Cos’è il complesso di Lolita e come viene vissuto dalle giovani attrici.
Cos’è il complesso di Lolita e come viene vissuto dalle giovani attrici.La sessualizzazione di giovanissime attrici (e attori) al cinema non è un fenomeno nuovo. Era il 1932 quando Shirley Temple ballava una danza esotica in un bar per soldati nel film War Babies: aveva soltanto 3 anni.
L’ipersessualizzazione diffusa nel mondo di Hollywood crea un paradosso dal quale è praticamente impossibile uscire: come si fa, al contempo, a preservare l’innocenza di giovani attori quando li si priva della stessa con i ruoli che vengono loro affidati?
Da Natalie Portman a Millie Bobby Brown, vediamo di seguito alcuni dei casi più eclatanti di esplosione del complesso di Lolita e quali sono state le reazioni delle attrici.
Natalie Portman e il film Léon
Léon è un film del 1994. Alla sua uscita, Natalie Portman aveva soltanto 12 anni: nel film intreccia una relazione atipica con un uomo molto più grande di lei, sviluppando una vera e propria sindrome di Stoccolma.
La Portman si è aperta di recente a proposito dell’oggettificazione sessuale alla quale è andata incontro negli anni a causa di quel ruolo (e non solo). La prima lettera che ricevette da un fan le fu inviata un uomo che fantasticava di stuprarla.
Nel 1996 arriva il ruolo di Marty nel film Beautiful Girls: anche in questo caso, interpreta una tredicenne che intraprende un rapporto con un uomo più grande. L’attrice ha dichiarato che ai tempi era già perfettamente consapevole del fatto di essere dipinta come una Lolita, in riferimento alla ragazza di 12 anni che nel libro di Vladimir Nabokov del 1955 ha una relazione sessuale con un uomo di mezza età.
Ecco cosa ha dichiarato l’attrice a proposito delle conseguenze della sessualizzazione dei suoi ruoli nella sua vita privata: «Essere sessualizzata da bambina mi ha portato via la mia stessa sessualità perché mi faceva avere paura. A quell’età, tu hai la tua sessualità, i tuoi desideri, e hai voglia di esplorare e di essere aperta. Ma non ti senti al sicuro quando ci sono uomini adulti che sono interessati, mentre tu no».
L’attrice si è così costruita una corazza contro le attenzioni indesiderate, coltivando la consapevolezza che se gli altri ti rispettano, non finiscono per trattarti come se fossi un oggetto sessuale.
Questo è il motivo per il quale ha portato avanti un atteggiamento molto rigido e conservatore e, nel tempo, ha sempre cercato di scegliere parti che fossero meno sexy, evitando le scene d’amore o di sesso perché non l’avrebbero fatta sentire al sicuro.
Il caso Millie Bobby Brown, classe 2004
Millie Bobby Brown è diventata una stella grazie alla serie TV di Nextflix Stranger Things. Il personaggio di Eleven (Undici per noi che vediamo le serie doppiate) ha avuto così tanto successo che per Halloween è stato venduto persino il suo costume. O meglio, la sua versione sexy, con gonna corta, parrucca bionda e calze sopra il ginocchio.
Negli anni abbiamo visto una Millie sempre più lontana dalla ragazzina rasata e con l’aria spaesata che abbiamo conosciuto nella prima stagione di Stranger Things. Così, anche lei, è stata sommersa da una valanga di critiche.
L'attrice è entrata nel loop della sessualizzazione ed è stata accusata di avere degli atteggiamenti provocanti e seduttivi che non si addicono affatto alla sua età. Ovviamente, non si sono fatte mancare le richieste da parte di diversi magazine di “scoprirsi un po’” e, come se non bastasse, la rivista W Magazine l’ha inserita nell’elenco delle 13 donne più sexy della TV americana.
Il complesso di Lolita non è un gioco: il sesso e la provocazione usata per motivazioni legate al marketing, dunque strumentalizzato e svalorizzato, può portare alla perdita della propria identità sessuale, alla quale potranno seguire anche episodi di depressione e perdita di identità generale.
Nonostante la giovane età e la difficoltà di trovarsi in un mondo adulto prima di tanti altri suoi coetanei, Millie Bobby Brown ha dimostrato una maturità non indifferente, rispondendo agli shitstorm ricevuti con queste parole:
«Il nostro mondo ha bisogno di gentilezza e sostegno con cui far crescere noi bambini. Gli ultimi anni non sono stati facili, lo ammetto. Ci sono momenti in cui mi sento frustrata per la noncuranza, per i commenti inappropriati, per la sessualizzazione e per gli insulti non necessari, che alla fine sono riusciti provocarmi dolore e insicurezza. Ma non sarò mai sconfitta. Continuerò a fare ciò che amo e a diffondere questo messaggio, nella speranza di un cambiamento».
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