Nell'edizione 2016 della "Sfilata Detox", Greenpeace Italia ha premiato Zara, H&M e Benetton, ma sono tanti i marchi che devono ancora lavorare sodo per eliminare le sostanze tossiche dall'abbigliamento.
Nell'edizione 2016 della "Sfilata Detox", Greenpeace Italia ha premiato Zara, H&M e Benetton, ma sono tanti i marchi che devono ancora lavorare sodo per eliminare le sostanze tossiche dall'abbigliamento.Greenpeace stringe la mano a Zara, H&M e Benetton, brand più "green" della moda del momento. Il marchio del gruppo Inditex, il colosso svedese dell'abbigliamento low cost e l'azienda trevigiana che dal 1965 veste tutta la famiglia sono rientrati nella categoria "Avanguardia" della Sfilata Detox, classifica alla quale Greenpeace tiene moltissimo e che viene pubblicata ogni anno per valutare i progressi della moda verso la totale eliminazione delle sostanze tossiche negli indumenti.
E nell'edizione 2016 della Sfilata Detox, il percorso che Zara, H&M e Benetton hanno compiuto con le proprie industrie di abbigliamento è stato degno di nota!
"Facciamo i complimenti a Benetton, H&M e Zara per come stanno guidando l'intero settore e imponendo un nuovo standard, a livello mondiale, per una moda libera dalle sostanze tossiche. Queste aziende - ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile Greenpeace Italia della campagna inquinamento - stanno dimostrando nei fatti che ripulire l'industria della moda dalle sostanze tossiche è già possibile".
Se Zara, H&M e Benetton sono già molto avanti, ci sono numerosi marchi che devono ancora migliorare.
All'interno della "Sfilata Detox" di Greenpeace, infatti, 12 brand sono stati inseriti nella categoria "La moda cambia", poiché, nonostante i progressi, hanno ancora molta strada da fare e dovranno lavorare sodo per eliminare tutte le sostanze tossiche entro il 2020. Fanno parte di questi 12 Adidas, Burberry, Levi's, Primark, Puma, C&A, Fast Retailing, G-Star, Mango, Valentino e Miroglio. Mentre Esprit, Nike, Victoria's Secret e LiNing sono stati addirittura relegati nella categoria "Retrovie", poiché, nonostante hanno sottoscritto il loro impegno nella campagna detox, ancora non hanno intrapreso nel modo corretto il percorso di eliminazione delle sostanze chimiche dagli indumenti.
Non mancano, inoltre, i cosiddetti "patiti delle sostanze chimiche", cioè quelle aziende che non hanno aderito alla campagna Detox:
"Purtroppo, mentre tutto il settore tessile si muove verso un futuro privo di sostanze tossiche, Armani, Bestseller, Diesel, D&G, GAP, Hermes, LVMH Group/Christian Dior Couture, Metersbonwe, PVH, Vancl e Versacecontinuano a ignorare il grave problema ambientale che contribuiscono a generare", ha sottolineato Greenpeace Italia.
Il lavoro da fare, dunque, è ancora molto, ma l'industria tessile italiana ha dimostrato la sua sensibilità verso l'eliminazione delle sostanze tossiche dagli indumenti e di questo Greenpeace Italia non può che andarne fiera: "L'impegno assunto da numerose realtà tessili italiane dimostra come produrre rispettando l'ambiente, la salute e la sicurezza dei consumatori sia già possibile e alla portata del mercato".
Credit: Facebook di Greenpeace Italia