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Di smart working e connessioni (digitali e non): pensieri al vento di Fuerteventura

Ho passato un mese d'inverno a Fuerteventura lavorando da remoto in un'abitazione condivisa. Qui qualche pensiero sparso dal mio balcone fronte mare

Ho passato un mese d'inverno a Fuerteventura lavorando da remoto in un'abitazione condivisa. Qui qualche pensiero sparso dal mio balcone fronte mare

Fuerteventura, inverno 2022. Dalla porta della cucina fa capolino una testa bionda: “Good morning sweetheart”. Dopo un po' arriva un ragazzo con una stella di David al collo e un'aura odor marijuana che fa scivolare pezzettoni di zenzero nell'acqua bollente: “il mio rimedio contro l'hangover”, dice. Io mi preparo il caffè e mi appollaio sul balcone frontemare. Osservo 60enni abbronzati che passeggiano sulla battigia, surfer avvolti nel neoprene coi muscoli che luccicano al primo sole, signore in tenuta scialla che portano a spasso canetti con le orecchie al vento (sì... qui c'è vento, tanto). Tiro fuori il pc, mando il buongiorno ai miei colleghi al di là dell'Oceano. E mentre guardo il mio riflesso perdersi in un oblò finestra la mia mente vaga.

Penso a che mondo sarebbe se tutti avessero la possibilità di fare smart working all'estero per un periodo l'anno. Due mesi (almeno). Due mesi per aprire finestre sul mondo e formare menti più ispirate, ispiranti, aperte e libere. Intersecarsi con punti di vista differenti, idee e prospettive nuove. Siamo le persone che incontriamo, in fondo.

Benessere (= Mare, almeno per me) = Aumento della produttività. L'equazione è scontata, ma non troppo. Non c'è bisogno di chissà quale indagine statistica per affermare che le persone felici lavorano meglio, sono più ottimiste, motivate, in salute. Prendono decisioni migliori, sono più veloci: “Ho ottenuto una promozione l'anno scorso, nel periodo dello smart working – mi racconta Alessia, consulente finanziaria – perché non ho mai lavorato così bene. Vuoi mettere stare con l'Oceano di fronte piuttosto che chiusa in un ufficio a Milano d'inverno?”. 

Ma le aziende, in particolare quelle italiane, sono restie a lasciar alzare i dipendenti da sgabelli, sedie e poltrone girevoli. Il bisogno del “controllo” è ancora molto forte ed è confermato dalle limitate offerte di lavoro da remoto al 100% “anywhere” : “Ho sentito un mio collega inglese dire che aveva avvisato i suoi capi che stava facendo una “pausa surf”, se lo facessi io mi licenzierebbero – dice Nino, ingegnere siciliano”. Qualcosa però sta cambiando. E il Covid ha contribuito ad accelerare tutto.

Il caso Techyon

Techyon Italia, società di Head Hunting specializzata nell'IT Recruitment con una quota di donne manager che supera l'80% dei ruoli dirigenziali, ha investito su un programma di south working alle Canarie. In pratica ogni collaboratore ha la possibilità di lavorare a Las Palmas (Gran Canaria), per un periodo che va fino a 4 settimane, ripetibile più volte l'anno. E non è certo l'unica impresa ad aver intrapreso un'iniziativa del genere.

Chi sono i “nomadi digitali”?

Qualche dato sui lavoratori “agili”. Secondo un recente rapporto a definirsi “nomadi digitali” o, più propriamente, "smart workers" o "remote workers", - i primi, rispetto ai secondi, scelgono in completa autonomia sia gli orari che il luogo di lavoro, ossia: decidono quando e come portare a termine gli obiettivi durante la giornata senza alcun tipo di vincolo -  in Italia sono soprattutto i freelance e i liberi professionisti (41%). Ma non sono da meno anche i lavoratori dipendenti (38%), che hanno approfittato dei permessi delle aziende per spostarsi a lavorare all'estero durante la pandemia tra il 2020 e il 2022. Cosa accadrà quando l'emergenza Covid passerà e le imprese vorranno richiamare le pecore all'ovile? Staremo a vedere.

Non solo “giovani”

Non solo intrepidi backpackers  o millennials con computer a tracolla. Un altro dato interessante è che i lavoratori agili non sono una “nicchia giovanile”, ma un movimento più ampio e diffuso che abbraccia tutti i settori e tutte le fasce d’età. Non solo 30enni, dunque, ma anche 40enni e 50enni che si spostano in solitaria o con le famiglie a seguito per respirare aria nuova senza vincoli di spazio e luogo.

Che lavori fanno i lavoratori agili

I settori dove lavorano sono principalmente l’information technology, ma anche architettura e ingegneria, contabilità e amministrazione, risorse umane ed e-commerce, comunicazione e marketing, insegnamento e formazione, grafica e design, scrittura e traduzione.

Le Canarie, paradiso degli smart workers europei

Le Canarie (o isole dall' “eterna primavera”) sono il luogo prediletto per il lavoro da remoto dagli europei, in particolar modo nel periodo invernale. Sole, mare, clima mite tutto l'anno, attività sportive all'aperto (yoga, surf, skateboard e chi più ne ha più ne metta) e “vicinanza” sono degli incentivi notevoli.

Fuerteventura tra le Canarie è un'isola particolarmente amata dagli italiani. Qui durante e post pandemia gli afflussi si sono moltiplicati così come i luoghi e gli spazi di co-working dove accogliere i nuovi arrivati.

“Per essere un'isola nel mezzo dell'Atlantico la connessione internet è soprendentemente buona, a Corralejo in particolare – mi racconta Aida Martin, responsabile dello spazio Co-Nomad.Life - in più qui c'è una vita sociale viva e attiva, eventi, ottima musica, facilità nell'incontrare nuovi viaggiatori attraverso strumenti come le vivacissime community di Facebook e Sluck".

Vite in transito

La voglia di rimettere in fila priorità e valori ce l'ha messa addosso la pandemia. La voglia di cambiare, rivoltare, vivere. Tutto può succedere. Da un momento all'altro le nostre vite possono essere capovolte, shakerate, ribaltate. E allora tocca agire. Rimettere assieme i pezzi e dargli un ordine nuovo che assecondi le nostre vere aspirazioni. Non cadere nella trappola, terribile, in cui sono caduti in molti: "non vivere per non morire". Non uscire di casa quando fuori è festa per non morire. Non respirare nel buio di un cinema per non morire. Non limonare per non morire. Non abbracciare un amico che soffre per non morire. Non fare la valigia per non morire. Non godere della bellezza del mondo per non morire.

Ora o mai più.

Il mio taccuino canario trabocca di storie. Di vite in transizione. Di vite a un bivio.

Paula, marketing manager tedesca, ha rifiutato un'ottima proposta di lavoro a Düsseldorf  per cercare un 'alternativa “agile”: "Mi hanno chiamata, mi volevano, continuavano a usare toni fintamente entusiastici, parole come obiettivi, performance, risultati... Non ce l'ho fatta a dire sì". Ilaria, assunta a tempo indeterminato in una delle “Big four” (le quattro società di revisione che si spartiscono il mercato mondiale), è pronta a lasciare "il posto" se dopo la pandemia la costringeranno a lavorare tutto l'anno in ufficio a Milano. Amélie e Adrien, una coppia di francesi, hanno deciso di vendere casa a Parigi per lavorare in smart working alle Canarie e comprare casa a Corralejo. Li ho incontrati poco dopo la firma dell'atto di acquisto: “Qui ci siamo conosciuti e innamorati l'anno scorso, in uno spazio di co-living/co-working  – mi racconta lei, raggiante – il nostro progetto è quello di continuare a viaggiare affittando casa quando siamo via”.

Saluti e...

E mentre il caffè bollente entra in circolo accompagnandomi verso il risveglio sento una mano sulla spalla: “I 'm gonna miss your quiet spirit”, mi sussurra una delle mie coinquiline, una bizzarra 50enne inglese in smart working (la testa bionda dell'incipit). Poggia sul tavolino una manciata di preservativi che dice di aver scambiato per salviette disinfettanti: “ho pensato di lasciarli a te... tanto io non ne ho bisogno”.

“Mi mancherai anche tu... - rispondo - e chissà … forse ci si vede al prossimo pit stop”.

Marianna Monte

Photo Credit: Marianna Monte