Scomparsa nel 2007, l'imprenditrice inglese ha creato un nuovo modello di business strettamente legato al rispetto per l'ambiente.
Scomparsa nel 2007, l'imprenditrice inglese ha creato un nuovo modello di business strettamente legato al rispetto per l'ambiente.Oltre 2.000 negozi, oltre 77 milioni di clienti sparsi in 51 diversi mercati: questi sono solo alcuni dei numeri di The Body Shop prima che Anita Roddick vendesse il marchio a L'Oréal per 652 milioni di sterline (circa 775 milioni di euro). Sua madre le ha insegnato a riutilizzare e riciclare tutto e Anita aveva messo a frutto questo consiglio, creando dal nulla e da sola un business capace di crescere grazie a una filosofia imprenditoriale improntata sull'ottimismo e sull'amore per l'ambiente.
Scomparsa nel 2007, Anita Roddick è stata la donna che ha immagino "The Body Shop", un business capace di coniugare etica e profitto, il primo brand del campo a proibire il test sugli animali dei propri ingredienti.
Prima di Anita creatrice di The Body Shop, c'era una volta Anita insegnante, Anita cameriera e Anita impiegata, una donna tuttavia ancora alla ricerca del proprio posto nel mondo. Nel 1976 la futura imprenditrice di Littlehampton, Regno Unito, aprì il primo The Body Shop con l'intento di creare un piccolo reddito per sé e le sue due figlie.
L'idea era tanto semplice quanto vincente: creare prodotti di qualità per la cura della pelle in contenitori da riempire. Dopo soli sei mesi aprì un secondo negozio. Suo marito Gordon, che durante la genesi di The Body Shop era in Sud America, al ritorno prese il suo posto nell'azienda di famiglia. Dopo 15 anni di attività l'impresa era a un livello tale di successo da conquistare il World Vision Award for Development Initiative.
Nel 1993, in un'intervista al Third Way Magazine, Roddick dichiarò che alla base del successo di The Body Shop c'era il riciclo. "Riciclavamo tutto, e non solo per la sostenibilità, ma perché non avevamo abbastanza contenitori. È stata una buona idea. Ma ciò che era davvero unico, senza alcun intento iniziale, era che il nostro business attraversava le culture, le barriere geografiche e le strutture sociali".
Una curiosità. Nel 1976 non si parlava ancora di storytelling, ma Anita deve aver capito che sarebbe diventata una strategia vincente e l'ha applicata anche al suo business: ogni prodotto infatti aveva una sua storia.
Anita mise a punto anche una vera e propria ricetta per diventare imprenditori. Era costituita da sei punti: fortissima motivazione a creare qualcosa di buono; indipendenza da qualsiasi subordinzione; bisogno di sucesso; una visione entusiastica del proprio progetto; abilità nello sviluppo delle strategie; ingegno, determinazione, consapevolezza dei rischi e, infine, ottimismo.
Il motto di Anita Roddick: “Se fai le cose bene, falle meglio ! Sii il primo,fai la differenza, accetta le sfide e sii onesto!”
Nel 2004 le fu diagnosticata una cirrosi epatica dovuta a epatite C cronica. Una volta ufficializzata la notizia alla stampa, Roddick creò Hepatitis C Trust, un fondo con lo scopo di creare campagne di sensibilizzazione sulla malattia.
Il 10 settembre 2007 Anita Roddick moriva per un'emorragia cerebrale. Dopo la sua morte divenne di dominio pubblico la decisione della "dame" di sua maestà circa la sua eredità: aveva donato tutti i suoi 51 milioni di sterline (circa 58 milioni di euro) alla Roddick Foundation che, nel suo nome, continua ancora oggi a creare campagne in difesa dei diritti umani.