special

Sanremo 2025: dai testi delle canzoni ai momenti clou

News e attualità
News e attualità

Perché molti non guardano (e odiano) il Festival di Sanremo?

Trattazione semiseria sulla tifoseria che vede fan accaniti e critici feroci accapigliarsi sul Festival di Sanremo, anche per la sua edizione 2025.

Trattazione semiseria sulla tifoseria che vede fan accaniti e critici feroci accapigliarsi sul Festival di Sanremo, anche per la sua edizione 2025.

Anche quest'anno è arrivato, e sta facendo sentire il suo friccicore. Friccicore che sta dando particolarmente sui nervi a chi, quando comincia Sanremo, vorrebbe rinchiudersi in una vasca di deprivazione sensoriale. Eppure della kermesse più famosa della Penisola ne sentiremo parlare ovunque, e chi non la ama rimarrà totalmente senza difese: ascolterà senza volerlo conversazioni in coda al supermercato, assisterà inerme ai dibattimenti dei colleghi, rimarrà perplesso di fronte al furore generato dal Fantasanremo, si vedrà aggiungere a gruppi Whatsapp per commentare la serata in diretta, e infine - come gesto estremo - si chiuderà in casa a tempo indeterminato per evitare di vedersi rivolgere la temuta domanda: "Hai visto Sanremo ieri sera?".

Insomma, il Festival di Sanremo è sicuramente un'istituzione culturale che ogni anno catalizza l'attenzione del pubblico, ma c'è anche tanta gente che non solo lo ignora, ma lo critica apertamente. E questo vale anche per l'edizione 2025. Questo articolo lo dedichiamo ai detrattori di Sanremo, cercando di spiegare i perché e i percome di cotanta avversione: quali sono le ragioni che spingono molte persone a evitarlo o addirittura a disprezzarlo? Ecco un'analisi semiseria delle principali motivazioni.

Troppo lungo, troppo ripetitivo

Ma davvero riuscite a stare davanti alla TV fino a notte fonda? Chiedete ferie solo per vedere il Festival di Sanremo? Chi non ama la kermesse vive la scaletta come un girone dell'inferno senza fine che fra esibizioni, ospiti, gag di dubbio gusto, mazzi di fiori e interminabili intermezzi pubblicitari sembra giocare con lo spirito di resistenza degli spettatori.

Il tempo si dilata e diventa estenuante, soprattutto per chi vorrebbe - semplicemente - godersi uno spettacolo musicale senza troppi fronzoli. Senza contare che sono ormai anni che, nonostante qualche piccola variazione sul tema, la struttura del Festival è praticamente identica a se stessa. So che la ripetitività è rassicurante, ma in fondo è anche molto noiosa.

Il festival delle polemichette e del gossip

Anche chi non guarda Sanremo ricorda comunque la farfallina di Belen, il quasi (finto?) suicidio del signor Pino nella diretta del 1995, il bacio fra Rosa Chemical e Fedez, il "pensati libera" di Chiara Ferragni, la querelle Bugo/Morgan, Freddy Mercury infuriato nel 1984 che svela la presenza del playback sul palco dell'Ariston e un John Travolta indignato per la figura meschina del ballo del qua qua. Insomma, a Sanremo è davvero protagonista la musica o è uno spaccato della nostra Italietta tanto affezionata a polemiche, scandali e discussioni?

Il Festival ogni anno si trasforma in un'arena di dibattiti che allontanano chi vorrebbe solo godersi la musica senza distrazioni. Senza contare il ruolo dei media, che amplificano ogni minimo incidente o frase ambigua, rendendo l'intero evento un teatro di controversie che poco ha a che vedere con l'arte musicale.

Le canzoni "sanremesi", ripetitive e sempre uguali

Ma le canzoni di Sanremo piacciono davvero? Sono in tanti (troppi) a sostenere che le canzoni in gara sono spesso ripetitive, simili tra loro o costruite appositamente per essere super orecchiabili senza però essere davvero originali.

Trap o non trap (che nelle scorse edizioni è riuscita a perforare il muro della musica leggera italiana arrivando anche sul palco dell'Ariston), i testi sono (quasi) sempre un'ode intimistica all'amore disilluso o conquistato, a parte qualche piccola incursione sociale negli scorsi anni. Ma per l'edizione 2025 pare che si torni nei ranghi, tanto che i temi scottanti sembra che rimarranno fuori dal teatro più famoso della riviera ligure.

Eccessivo patriottismo e retorica

Chi non ama il Festival di Sanremo è anche perché viene spesso descritto come "l'evento degli italiani": esiste qualcosa di più stucchevole, soprattutto in questo periodo storico che stiamo vivendo?

Autocelebrazioni e continui richiami alla tradizione possono risultare un po' fuori luogo, soprattutto per chi non si identifica in questa visione un po’ antiquata della cultura italiana. Questo atteggiamento tende a escludere chi desidererebbe un approccio più aperto, moderno e meno legato alla glorificazione del passato.

Conduzione e ospiti "discutibili"

E' meglio Amadeus o Carlo Conti? Era meglio Chiambretti vestito da angelo che volava sul palco o l'ingessatura alla Pippo Baudo? Perché sono state scelte proprio alcuni ospiti e non altri? Torniamo sempre a uno dei primi punti di questo lungo articolo: è davvero la musica a essere protagonista o, invece, a rubare la scena è tutto ciò che dovrebbe solo farle da contorno?

E' davvero una gara canora?

O forse è una gara di popolarità? Soprattutto nell'era dei social media, è una domanda che i detrattori di Sanremo si fanno spesso e volentieri, anche ascoltando le canzoni scelte, chi le interpreta e il ruolo che Instagram e TikTok hanno nell'orientare il ruolo degli spettatori. Esemplare il caso di Chiara Ferragni che chiede ai suoi follower di votare per (l'ormai ex marito) Fedez facendolo probabilmente arrivare direttamente sul podio, ormai qualche edizione fa.

Insomma, dalla scelta delle canzoni agli artisti, dalle giurie tecniche al televoto, spesso la sensazione è quella che vengano premiati il sensazionalismo e il nome dell'artista rispetto alla qualità della canzone, rendendo il Festival prevedibile e poco meritocratico. Non di rado si assiste a risultati che lasciano l’amaro in bocca, con artisti talentuosi penalizzati rispetto a quelli più popolari o strategicamente favoriti dal sistema di votazione.

Sovraesposizione mediatica e monopolio dell'intrattenimento

Cominciamo a sentirne parlare mesi prima, per poi assistere a un boom che dura per settimane. Quando la settimana del Festival si avvicina giornali, TV e social non parlano di altro: Sanremo è sulla bocca di tutti. Questo bombardamento mediatico può risultare esasperante e leggermente snervante per chi non è interessato all’evento, rendendolo quasi impossibile da ignorare.

Anche chi cerca di evitarlo si ritrova sommerso da commenti, meme e analisi continue, rendendo il Festival una vera e propria presenza ingombrante nel panorama dell’intrattenimento italiano.

Costi esorbitanti e spreco di risorse pubbliche

Ma non c'è un altro modo per utilizzare il danaro pubblico? Le polemiche che girano intorno a Sanremo riguardano ovviamente anche il fatto che sia estremamente costoso, e ogni anno sono tante le discussioni che mettono al centro i finanziamenti pubblici. Fra cachet stratosferici e soldi investiti, c'è chi si pone molte domande a riguardo.

Ok, vengono anche utilizzati i soldi arrivati dagli investimenti pubblicitari dei grandi colossi dell'industria (e qui si apre un enorme capitolo a parte, legato a doppio filo alle tematiche di sostenibilità e greenwashing), ma è giusto investire così tanto denaro in un "semplice" spettacolo televisivo

Eppure, anche quest'anno, chi proprio non sopporta Sanremo dovrà farsi il segno della croce e attendere, in silenzio, che la bufera passi, sperando di uscirne indenne.

D'altronde il Festival, anche nel nuovo millennio, resta uno dei pilastri della cultura pop italiana. Ha un fedelissimo seguito e un impatto mediatico enorme; intorno a una semplice kermesse canora girano milioni di euro e gli interessi in gioco sono altissimi. Insomma, è una giostra su cui è difficile non salire: e anche chi rimane a terra si ritroverà ad alzare lo sguardo per stupirsi di chi sembra "addirittura" divertirsi davanti alla TV. Senza contare, poi, che è forse in questa tifoseria fra fan accaniti e critici feroci che risiede (anche) il segreto della sua longevità

Foto di apertura: cookie_studio su Freepik