeterminato, e così via. 

Scheda rossa: responsabilità solidale negli appalti

Il quarto quesito referendario tocca il tema della sicurezza sul lavoro. Attualmente le aziende che lavorano con altre organizzazioni in subappalto non sono responsabili degli incidenti agli operai legati alla propria commessa. Se vincesse il sì, il committente sarebbe corresponsabile degli incidenti verificatisi a causa dei rischi legati allo specifico lavoro.

Scheda gialla: cittadinanza

Il quinto quesito del referendum 8 e 9 giugno tocca un tema importante: quello della cittadinanza. Attualmente chi vive e lavora in Italia, anche se paga le tasse e ha figli che vanno a scuola nel nostro Paese, non può richiedere la cittadinanza se non dopo dieci anni dall'arrivo sul suolo italiano. Inoltre, una volta ottenuta, i figli non possono comunque dichiararsi cittadini italiani se non dopo una formale adozione. Se vincesse il sì, il tempo si dimezzerebbe, scendendo a cinque anni e i figli dei nuovi cittadini italiani potrebbero ottenere la cittadinanza italiana di riflesso.

Perché andare a votare

Nonostante l’affluenza alle urne sia in calo da anni, votare resta un diritto e un dovere da esercitare con coscienza, per essere consapevoli degli strumenti che la democrazia ci offre. È l’unico strumento a disposizione dei cittadini per esprimere pacificamente il proprio pensiero e decidere come modellare la società che si abita. È una libertà fondamentale che passa spesso inosservata finché non la si perde. Pertanto, qualunque sarà l’esito dei referendum 8 e 9 giugno, recarsi alle urne ed esprimere il proprio pensiero resta un gesto fondamentale per sentirsi davvero cittadini italiani.