Arriva al cinema Diabolik, con protagonista Luca Marinelli. Ripercorriamo i ruoli più amati e noti dell'attore romano.
Arriva al cinema Diabolik, con protagonista Luca Marinelli. Ripercorriamo i ruoli più amati e noti dell'attore romano.Arriva il 16 dicembre nella sale Diabolik, adattamento cinematografico dell'omonimo fumetto creato dalle sorelle Giussani nel 1962. Diretta dai Manetti Bros., la pellicola vede nel cast Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, rispettivamente nei ruoli del protagonista, di Eva Kant e dell’ispettore Ginko. Liberamente ispirato all’albo L'arresto di Diabolik, pubblicato il 1° marzo 1963 (in cui compare per la prima volta Eva Kant), si tratta del secondo film dedicato all’icona per eccellenza del fumetto nero italiano, dopo la versione pop del 1968 firmata Mario Bava.
La tuta nera di Diabolik, lo chignon biondo di Eva Kant, la Jaguar E-Type e gli inseguimenti per le strade di Clearville. Non manca niente in questo adattamento dal sapore classico e dal gusto, per quanto si può capire dal trailer, terribilmente rétro. Soprattutto, almeno come base di partenza, non manca un grande protagonista: il 37enne Luca Marinelli è infatti una delle principali stelle del nostro cinema, come testimoniano due importanti premi che (siamo sicuri) tiene in bella vista sul caminetto: la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, ottenuta grazie a Martin Eden e il David di Donatello per il miglior attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robot.
Oggi lo conosciamo come apprezzato attore cinematografico, ma Marinelli deve molto al piccolo schermo. Innanzitutto, il suo debutto da attore arriva nel 2008 con una piccola parte ne I Cesaroni: da quel momento giura a sé stesso che non reciterà mai come Claudio Amendola. Successivamente, in tv troverà anche moglie: la collega tedesca Alissa Jung, che conosce sul set della fiction Maria di Nazaret, in cui lei interpreta la Madonna e lui Giuseppe. Quando ci si mette il destino… Il debutto sul grande schermo risale invece al 2010, al fianco di Alba Rohrwacher ne La solitudine dei numeri primi. Era meglio il libro. Ma partiamo da qui, per ripercorriamo la carriera di Marinelli attraverso i suoi ruoli più significativi.
Tutti i santi giorni
La solitudine dei numeri primi era un torinese, mentre in Tutti i santi giorni (2013) è un portiere di notte, a proposito di solitudine, toscano. Anche se si capisce benissimo che è romano de Roma (ci torneremo). Si guadagna le nomination al David di Donatello, al Nastro d’argento e al Globo d’oro, premio assegnato con cadenza annuale dai giornalisti della stampa estera accreditata in Italia. E proprio all’estero riceve il primo riconoscimento della carriera: lo Shooting Stars Award del Festival internazionale del cinema di Berlino, riservato ai giovani attori che hanno già recitato nel ruolo di protagonista.
Non essere cattivo
Ostia. Due giovani delle borgate si dedicano con i loro conoscenti a varie attività illegali e uno dei due è Alessandro Borghi. Non si tratta di Suburra, bensì di Non essere cattivo (2015), ultimo film di Claudio Caligari e ideale sequel di Amore tossico. Marinelli interpreta il protagonista Cesare e dunque diamogli ciò che è suo: una seconda nomination ai David di Donatello e il Premio Pasinetti al miglior attore alla 72esima mostra del cinema di Venezia.
Lo chiamavano Jeeg Robot
Nello stesso anno, interpreta il villain “Lo Zingaro” ne Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (che si aggiunge a Marinelli e soprattutto Manetti, tanto per non aumentare la confusione). L’antagonista del film, megalomane e soprattutto cultore di Anna Oxa, ruba letteralmente la scena a Claudio Santamaria. Che tuttavia, come lui, vincerà il David di Donatello. Per la cronaca, Marinelli porterà a casa anche il Nastro d’argento.
Fabrizio De André - Principe libero
Anche Fabrizio De André - Principe libero (2017) transita brevemente dal cinema, prima di essere trasmesso come miniserie su Rai 1. «Perché De André parla come Totti?», è più o meno questo il sentiment dei fan di Faber in quei giorni: petizioni per il doppiaggio, interviste a esperti di genovesità e luminari di dialetto zeneize, interpellanza parlamentare sfiorata.
Martin Eden
Romano de Roma, dicevamo. Eppure torinese, toscano, genovese e pure napoletano, Marinelli, quando diventa protagonista di Martin Eden (2019), film ispirato al romanzo di Jack London in cui è un marinaio partenopeo. Ma va benissimo così: sua la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Vale la pena citare come chiosa i due lavori dal respiro internazionale, arrivati appena prima e dopo Martin Eden: la parte nella serie Trust, diretta da Danny Boyle e incentrata sul rapimento di John Paul Getty III, così come il ruolo di Nicky in The Old Guard, film che racconta le vicende di un gruppo di mercenari, tutti immortali secolari in grado di guarire da qualsiasi ferita.
In questa pellicola ha recitato al fianco di Charlize Theron (che, come Miriam Leone, è sempre una buona idea) interpretando Niccolò di Genova, un ex crociato, omosessuale, che combattendo a Gerusalemme ha incontrato il saraceno diventato compagno di una vita (infinita). Roba da far rimpiangere I Cesaroni.